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Il benessere animale è fatto anche di rispetto

Un documento di Slow Food si interroga sul significato profondo di benessere animale. Il rapporto con l’animale deve prevedere anche il rispetto nei suoi confronti, ma purtroppo il dilagare degli allevamenti intensivi non lo ritiene una priorità. Intanto le coltivazioni intensive di mais e soia stanno portando l’equilibrio ambientale verso il disastro

Foto di Pfüderi da Pixabay

di Isabella Ceccarini

(Rinnovabili.it) – Si parla spesso, e giustamente, di benessere animale. Gli animali domestici vivono accanto all’uomo da più di 10mila anni. Un’amicizia ricambiata in cui non si devono perdere di vista diritti e doveri.

Dal benessere animale al rispetto

Quale benessere vogliamo garantire agli animali, domestici e non? Da questa domanda parte Oltre il benessere: gli animali d’allevamento meritano rispetto – Documento di posizione di Slow Food sull’allevamento, che spiega con precisione i vari aspetti che riguardano il rapporto uomo-animale. Non una posizione di pregiudizio, ma un’analisi lucida dei pro e dei contro per quanto riguarda l’alimentazione sana e l’inquinamento ambientale, aspetti di cui il benessere animale è parte integrante.

Se gli animali selvatici sono a rischio di estinzione, quelli domestici sono diventati in un certo senso nostri “prigionieri”. Pensiamo a quello che succede negli allevamenti intensivi, dove vivono milioni di capi, spesso rinchiusi in gabbie, privati della libertà, destinati all’alimentazione umana.

Ci sono leggi che difendono il diritto degli animali a non soffrire e a vivere dignitosamente, ma in realtà «in molti allevamenti del mondo gli animali non hanno diritti».

Secondo il documento di Slow Food non dobbiamo rinunciare ad allevare gli animali, ne risentirebbe l’equilibrio dell’ecosistema, dobbiamo allevarli con rispetto.

Consumi in crescita

I più grandi consumatori di carne del mondo sono gli Stati Uniti, seguiti dall’Europa. Con la crescita demografica è aumentata la domanda di carne: negli ultimi sessant’anni è quintuplicata e crescerà ancora perché dove migliorano le condizioni economiche le diete si “occidentalizzano”. Pensiamo alla Cina, dove il consumo di carne sta crescendo vertiginosamente, o agli altri Paesi in via di sviluppo che stanno seguendo il medesimo trend, seppure in proporzioni inferiori.

Per il 2050 si stima una crescita della domanda di prodotti lattiero-caseari del 74% e di carne del 48%. Secondo la FAO, nel 2030 il 41% delle proteine animali consumate saranno avicole: carne meno costosa e ritenuta più sana. Con queste cifre è evidente che la superficie agricola non sarà sufficiente a nutrire il bestiame. Al momento in circa un terzo dei terreni coltivabili le colture sono dedicate alla produzione di mangimi mentre la crisi climatica ridurrà progressivamente le rese.

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Parola d’ordine: concentrare

Da alcuni anni la parola d’ordine è concentrare, ovvero ridurre il numero delle aziende e aumentare i capi negli allevamenti. È superfluo sottolineare che i piccoli allevamenti sono stati travolti da questo sistema. Per dare un’idea delle dimensioni, in Cina il 40% dei suini proviene da allevamenti con più di 1000 scrofe, e una sola azienda produce più di 30 milioni di maiali all’anno (il 21% di quelli allevati negli USA); il 29% del latte proviene da 25 aziende che allevano circa 68mila capi ciascuna. In Europa tre quarti della produzione viene da aziende di grandi dimensioni che hanno portato alla chiusura di quelle piccole. Negli USA ci sono aziende che allevano animali ma non svolgono attività agricola, ovvero non producono alimenti per il bestiame ma lo ingrassano con mangimi provenienti dall’esterno.

Cosa caratterizza l’allevamento intensivo? Poche razze selezionate per alta produttività e minori costi di produzione, gli animali vivono ammassati, hanno vita più breve, prendono ormoni per crescere più velocemente e antibiotici per evitare il diffondersi di malattie, l’alimentazione altamente proteica è fatta di mais, soia e mangimi di origine animale fatti con scarti industriali. I cereali, le leguminose, il fieno e la paglia spesso provengono da luoghi lontani; mais e soia sono coltivati in monocoltura, spesso Ogm. Il danno ambientale è evidente: deforestazione, alto consumo di acqua, fertilizzanti, erbicidi e pesticidi.

I costi nascosti per la salute umana

Sistema zootecnico e monocolture producono il 14,5% dei gas serra. Ma ci sono i costi nascosti che impattano sulla salute umana. Ad esempio, le zone ad alta densità di allevamenti intensivi – è il caso della Pianura Padana – sono ricche di particolato atmosferico, particolarmente nocivo per l’uomo. Il 60% delle malattie infettive emergenti sono trasmesse dagli animali all’uomo e da 80 anni sono in crescita: gli allevamenti intensivi, specie di polli e suini, sono un luogo di sviluppo e diffusione delle zoonosi.

