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Probabilmente il 2023 è stato l’anno di picco delle emissioni della Cina

Se l’aggiunta di nuova capacità rinnovabile continuerà anche quest’anno ai ritmi del 2023, Pechino potrebbe chiudere con una traiettoria dei gas serra piatta. L’analisi del CREA

Picco emissioni Cina: probabilmente raggiunto nel 2023
Foto di Zbynek Burival su Unsplash

A marzo le emissioni della Cina sono calate del 3%, invertendo la tendenza del rimbalzo post-Covid

Probabilmente abbiamo già superato il picco delle emissioni della Cina. A marzo le emissioni di CO2 del colosso asiatico sono calate del 3%, invertendo la tendenza rialzista degli ultimi 14 mesi innescata dal rimbalzo post-Covid. Eolico e fotovoltaico hanno coperto il 90% dell’aumento (sostanzioso) della domanda di elettricità, mentre la domanda di petrolio è rimasta piatta. La prova del nove arriverà alla fine dell’anno: se la Cina mantiene lo stesso ritmo di aggiunta di capacità rinnovabile del 2023, dovrebbe essere sufficiente per evitare un aumento delle emissioni.

Le rinnovabili decideranno il picco delle emissioni della Cina

La chiave di volta? La stabilizzazione delle emissioni del settore energetico, sostiene Lauri Myllyvirta del Centre for Research on Energy and Clean Air (CREA). “Il principale motore della crescita delle emissioni della Cina negli ultimi anni è stato il settore energetico”, sottolinea la ricercatrice in un’analisi per Carbon Brief. “Al contrario, il motivo principale per cui il trend delle emissioni si è trasformato in una riduzione a marzo è stato il brusco rallentamento della crescita delle emissioni del settore energetico. Le emissioni del settore sono aumentate solo dell’1% su base annua, a causa della forte crescita della produzione di energia solare ed eolica”.

La stabilizzazione delle emissioni nel settore energetico è “notevole” perché la crescita della domanda di elettricità è continuata a un tasso elevato del 7,4%, mentre l’utilizzo dell’energia idroelettrica è rimasto al di sotto della media a lungo termine a causa della prolungata siccità.

Oltre alle rinnovabili, l’altro fattore rilevante è il rallentamento sensibile delle emissioni del settore delle costruzioni. L’acciaio a marzo ha segnato -8%, il cemento addirittura -22%. Una tendenza che, secondo Myllyvirta, è destinata a proseguire perché legata al giro di vite di Pechino sulla bolla edilizia e i rischi finanziari collegati. Mentre la diffusione degli EV – ormai 1 auto circolante su 10 in Cina è elettrica – contribuisce ad appiattire la domanda di petrolio.

Su queste basi, la differenza per il picco delle emissioni della Cina la faranno soprattutto le rinnovabili. La flessione delle emissioni di marzo deriva principalmente dai quasi 300 nuovi GW andati online nel 2023 tra eolico e solare. Una tendenza confermata nel 1° trimestre di quest’anno, quando le connessioni alla rete sono aumentate del 40% rispetto allo stesso periodo del 2023. Nello specifico, il fotovoltaico è cresciuto del 36% e l’eolico del 50%.

“La forte crescita anno su anno indica che le preoccupazioni sull’accesso alla rete per i nuovi progetti non hanno ancora influenzato il ritmo degli aumenti di capacità. Anche se i tassi di crescita saranno moderati per il resto dell’anno, i numeri fino ad oggi indicano che il ritmo record dello scorso anno potrebbe essere mantenuto nel 2024, conclude Myllyvirta.

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