Progetto GICO, la nuova generazione di tecnologie verdi

Il progetto mira a sviluppare un sistema avanzato e flessibile per convertire le biomasse residuali e i surplus elettrici delle fer in biocarburante per i trasporti o per impianti stazionari a fuel cell

gico
via depositphotos.com

di Luca Del Zotto

(Rinnovabili.it) – Nell’attuale contesto climatico, ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, sfruttare quanto più possibile le energie rinnovabili ed allo stesso tempo diminuire la quantità di CO2 immessa nell’aria è uno degli obiettivi principali da raggiungere nel prossimo futuro.

Da qui nasce l’idea del progetto GICO – Gasification Integrated with CO2 Capture and Conversion, finanziato dal programma Horizon 2020 con un budget di 3,9 milioni di euro, della durata di 4 anni e coordinato dall’Università Guglielmo Marconi di Roma che vede coinvolte diverse realtà di ricerca (ENEA, TECNALIA, TUE, CSIC, FZJ, UNIVAQ) ed industriali (ICI Caldaie, Marion Technologies, Calida Cleantech e IRIS) con un focus tecnologico italiano.

L’obiettivo del progetto GICO è quello di sviluppare un sistema che consenta di convertire le biomasse residuali, sfruttando l’eccesso di elettricità prodotta dalle energie rinnovabili, in biocombustibili da poter essere impiegati nel settore dei trasporti oppure per la produzione di energia stazionaria attraverso le celle a combustibile.

Figura 1 Schema di funzionamento del processo GICO

Il progetto prevede l’integrazione di diverse tecnologie avanzate come la SEG – Steam Sorption Enhanced Gasification che combinata con la CCLG – Chemical Looping Gasification  consente di produrre idrogeno puro e CO2 partendo da biomasse residuali. La CO2 viene quindi dissociata in ossigeno e monossido di carbonio attraverso dei reattori al plasma a membrana: l’ossigeno è riutilizzato all’interno del processo del sequestro della CO2 mentre il CO viene ricombinato con l’idrogeno per produrre biocombustibili. In particolare, il metanolo è stato identificato come il vettore energetico più appropriato poiché è il più facile da produrre, ma il processo, spiega il Prof. Enrico Bocci responsabile scientifico del progetto, può essere applicato anche per la produzione di DME, metano, cherosene e diesel con applicabilità, affidabilità, efficienza e costi simili.

Figura 2 Schema del test bench del sistema SEG+CCLG

All’interno del progetto saranno anche realizzati e testati specifici sorbenti per la cattura della CO2, della rimozione di contaminanti inorganici ad alta temperatura, catalizzatori e candele filtranti e differenti tecnologie al plasma (catalitico, ad arco, a scarica e nano pulsato)abbinate a specifiche membrane per la dissociazione della CO2.

Infine, il progetto GICO si pone come obiettivo di dimostrare la fattibilità tecnico-economica degli impianti di cogenerazione di piccola e media taglia alimentati con biomassa di scarto (a basso costo) con una riduzione dei costi superiore al 50%, efficienza di conversione in biocombustibili fino all’80% ed emissioni negative o prossime allo zero.

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