Il disboscamento, l’estrazione mineraria e l’espansione agricola nelle terre selvatiche causano sconvolgimenti ecologici; l’insicurezza alimentare accresce la richiesta di animali selvatici e aumenta il contatto con l’uomo. Senza arrivare ai tropici, la cattiva gestione degli animali selvatici ha portato la peste suina anche in Italia: non è contagiosa per l’uomo, ma ha gravi conseguenze per gli allevamenti suini.

Foto di Hans da Pixabay

One Health, One Welfare

Il termine One Health indica la correlazione tra uomo, animali ed ecosistema; l’approccio One Welfare, complementare a One Health, enfatizza la necessità di una visione più ampia del concetto di salute per cui il benessere dell’uomo e dell’ambiente sono fondamentali per promuovere il benessere animale.

Il ruolo della terra è indispensabile per la produzione di tutti gli alimenti. Un suolo sano, fertile e ricco di biodiversità influenza positivamente sia la salute umana che quella degli animali, un suolo impoverito ha bisogno di reintegrare la sostanza organica con i fertilizzanti. Un suolo con meno del 2% di sostanza organica (in Italia l’80% dei terreni è sotto questa soglia) è impoverito.

Dopo decenni di agricoltura intensiva, si prevede che entro il 2050 il 90% dei terreni potrebbe essere irrimediabilmente degradato, con evidenti problemi per le coltivazioni; d’altra parte il raddoppio dell’uso dei pesticidi tra il 1990 e il 2019 un segno lo ha lasciato. Il pesticida più venduto al mondo è il glifosato, che l’International Agency for Research in Cancer (IARC) ha classificato come “probabilmente cancerogeno”, e ancora non è chiaro quale sia l’effetto dell’assunzione accumulata nel tempo. Inoltre, le sostanze chimiche di sintesi sono responsabili della moria di api e altri animali impollinatori, che svolgono un lavoro fondamentale per le colture che compongono la nostra alimentazione.

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Il ruolo del pascolo per la salute dell’ecosistema

Un pascolo ben gestito – sia in pianura che nelle aree montane – è importante per un allevamento sostenibile e per la salute dell’ecosistema. I pastori sono custodi del territorio: puliscono il sottobosco, controllano i canali di scolo e gli argini, hanno una funzione di prevenzione per frane e incendi, la rotazione degli animali secondo la disponibilità di spazi e le stagioni contribuisce alla rigenerazione dei terreni e alla biodiversità. Va sottolineata la riduzione dei pascoli e l’aumento degli animali allevati, un disaccoppiamento che il cambiamento climatico aggraverà.

Il documento di Slow Food evidenzia il valore ambientale del pascolo, perché favorisce lo stoccaggio del carbonio (in alcuni casi anche più delle foreste), offrendo un contributo alla soluzione della crisi climatica. Bisogna però ripensare a quali animali allevare, perché non tutte le razze sono adatte al pascolo.

La biodiversità animale

Nei millenni le razze animali si sono adattate al cambiamento di climi e ambienti diversi, ma molte di esse sono a rischio estinzione. La FAO ha censito 7.745 razze locali in tutto il mondo. 594 si sono già estinte, molte sono a grave rischio di estinzione (25% avicole, 83% bovine, 44% caprine, 50% suine). La perdita di biodiversità animale è dovuta alla crescita dell’allevamento intensivo: poche razze, più produttive, facilmente gestibili in stalla con processi meccanizzati e quindi meno forza lavoro. Negli Stati Uniti le aziende industriali allevano tre sole razze (Angus, Simmenthal e Hereford) e il 90% delle vacche da latte sono di razza Frisona. Le razze locali sono ritenute meno produttive e meno redditizie: in realtà i costi di gestione sono inferiori perché hanno sfruttano bene il pascolo, possono stare all’aperto, sono più resistenti, fertili e longeve.

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Gli animali sono esseri sociali

Gli animali hanno bisogno di relazioni sociali intense tra loro e con gli allevatori per vivere in armonia. Il grooming, ossia il prendersi cura uno dell’altro, fa parte di una sana vita all’aperto. Anche la riproduzione dovrebbe avvenire in modo naturale: il ruolo del maschio adulto dà stabilità e protezione al branco. Gli animali allevati all’aperto, inoltre, dimostrano di avere comportamenti più attivi.

Vivere ammassati porta gli animali all’aggressività. Per questo negli allevamenti industriali le mutilazioni (tagliare il becco o la coda, castrare, decornare) sono ritenute necessarie per evitare che gli animali si feriscano. Un allevamento rispettoso del benessere animale dovrebbe cambiare la gestione in modo da evitare le mutilazioni. Per quanto riguarda la castrazione, normalmente avviene chirurgicamente. In alcuni Paesi (non UE) vengono somministrate dosi ripetute di un vaccino che inibisce l’azione degli ormoni maschili, ma non è ancora chiaro quale sia l’effetto nel tempo sui consumatori.

