Il nuovo quadro normativo su autorizzazioni per nuovi impianti nucleari vedrà la luce entro l’anno. L’Isin diventerà autorità regolatrice. Governo al lavoro anche per creare una azienda nazionale del nucleare “nei prossimi mesi”
Il governo accelera ancora sul ritorno del nucleare in Italia
Il nuovo quadro legislativo per riportare l’Italia nel club dell’atomo – dopo aver inserito il nucleare nel PNIEC 2030 – arriverà entro la fine di quest’anno. E il governo punta ad approvare il disegno di legge sul nucleare in Italia entro il 2025. Accelerandone la diffusione con un piano di incentivi. E creando una compagnia nazionale del nucleare.
A rilasciare le autorizzazioni sarà l’Isin, l’autorità che oggi si occupa della sicurezza nucleare. Si parla solo di nucleare di nuova generazione, Small modular reactor (SMR) e Advanced modular reactor (AMR). Mentre resta in forse la questione del deposito nazionale unico per le scorie.
Sono le novità principali sul ritorno all’atomo del Belpaese annunciate dal titolare del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto, durante il fine settimana.
Il quadro normativo per il nucleare in Italia
L’aspetto più rilevante riguarda il quadro normativo. L’Italia ha bocciato due volte il ricorso al nucleare con i referendum del 1987 e del 2011. Per ritornare all’atomo bisogna quindi riscrivere il perimetro di legge che disciplini le autorizzazioni agli impianti, la loro gestione e le questioni di sicurezza.
I primi passi in questa direzione il governo li aveva compiuti nei mesi scorsi. È del 27 aprile la nomina del giurista Giovanni Guzzetta alla guida di un gruppo di lavoro incaricato di redigere la prima bozza del disegno di legge sul nucleare in Italia. Pichetto si era sempre limitato ad assicurare che il ddl sarebbe arrivato entro la fine della legislatura (cioè entro il 2027).
Adesso il ministro precisa la tempistica: ddl pronto entro la fine del 2024, “conterrà la normativa primaria” e indicherà “i soggetti regolatori”. “L’impegno è di approvare il disegno di legge con le deleghe nel 2025”, fa sapere Pichetto al Corriere della Sera durante il Forum di Cernobbio. L’Isin sarebbe l’autorità regolatrice, responsabile di valutare le richieste e rilasciare le autorizzazioni.
Verso una newco italiana per il nucleare
L’aggiornamento del quadro normativo in materia di nucleare sarà accompagnato, nei prossimi mesi, da una parallela evoluzione sul lato industriale. L’annuncio arriva da Adolfo Urso: “Annuncerò nei prossimi mesi la realizzazione di una newco italiana, con partnership tecnologica straniera, per produrre a breve i reattori di terza generazione”.
Il ministro delle imprese e del Made in Italy, parlando sempre da Cernobbio, ha esplicitato quanto già era in preparazione. Il MASE ha sempre lavorato per tenere viva e all’avanguardia la filiera industriale nazionale dell’atomo. Lo stesso Pichetto ha aggiunto che la newco potrebbe avere come protagonisti Enel e Ansaldo, citando poi “l’interesse” da parte di aziende “francesi e americane”.
Cosa, esattamente, dovrebbe fare l’azienda nazionale del nucleare non è però del tutto chiaro. Per Urso si dedicherebbe al nucleare di terza generazione, da installare anche in Italia. Mentre Pichetto parla, per l’Italia, principalmente di nucleare di quarta generazione e di terza generazione avanzata. Sempre Pichetto continua a puntare sui mini reattori di taglia da 100 MW a servizio dell’industria.
Nuovi dubbi sul deposito unico nazionale
La svolta sul nucleare in Italia potrebbe prolungare ancora l’odissea del deposito unico nazionale per le scorie radioattive. Il sito che dovrebbe stoccare, in modo permanente e sicuro, sia il combustibile esausto delle centrali nucleari italiane, sia il materiale di provenienza ospedaliera, doveva essere pronto anni fa ma ad oggi non c’è ancora nemmeno un luogo definito dove costruirlo.
Il governo ha provato ad accelerare i tempi, aprendo anche alle autocandidature da parte dei Comuni a fine 2023. E creando un bisticcio con la parallela mappatura tecnico-scientifica condotta da Sogin, che ha ristretto i siti potenziali a 51 proprio negli stessi giorni.
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Con il ritorno del nucleare in Italia “entro il 2030”, come auspicato da Pichetto, la questione del deposito unico torna quanto mai d’attualità. Ma il governo starebbe valutando se bloccare tutto e prolungare gli accordi già in essere con Francia e Gran Bretagna, dove sono stoccate già oggi molte delle scorie radioattive italiane.
L’atomo fa bene all’economia nazionale?
Sullo sfondo del dibattito sul ritorno al nucleare, da Cernobbio arrivano delle cifre sull’impatto che l’atomo potrebbe avere sull’economia nazionale. Secondo lo studio “Il nuovo nucleare in Italia per i cittadini e le imprese: il ruolo per la decarbonizzazione, la sicurezza energetica e la competitività”, realizzato da Edison, Ansaldo Nucleare e Teha Group, considerando anche i benefici indiretti e gli indotti, tra 2030 e 2050 l’impatto potrebbe essere di oltre 50 miliardi di euro (cumulativi) e 117mila nuovi posti di lavoro.