L’associazione dei costruttori italiani è in prima linea nel concepire manufatti di grande qualità energetica, promuovere l’innovazione, dotarsi di nuove conoscenze, ma occorrono politiche nazionali uniche e che diano maggiori certezze al settore
Incontriamo il dinamico ing. Buzzetti, che rappresenta con grande autorevolezza l’Associazione Nazionale dei Costruttori Italiani, per scoprire quanto le imprese del mattone siano consapevoli del loro ruolo nella corsa alla sostenibilità.
Il settore delle costruzioni, infatti, oltre a rappresentare una vitale componente dell’economia nazionale, si trova attualmente nella difficile posizione di far convivere le nuove istanze energetiche, dettate dalla normativa, con le tecnologie innovative e con le esigenze del mercato.
Mauro Spagnolo – *Ing. Buzzetti, sembra che dopo anni di contraddizioni siano ormai tutti d’accordo nell’imputare al settore edilizio buona parte delle responsabilità sulle emissioni, più del 40% sulle totali, e quindi sui cambiamenti climatici. Questa valutazione coinvolge direttamente, e a vario titolo, i costruttori italiani. Qual è il parere dell’ANCE su questa delicata problematica?*
*Paolo Buzzetti* – Non c’è dubbio che oggi una delle voci più “pesanti” in tema di emissioni nell’ambiente venga dai consumi di energia degli edifici, e in particolare dalla climatizzazione, sia estiva che invernale. Come costruttori siamo consapevoli che il problema esiste e che, per il nostro ruolo, siamo chiamati a dare un contributo importante per ridurre le emissioni nell’atmosfera, cominciando proprio dal miglioramento delle prestazioni energetiche dei manufatti che realizziamo. Si tratta di un obiettivo non solo economico e di mercato, ma soprattutto sociale e civile, che implica un impegno forte e doveroso. Un impegno che si traduce, in concreto, nell’attrezzare adeguatamente le nostre imprese e nell’avvalerci di tutti i nuovi strumenti e tecnologie che possano consentire un concreto risparmio di energia, tra cui il fotovoltaico e l’energia solare.
MS – *I costruttori italiani posseggono già, a suo giudizio, la sensibilità e la cultura per responsabilizzarsi e condividere le problematiche ambientali nella loro attività?*
*PB* – Le rispondo assolutamente di sì, e faccio quest’affermazione sulla base dell’esperienza. In molti casi, infatti, sono stati proprio i costruttori a farsi promotori di soluzioni e interventi efficaci e innovativi. Interventi la cui applicazione si è scontrata spesso, purtroppo, con una normativa vincolante e contraddittoria.
MS – *Gli strumenti normativi tanto auspicati per il risparmio energetico degli edifici stanno faticosamente affermandosi anche in Italia sia a livello nazionale, con il recente D.lgs. 311/06, sia a livello locale, con numerose norme regionali e provinciali o regolamenti comunali. Sono pronti i costruttori a recepirle e metterle immediatamente in pratica?*
*PB* – La nuova normativa sul risparmio energetico viene già di fatto applicata, sebbene su alcuni aspetti della materia si sia ancora in attesa dei decreti attuativi. Questo rappresenta senz’altro un forte limite che, unito al proliferare delle iniziative delle amministrazioni locali, – che spesso, senza i dovuti approfondimenti e le necessarie valutazioni, impongono vincoli ancora più restrittivi rispetto alla previsioni di legge – rischia di creare pesanti situazioni di confusione e disorientamento tanto per i progettisti che per i realizzatori degli edifici.
MS – *Come valuta l’ANCE la forte tendenza ad integrare gli impianti per la generazione di energia da fonte rinnovabile, specialmente fotovoltaico e termico, con l’involucro dell’edificio?*
*PB* – L’integrazione degli impianti con l’involucro degli edifici rappresenta senz’altro un fatto positivo, sia in termini estetici che di funzionalità degli apparati. Tuttavia succede spesso che l’operazione si riveli problematica, se non addirittura impraticabile. Questo succede, ad esempio, in presenza di specifici vincoli storici o architettonici imposti sugli immobili da Comuni o soprintendenze.
MS – *Trasformare il modulo in componente edile genera una rivoluzione nell’identità stessa dell’edificio a cui tutti, progettisti, costruttori ed imprenditori, dovranno adeguarsi. Ma i costi sono ancora alti e l’esperienza nel nostro paese limitata. Fino a che punto i costruttori sono disposti a farsi carico di questa scommessa?*
*PB* – Come in qualsiasi settore, anche in edilizia è il rapporto tra la domanda e l’offerta a determinare il successo e la diffusione di un “prodotto”. Rispetto all’utilizzo dei moduli, io credo che nel nostro Paese sia ancora in atto una fase di rodaggio. Un rodaggio che è a mio parere necessario, affinchè si diffonda, sia tra i costruttori che tra gli utenti, una maggiore conoscenza e consapevolezza sulle caratteristiche di questi sistemi, sulla loro durata nel tempo e sulla loro reale convenienza rispetto al beneficio prodotto. Una volta create queste condizioni, ritengo che questa tecnologia possa più agevolmente prendere piede.
MS – *Parliamo di certificazione energetica degli edifici. Da un incontro dello scorso 20 luglio tra ANCE e Ministro Bersani, mi risulta che sia stata espressa in modo molto chiaro la necessità, da parte della vostra associazione, di una regolamentazione unica sul territorio nazionale. Da cosa nasce questa presa di posizione così forte?*
*PB* – Abbiamo chiesto indicazioni univoche e chiare a livello nazionale perchè non è pensabile che ogni regione o, peggio, ogni comune, adotti una propria classificazione.
Due edifici, analoghi sotto il profilo delle prestazioni energetiche, non possono essere valutati in modo differente a seconda della loro collocazione geografica. Questo non solo rischia di creare una babele, ma anche di incidere in modo inutile e dannoso sui tempi e i costi di realizzazione. E’ per questo che bisogna muoversi su uno stesso binario, sulla base di regole il più possibile razionali ed omogenee.
MS – *Sempre nella stessa riunione è stata ribadita la convinzione dell’ANCE che la limitazione dell’apporto energetico degli edifici debba essere perseguita fissando il limite del fabbisogno di energia primaria per destinazione d’uso degli edifici e non attraverso la verifica sulla trasmittanza dell’involucro. Come si argomenta questa convinzione dei costruttori?*
*PB* – L’Ance è da sempre assolutamente convinta dell’opportunità di un approccio prestazionale, e non prescrittivo, anche ai problemi energetici. Bisogna definire gli obiettivi da raggiungere e non gli strumenti da utilizzare per raggiungerli. Oltretutto questa strada è indicata con chiarezza dalle norme europee: nella direttiva 2002/91/CE si afferma infatti che le misure di contenimento dei consumi devono essere basate sulla valutazione integrata della prestazione dell’involucro con quella degli impianti, e cioè sulla valutazione del fabbisogno di energia primaria.
MS – *Infine, ing. Buzzetti, se i costruttori italiani potessero chiedere alla politica nazionale di affrontare un problema in modo esaustivo a favore della loro categoria, quale sarebbe?*
*PB* – La nostra principale richiesta alla politica nazionale è da sempre quella di dare fiducia e certezza al settore, mettendo in campo misure capaci di favorirne concretamente la crescita. Crescita che richiede come condizioni essenziali un quadro di regole chiare e univoche, incentivi per fare meglio e di più e un adeguato impegno finanziario che consenta di dotare il Paese di infrastrutture efficienti, edifici moderni e città capaci di competere nel mondo.