Foto di Marco Massimo da Pixabay

Condizioni di vita

La longevità degli animali cambia a seconda del tipo di vita che fanno: ad esempio, le mucche da latte seguono una dieta iperenergetica per produrre più latte possibile e raramente escono dalla stalla. Le razze allevate con metodi estensivi possono vivere anche 15 anni, quelle degli allevamenti intensivi dopo quattro anni circa vengono macellate. Attualmente nell’UE oltre 300 milioni di animali vivono nelle gabbie, una pratica che in Europa dovrebbe cessare nel 2027, ma rimarrà nel resto del mondo. Negli allevamenti intensivi gli animali giovani e maschi rappresentano un problema. Vengono allontanati dalla madre a poche ore dal parto: per non sottrarre latte alla produzione aziendale sono alimentati con latte in polvere, appositi succhiatoi o vacche balia. I pulcini maschi, che non produrranno uova, vengono direttamente soppressi. La loro carne sarà trasformata in farina per l’alimentazione animale.

Alimentazione

La buona alimentazione degli animali (a base di fieni, cereali e legumi) comincia dalla corretta gestione agronomica dei terreni e dei pascoli. Gli allevamenti intensivi ricorrono a monocolture di cereali con conseguenze devastanti per l’ambiente: basta pensare che in Sudamerica la superficie destinata alla coltivazione di soia è cresciuta di 200 volte dagli anni Sessanta (a costo di una deforestazione selvaggia), e il 75% è destinata all’alimentazione animale.

Il mais, alla base dell’alimentazione umana dei Paesi più poveri in Africa e America Latina, è impiegato per il 63% dal settore zootecnico. La maggior parte di soia, mais e altri prodotti per la zootecnia sono Ogm, ritenuti negli anni Novanta la soluzione contro il cambiamento climatico, i parassiti e l’uso di diserbanti. A distanza di tempo si è visto che la fame non è diminuita, l’uso di pesticidi e diserbanti è aumentato, alcuni insetti stanno diventando resistenti e si perde biodiversità. Infine non è ancora evidente quale sia l’impatto sulla salute.

Antibiotici e ormoni

Il 73% degli antibiotici usati nel mondo è impiegato in zootecnia per curare e prevenire le malattie degli animali. Questo è diventato un problema globale perché i batteri si adattano alle nuove condizioni. Le resistenze si trasferiscono dagli animali agli uomini e gli antibiotici perdono di efficacia. Un rapporto dell’EFSA (The European Union Summary Report on Antimicrobial Resistance in zoonotic and indicator bacteria from humans, animals and food) evidenzia che il numero di patogeni resistenti agli antibiotici è in crescita, sia negli allevamenti che tra le persone.

Ogni anno si registrano circa 700mila vittime di infezioni che non è stato possibile curare. Di questo passo, si stima che l’antibiotico resistenza sarà la prima causa di morte nel 2050. Senza un freno stabilito dai governi, l’uso degli antibiotici continuerà a crescere con gravi conseguenze per gli esseri umani. Ma anche migliori pratiche di gestione degli allevamenti ne renderebbero superfluo l’utilizzo indiscriminato. In alcuni Paesi si fa largo uso di ormoni per stimolare la crescita degli animali. L’UE ne vieta l’uso: numerosi studi ne hanno accertato che sono cancerogeni e possono portare a pubertà precoce.

Cosa c’è nei mangimi?

I mangimi industriali “completi” contengono di tutto: materie prime vegetali e animali, residui di macellazione, sottoprodotti industriali, conservanti, farine di pesce, carcasse di animali, perfino residui di deiezioni animali. Tutto debitamente trattato per renderlo commestibile. Le analisi hanno rilevato la presenza di metalli pesanti, micotossine, batteri, diossine. Dopo l’epidemia di BSE (la cosiddetta mucca pazza), l’UE ha vietato alimentare animali con derivati da ruminanti ed ha emanato una direttiva sulle sostanze proibite nei mangimi, ma in molti altri Paesi la situazione non è affatto chiara. Come avviene per gli esseri umani, animali nutriti in modo sano si ammalano più raramente e quindi hanno meno bisogno di farmaci. Pascolare è una fonte di benessere per gli animali, che sanno selezionare le erbe più adatte al loro equilibrio.

