Dal palco del Festival Impatta Disrupt Mauro Spagnolo, direttore di Rinnovabili, intervista il ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin

Si è aperta stamattina a Roma la terza giornata di Impatta Disrupt, del festival sull’innovability per la crescita sostenibile ideato e gestito da Earth Day Italia. E non poteva esserci palco migliore per provare a tracciare il percorso dello sviluppo sostenibile nazionale a fronte dei nuovi impulsi determinati dall’innovazione e dalla transizione energetica. L’occasione? Quella offerta dall’intervista al Ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, curata da Mauro Spagnolo, direttore della testata e media company Rinnovabili.
Riportiamo di seguito un estratto dell’intervista.
Ministro Pichetto, abbiamo assistito al sostegno espresso da tanti punti di vista del concetto di come l’uomo può migliorare il rapporto con l’ambiente internazionale e Papa Francesco ben dieci anni fa con la sua enciclica Laudato si’ aveva sensibilizzato la comunità internazionale su questi grandi temi, ponendo dei quesiti particolarmente precisi. Dopo dieci anni, la situazione internazionale purtroppo non è cambiata, anzi sembra che le complessità di questi mesi ci facciano addirittura presagire il peggio.
Come possiamo come comunità nazionale, dal suo punto di vista, garantire quelli che erano i valori, la mission e gli obiettivi della COP di Parigi?
Credo che rispetto alla COP Parigi 2015 e al Laudato si’, di strada se ne sia fatta molta. Oggi c’è una consapevolezza completamente diversa. Mi sia permesso: la Costituzione italiana […] discussa tra il 1946 e il 1948, in momento in cui l’Italia usciva dalla guerra a pezzi, con fronti contrapposti ma di quelli violenti, con ideologie che si contrapponevano, non citava l’ambiente. Perché? Perché i costituenti che hanno redatto questa bellissima Costituzione, poi approvata dal Parlamento, erano insensibili? No, è perché non c’era la percezione. In quel momento [l’ambiente] non era un tema percepito. E infatti è entrato in costituzione solo con l’articolo 9 e l’articolo 41 nel 2022.
Parigi è stato un passaggio fondamentale, il Laudato si’ altrettanto. Sono passati dieci anni ma in questi dieci anni comunque le COP, i vari passaggi, la sensibilità individuale e il sistema produttivo hanno fatto comunque passi da giganti. Al di là di quelle che sono le scelte da parte dei governi che possono accelerare o rallentare perché è chiaro che il peso c’è.
Pensiamo alla sensibilità dei giovani che è completamente diversa. Pensiamo all’Italia che è anche immersa in mezzo al Mediterraneo ed è quella che più di altri come paese soffre e si rende conto di quello che è il cambiamento climatico. Quindi ad oggi dei passi avanti sono stati fatti. Certo esiste una difficoltà: è difficile andare a parlare di climate change a Gaza o in Ucraina. Lì forse la scala delle priorità pone il cambiamento climatico a un livello completamente diverso.
Però adesso la percezione a livello internazionale, al di là delle guerre, è quella di un abbassamento di attenzione su quelli che erano invece dei valori, come lei dice, strutturali degli ultimi dieci anni da parte della comunità internazionale. Questo è un pericolo che stiamo vivendo oppure è semplicemente un passaggio?
Io credo su alcune scelte di governo a livello internazionale, può anche darsi che ci sia un po’ meno attenzione, però il mondo va avanti. Qualcuno dice che Trump ha preso una posizione netta, ma Trump era uscito dall’accordo di Parigi già nel 2017 e nonostante quello il sistema americano è andato avanti […] Sul Green New Deal a livello europeo, io non ho mai fatto mistero che costituisca l’obiettivo al 2050.
Poi è chiaro che alcune scelte prese in passato risentivano forse di una impostazione troppo idealogica. Lo traduco in un esempio banalissimo: il Fit For 55 è stato pensato nel 2020 e prevede per il 2035 il divieto dei motori endotermici nell’Unione Europea. Quindi solo motori elettrici. Io una settimana fa in due luoghi diversi sono salito su autovetture con motore endotermico – quelle che dovrebbero essere vietate – alimentate a biometano e idrogeno. Questo perché nel frattempo la tecnologia e la scienza sono andate avanti. Quindi quando la politica ha pensato di sostituirsi alla scienza ha sbagliato. In questo caso l’Unione Europea nel 2020 ha commesso l’errore di focalizzarsi sullo strumento e non su quello che era l’obiettivo, ossia le emissioni. Bisognava dire: 2035 emissioni zero puntando sulla neutralità tecnologica.

Ministro, torniamo un attimo a Laudato si’ che è stata un’apoteosi del sostegno dell’ecologia integrale. Una cosa che mi ha molto colpito è che all’interno dell’enciclica si parlasse, credo per una delle prime volte al mondo, di comunità energetica. Concetto che dopo è stato messo a terra a livello amministrativo, ambientale, energetico e sono nate le comunità energetiche rinnovabili, oggi uno degli elementi di maggior sviluppo del nostro settore. Quale sarà dal suo punto di vista il ruolo delle CER nel prossimo sviluppo energetico del paese?
C’è un interesse notevole da parte della struttura dell’Unione Europea sul funzionamento delle nostre CER. Noi stiamo correggendo la norma strada facendo perché ci siamo resi conto che alcune modifiche si potevano fare.
Stiamo incrementando sia la tariffa che la sovvenzione, stiamo aumentando la platea da 5 mila a 30 mila di abitanti [popolazione comunale per accedere al bonus], stiamo allargando o meglio specificando che possono prendervi parte soggetti giuridici di tipo diverso. Perché in Italia non abbiamo solo uno o due modelli di soggetto giuridico, ma abbiamo 3 mila anni di storia con i soggetti giuridici.
Stiamo andando avanti. Dopo una partenza se vogliamo stentata, perché la novità ha creato anche una certa riserva, siamo intervenuti con delle correzioni di garanzia, perché ci siamo resi conto che bisognava anche creare le condizioni per dar sicurezza principalmente alle famiglie.