La macellazione e il trasporto

Il rispetto per gli animali deve durare dalla nascita alla morte. Nei grandi centri di macellazione – che hanno soppiantato i piccoli macelli locali, collegati ai piccoli allevamenti di razze autoctone – è venuta meno l’attenzione agli animali, sottoposti a stress e sofferenze inutili per rispettare tempistiche e contenimento dei costi. Parliamo di impianti che macellano anche 5 milioni di suini l’anno (Cina) o addirittura 13 milioni (USA). La crescente richiesta di carne, e quindi la sua commercializzazione, fa sì che gli animali siano trasportati – sia da vivi che macellati – su lunghe distanze. Per gli animali il trasporto è un momento traumatico: non sono abituati a viaggiare sui veicoli, stipati in spazi angusti, disidratati e vulnerabili ai contagi. Sarebbe preferibile allevarli e macellarli vicino al luogo di nascita.

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L’etichetta dovrebbe raccontare il benessere animale

Non sempre i piccoli allevamenti garantiscono il benessere animale, ma in quelli intensivi non è una priorità. Il comportamento degli addetti, che devono essere adeguatamente formati, aiuta a stabilire con gli animali una relazione positiva. I consumatori europei sono molto attenti al benessere animale, ma chi lo garantisce? L’etichettatura in Europa ancora non prevede che sia indicata l’origine dei prodotti di origine animale, solo le uova riportano un codice alfanumerico che identifica l’allevamento di provenienza. Le etichette della carne bovina fresca non indicano cosa l’animale ha mangiato, se ha pascolato, che sostanze ha assunto, se viene da un allevamento intensivo. Il marchio del biologico prevede un livello elevato di benessere degli animali.

In Italia, ad esempio, FederBio ha sviluppato uno standard ancora più severo, “High Welfare FederBio”; il marchio di agricoltura biodinamica Demeter richiede anche il rispetto di una filosofia che vede l’azienda agricola come un ecosistema integrato e in equilibrio; il marchio Agricoltura Simbiotica certifica la sostenibilità delle produzioni agricole e delle pratiche zootecniche.

Sarebbe importante arrivare a una visione condivisa a livello europeo. La strategia europea Farm to Fork ritiene l’etichettatura una preziosa fonte di informazioni per il consumatore sia per i prodotti agricoli che zootecnici, ma di fatto ha lasciato libertà di azione ai singoli Stati, e questo non potrà che generare confusione tra i consumatori. Sono necessari strumenti normativi flessibili, perché le regole di un grande allevamento non sono adatte a uno di piccole dimensioni.

Rinunciare alla carne nella dieta?

Una dieta equilibrata deve prevedere anche la carne, fonte insostituibile di proteine. L’importante è che sia di buona qualità e che si integri con pesce, verdure e cereali integrali. Per questioni ambientali si sta sperimentando la carne coltivata in laboratorio, che potrebbe diventare un’opzione nel futuro. Ma la sua composizione è ricca di additivi e di elementi di cui ancora non si conosce l’effetto sulla salute. Le tecnologie evolvono velocemente, le informazioni non altrettanto. La produzione della carne sintetica richiede grandi quantità di energia ed eliminare gli animali comporterebbe conseguenze ambientali e culturali da non trascurare. Non dimentichiamo infine che dietro ci sono potenti corporation che guardano più al profitto che al benessere dell’uomo e del Pianeta.

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Giornata mondiale della terra: cos’è e quando si festeggia?

Giornata della Terra: l'evento che ogni anno mobilita un miliardo di persone per la salvaguardia del Pianeta Terra. - Earth Day

Giornata (mondiale) della Terra

Giornata mondiale della terra
Giornata Mondiale della Terra

La Giornata Mondiale della Terra è una manifestazione internazionale per la sostenibilità ambientale e la salvaguardia del nostro pianeta.

Conosciuta nel mondo come Earth Day, la Giornata della Terra di aprile, è levento green che riesce a coinvolgere il maggior numero di persone in tutto il pianeta. Si calcola infatti che ogni anno, nel periodo dell’equinozio di primavera, si mobilitino circa un miliardo di persone.

Storia della Giornata Mondiale della Terra

L’Istituzione della Giornata mondiale della Terra si deve a John McConnell, un attivista per la pace che si era interessato anche all’ecologia: credeva che gli esseri umani abbiano l’obbligo di occuparsi della terra e condividere le risorse in maniera equa. Nell’ottobre del 1969, durante la Conferenza dell’UNESCO a San Francisco, McConnell propose una giornata per celebrare la vita e la bellezza della Terra e per promuovere la pace. Per lui la celebrazione della vita sulla Terra significava anche mettere in guardia tutti gli uomini sulla necessità di preservare e rinnovare gli equilibri ecologici minacciati, dai quali dipende tutta la vita sul pianeta.

La proposta ottenne un forte sostegno e fu seguita dal festeggiamento del “Giorno della Terra” della città di San Francisco: la prima celebrazione della Giornata della Terra fu il 21 marzo 1970. La proclamazione della Giorno della Terra ufficializzava, con un elenco di principi e responsabilità precise, un impegno a prendersi cura del Pianeta. Questo documento venne firmato da 36 leader mondiali, tra cui il Segretario generale delle Nazioni Unite U Thant, Margaret Mead, John Gardner e altri (L’ultima firma di Mikhail Gorbachev è stata aggiunta nel 2000).

Un mese dopo, il 22 aprile 1970, la definitivaGiornata della Terra – Earth Day” veniva costituita dal senatore degli Stati Uniti Gaylord Nelson, come evento di carattere prettamente ecologista. Questa Giornata della Terra era però pensata come una manifestazione prettamente statunitense, fu Denis Hayes (il primo coordinatore dell’Earth Day) a rendere la manifestazione una realtà internazionale: dopo aver “contagiato” le città americane, Hayes fondò l’Earth Day Network arrivando a coinvolgere più di 180 nazioni.

giornata mondiale della terra 2023
Villaggio per la Terra 2023 a Roma

La proclamazione della Giornata della Terra si inseriva in un contesto storico dove si era appena presa coscienza dei rischi dello sviluppo industriale legato al petrolio: nel 1969 a Santa Barbara, California, una fuoriuscita di greggio aveva ucciso decine di migliaia di uccelli, delfini e leoni marini. L’opinione pubblica ne fu scossa e gli attivisti iniziarono a ritenere necessaria una regolamentazione ambientale per prevenire questi disastri.

earth day giornata terra
Nel 2020 si è celebrato il 50° anniversario della Giornata Mondiale della Terra – Earth Day

Giornata Mondiale della Terra: le prime celebrazioni

Le prime celebrazioni del Giorno della Terra si svolsero in duemila college e università , circa diecimila scuole primarie e secondarie e centinaia di comunità negli Stati Uniti. Anche se l’evento ebbe una portata nazionale si dovette aspettare il 1990 per vedere un altro Earth Day significativo.

Nel 1990 la Giornata della Terra mobilitò 200 milioni di persone in 141 paesi ponendo l’attenzione sulle questioni ambientali nel palcoscenico mondiale. Le attività del giorno della Terra nel 1990 diedero un impulso enorme alla cultura del riciclo in tutto il mondo e contribuirono ad aprire la strada per il Summit della Terra organizzato dalle Nazioni Unite nel 1992 a Rio de Janeiro.

Per trasformare la Giornata della Terra in un evento annuale, piuttosto che uno che si verificava ogni 10 anni, Nelson e Bruce Anderson, organizzatori principali dell’ Earth Day New Hampshire nel 1990, hanno costituito Earth Day USA. Questo comitato ha coordinato le successive celebrazioni del Giorno della Terra fino al 1995, incluso il lancio di EarthDay.org. Dopo il 25 °anniversario del 1995, l’organizzazione passò all’attuale Earth Day Network.

Nel 2000 la Giornata mondiale della Terra combinò lo spirito originale dei primi Earth Day con l’internazionalismo dell’evento del ’90. Il 2000 fu il primo anno in cui venne usato Internet come strumento principale di organizzazione: questo si rivelò prezioso a livello nazionale e internazionale. Kelly Evans direttore esecutivo, arruolò più di 5.000 gruppi ambientali al di fuori degli Stati Uniti, raggiungendo centinaia di milioni di persone con un record di 183 paesi. Leonardo DiCaprio fu l’ospite ufficiale dell’evento, e in circa 400.000 parteciparono all’evento principale non ostante la pioggia fredda di quel giorno.

Alcuni scatti dal Villaggio per la Terra 2018 (Earth Day – Giornata della Terra a Roma)

La Giornata Mondiale della Terra Oggi: Una Festa Globale

Grazie al crescente interesse per la manifestazione, oggi la Giornata mondiale della Terra è diventata la Settimana mondiale della Terra: nei giorni vicini al 22 aprile, numerose comunità festeggiano per un’intera settimana con attività incentrate sulle tematiche ambientali più attuali. Gli eventi vengono utilizzati per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle tematiche della sostenibilità, e dagli attivisti, per fare analisi degli scenari odierni e proporre soluzioni concrete. Nel 2017, durante la Settimana della Terra e in aperto contrasto con le nuove “politiche negazioniste” di Trump,  si è svolta in decine di città, la Marcia per la Scienza, seguita dalla mobilitazione popolare del clima (29 aprile 2017).

Nell’ambito dell’Earth Day Network, “Earth Day Italia” è considerato uno dei migliori comitati organizzativi, tanto che nel 2015 l’organizzazione italiana è divenuta sede europea del network internazionale. L’edizione del 2016 ha rappresentato un momento di straordinaria importanza per Earth Day Italia, grazie al succedersi di eventi importanti fra cui l’eccezionale visita a sorpresa di Papa Francesco e il collegamento in live streaming con il Ministro Galletti da New York, in occasione della storica firma del primo accordo universale sul cambiamento climatico (COP21).

Villaggio per la Terra – Roma 2017

Ogni anno a Roma, nella bella cornice di Villa Borghese, prende vita il Villaggio per la Terra: una settimana di eventi per tutte le età, che culminano con una serie di imperdibili concerti.

Nel 2017 tra la Terrazza del Pincio e il Galoppatoio di Villa Borghese, Earth Day Italia ha organizzato 5 giorni in cui si sono alternati eventi sportivi, concerti, esposizioni, mostre, convegni, spettacoli, laboratori, attività didattiche, giochi per bambini e ottimo cibo.

Tra i tanti eventi che hanno caratterizzato il Villaggio per la Terra 2017, il principale è stato il Concerto per la Terra. La serata gratuita, che ha preso il nome di “Over the Wall, Mecenati della Bellezza”, è stata presentata da Fabrizio Frizzi ed ha visto la partecipazione degli Zero Assoluto, Noemi, Sergio Sylvestre, Soul System, Ron e La Scelta.

Nel Galoppatoio di Villa Borghese il Villaggio dello Sport ha offerto a tanti la possibilità di praticare decine di discipline sportive differenti, di sperimentare simulatori sportivi virtuali, di assistere alle dimostrazioni di grandi campioni e di lanciarsi in gare, tornei e contest sempre divertenti e all’insegna della sostenibilità. In questo contesto il Coni, il Comitato Paralimpico e decine tra federazioni, associazioni e società sportive, club e campioni hanno offerto un importante contributo in difesa dei valori più autentici dello sport e dell’ambiente.

A caratterizzare maggiormente le attività per i giovani studenti romani è stato il premio “Io Ci Tengo” (#IoCiTengo). Nato per portare l’attenzione delle scolaresche sulle tematiche ambientali, il premio ha cercato di catalizzare progetti, lavori artistici e reportage che raccontassero in maniera innovativa e rivoluzionaria come trasformare il deserto di cemento delle nostre città in una foresta. Fu proprio Papa Francesco, con una partecipazione a sorpresa durante l’edizione 2016, a lanciare il messaggio “Voi trasformate deserti in foreste”. Le scuole hanno partecipato in tanti modi: foto, disegni, articoli, storie e video; con fantasia e immaginazione hanno conquistato l’attestato di Testimone della Terra 2017, mentre i vincitori sono stati nominati Ambasciatrici della Terra 2017.

Inoltre, durante il Villaggio per la Terra, sono state dedicate delle intere giornate sia alla mobilità sostenibile che ai libri, riconoscendo alla mobilità green e alla cultura ruoli fondamentali nel cambiamento verso una cultura della sostenibilità.

Villaggio per la Terra – Roma 2018

La Giornata Mondiale della Terra delle Nazioni Unite è stata celebrata anche nel 2018 con una grande partecipazione che ha portato a Villa Borghese oltre 150.000 persone. Questa 48ª edizione ha visto un Earth Day ricchissimo di iniziative ed venti. Cinque giornate (dal 20 al 25 aprile) dedicate alla tutela del Pianeta con un focus sui 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite con altrettante piazze multimediali dedicate agli obiettivi che hanno ospitato talk, laboratori e mostre.

Le attività per i giovani erano inquadrate dal Villaggio per lo Sport, dal Villaggio per Bambini e dal Villaggio per ragazzi.

Il Villaggio per lo Sport ha offerto tantissimi giochi gratuiti e assistiti, ma anche dimostrazioni e tornei. Il Villaggio per Bambini ha ospitato molte attività didattiche che hanno divertito i piccoli, dal grande Parco della Biodiversità dei Forestali, alla Pompieropoli dei Vigili del Fuoco, dagli esperimenti su vulcani e terremoti dell’Istituto Nazionale di Geofisica, al Planetario dell’Istituto Nazionale di Astrofisica.

Il Villaggio dei Ragazzi, dedicato ai più grandicelli e alla scuola è stato protagonista del Festival dell’Educazione alla Sostenibilità e degli Stati Generali dell’Ambiente dei Giovani. A completare i programma per gli adolescenti tanti workshop, iniziative e la staffetta planetaria per la pace #RUN4UNITY.

Durante tutte e cinque i giorni i bambini si sono potuti cimentare con l’Orienteering, il canottaggio simulato, pallavolo, cavalcata sui pony, scherma, ping pong, e-bike, pallamano, tennis, calcio, tiro a segno con la fionda, tiro con l’arco e una alta parete da arrampicata.

Giornata della Terra 2019, proteggiamo la nostre specie

Protect our species – Proteggi le nostre specie”. Questo il tema della Giornata della Terra 2019. Oggi gli scienziati parlano senza troppe remore di una sesta estinzione di massa, di un “annichilimento biologico” della fauna selvatica. E a differenza delle precedenti cinque estinzioni di massa, causate da catastrofi e disastri naturali, questo sarebbe il primo evento provocato dall’uomo. La distruzione e lo sfruttamento degli habitat unitamente agli effetti del cambiamento climatico stanno, infatti, guidando la perdita di metà della popolazione mondiale di animali selvatici.

Tutti gli esseri viventi hanno un valore intrinseco e ognuno gioca un ruolo unico nella complessa rete della vita – scrive Eart Day Network – Dobbiamo lavorare insieme per proteggere le specie minacciate e in via di estinzione: api,  barriere coralline, elefanti, giraffe, insetti, balene e altro ancora. La buona notizia è che il tasso di scomparsa può ancora essere rallentato e molte delle nostre specie in declino possono recuperare ma solo a patto di lavorare assieme per costruire un movimento globale di consumatori, elettori, educatori, leader religiosi e scienziati che pretendano un’azione immediata”.

L’appuntamento 2020 con la Giornata Mondiale della Terra diventa una maratona online

Nel 2020 la manifestazione ha celebrato il suo 50esimo anniversario in corrispondenza delle prime chiusure nazionali per arginare la pandemia di COVID-19. Ma la crisi del coronavirus non ha intaccato lo spirito della manifestazione che, in risposta ai lockdown e alle cancellazioni degli eventi in pubblico, si è trasformata in una gigantesca maratona virtuale. Una staffetta digitale che, per 24 ore, ha attraversato il globo raccogliendo azioni grandi e piccole, testimonianze e impegni a favore del Pianeta. “Il coronavirus può costringerci a mantenere le distanze, non ci costringerà a mantenere bassa la voce”, hanno spiegato gli organizzatori dell’Earth Day 2020. “L’unica cosa che cambierà il mondo è chiedere tutti assieme un nuovo modo di procedere. Potremmo essere separati, ma grazie al potere dei media digitali, siamo anche più connessi di prima”. Tema dell’edizione, l’azione per il clima. La pandemia virale ha sottolineato ancora una volta l’importanza di continuare a impegnarsi per contrastare i cambiamenti climatici. D’altra parte il riscaldamento globale è stato segnalato tra le concause della diffusione del Sars-Cov2, assieme all’intenso sfruttamento ambientale e alla distruzione della biodiversità e degli habitat naturali. Gli scienziati hanno avvertito che abbiamo poco più di un decennio per dimezzare le emissioni ed evitare gli impatti più devastanti su fornitura alimentare, sicurezza nazionale, salute globale, condizioni meteo e altro ancora. Tra le azioni da mettere in campo, la Giornata ha promosso la partecipazione all’Earth Challenge 2020, progetto dedicato alla creazione della più grande comunità di Citizen Science (Scienza dei cittadini). Grazie ad un app, disponibile in 11 lingue, è possibile divenire delle sentinelle ambientali, raccogliendo dati che saranno integrati in un’unica piattaforma su qualità dell’aria, l’inquinamento da plastica, qualità idrica, sicurezza alimentare e impatto sul clima locale.

Nel 2021 la maratona per la Giornata Mondiale della Terra era online con una lunga diretta multimediale.

Nel 2021 la Giornata Mondiale della Terra (Earth Day) è stata una maratona multimediale con 13 ore di diretta televisiva. La diretta televisiva è iniziata alle 7:30 del 22 aprile per proseguire fino alle 20:30: dagli studi televisivi di Via Asiago RaiPlay si è collegata con tanti programmi RAI durante tutta la giornata.

In diretta e on demand anche sulla piattaforma www.onepeopleoneplanet.it , numerosi sono stati i contributi, dalla galassia di partner, associazioni, istituzioni, testimonial, esponenti del mondo della scienza, della cultura, dell’arte, dello spettacolo e dello sport.

Nel 2022 la Giornata mondiale della Terra sarà una maratona caratterizzata dal Concerto per la Terra di Earth Day Italia, con la direzione artistica del Maestro Giovanni Allevi 

villaggio per la terraAllevi, compositore di fama internazionale, è stato nominato Ambassador dello Earth Day European Network durante la COP26 di Glasgow. Il concerto sarà uno spettacolo che il Maestro vuole dedicare alle nuove generazioni in vista della prossima Conferenza sul Clima dell’ONU. L’evento vuole mettere in collegamento tanti artisti provenienti da tante parti del mondo: un’unione artistica in grado di superare ogni confine e diversità, la “Voce della Terra”.

Come ogni anno Rinnovabili.it sarà media partner e trasmetterà parte della diretta sul sito e sui canali social. Segui la diretta visitando il sito OnePeopleOnePlanet

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Earth Day Italia 2023: una staffetta di voci per il Pianeta

In occasione della Giornata Mondiale della Terra 2023, torna con la sua quarta edizione la Maratona Multimediale #OnePeopleOnePlanet (#OPOP) di Earth Day Italia. Una staffetta live che dalla Nuvola di Fuksas porterà in diretta su Rai Play dalle 8 di mattina talk show, collegamenti internazionali, testimonianze artistiche, scientifiche e istituzionali. Per culminare alle 21.00 nell’atteso Concerto per La Terra, con grandi cantanti del calibro di Leo Gassmann, Ermal Meta e Tommaso Paradiso.

Ma prima di arrivare alla maratona del 22 aprile, il Galoppatoio di Villa Borghese aprirà le porte il Villaggio per la Terra: 17 piazze multimediali guidate da giovani universitari di diversi atenei che dal 21 al 25 aprile approfondiranno 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Nel palco principale allestito sulla Terrazza del Pincio, invece, si daranno il cambio quotidianamente Talk Show e performance di street artist di fama internazionale che realizzeranno delle opere sul tema ambientale.

 “Le celebrazioni italiane della Giornata della Terra  – spiega Pierluigi Sassi, Presidente di Earth Day Italia – hanno caratteristiche uniche perché nascono da una storia unica. Storia d’incontro e di dialogo con centinaia di organizzazioni, che negli anni, insieme al Movimento dei Focolari, abbiamo imparato ad accogliere e valorizzare. Crediamo che il nostro vero lavoro sia proprio questo: creare ponti tra persone, tra organizzazioni, tra Paesi, che hanno davvero tanto da dire e da dare ma che a volte solo nel nostro evento trovano l’occasione giusta per iniziare a lavorare insieme”.

Giornata Mondiale della Terra 2024, Pianeta vs Plastica

“Pianeta contro Plastica”, questo il tema che contraddistingue la 54ma edizione della manifestazione. La Giornata Mondiale della Terra 2024 non poteva che affrontare uno dei problemi più sentiti a livello globale quando si parla di tutela amabientale. Riflettori puntati dunque sull’inquinamento dei rifiuti plastici, con l’obiettivo di sollecitare un’azione che riduca l’usa e getta, metta al bando il fast-fashion e investa in tecnologie e materiali alternativi ai polimeri di origine fossile. Chiedendo un riduzione del 60% della produzione di plastica entro il 2024.

In Italia il conto alla rovescia verso l’Earth Day 2024 sarà scandito quest’anno da due eventi:

  • il Villaggio per la Terra a Villa Borghese e sulla suggestiva Terrazza del Pincioa Roma: 600 eventi gratuiti e aperti a tutti, tra laboratori ludici e didattici, lezioni, incontri e dibattiti sui temi della sostenibilità ambientale, sociale e dell’innovazione, presentazioni di libri, proiezioni, giochi, dimostrazioni e pratiche sportive, spettacoli, esibizioni musicali e artistiche, e altri eventi culturali.
  • il Festival dell’Innovability presso la Casa del Cinema a Roma, pensato per celebrare anche la Giornata mondiale della Creatività e dell’Innovazione che le Nazioni Unite.

Entrambi si apriranno il 18 aprile per proseguire fino a domenica 21 per culminare il 22 aprile nella ormai consueta #OnePeopleOnePlanet, la maratona multimediale di 16 ore, dall’auditorium della Nuvola di Fuksas.

Giornata mondiale della terra 2021

Giornata mondiale della terra 2020

Giornata mondiale della terra 2019

Visita il sito di Earth Day Italia

Visita il sito del Villaggio per la Terra 2018

Visita la pagina dedicata al Villaggio per la Terra 2017

Visita la pagina dedicata alla Marcia per la Scienza 2017

Visita il sito di Earth Day Network

Leggi il nostro articolo sul Earth Day 2017

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Rinnovabili • Batterie al sodio allo stato solido

Batterie al sodio allo stato solido, verso la produzione di massa

Grazie ad un nuovo processo sintetico è stato creato un elettrolita di solfuro solido dotato della più alta conduttività per gli ioni di sodio più alta mai registrata. Circa 10 volte superiore a quella richiesta per l'uso pratico

Batterie al sodio allo stato solido
via Depositphotos

Batterie al Sodio allo Stato Solido più facili da Produrre

La batterie allo stato solido incarnano a tutti gli effetti il nuovo mega trend dell’accumulo elettrochimico. E mentre diverse aziende automobilistiche tentano di applicare questa tecnologia agli ioni di litio, c’è chi sta percorrendo strade parallele. É il caso di alcuni ingegneri dell’Università Metropolitana di Osaka, in Giappone. Qui i professori Osaka Atsushi Sakuda e Akitoshi Hayash hanno guidato un gruppo di ricerca nella realizzazione di batterie al sodio allo stato solido attraverso un innovativo processo di sintesi.

Batterie a Ioni Sodio, nuova Frontiera dell’Accumulo

Le batterie al sodio (conosciute erroneamente anche come batterie al sale) hanno conquistato negli ultimi anni parecchia attenzione da parte del mondo scientifico e industriale. L’abbondanza e la facilità di reperimento di questo metallo alcalino ne fanno un concorrente di primo livello dei confronti del litio. Inoltre l’impegno costante sul fronte delle prestazioni sta portando al superamento di alcuni svantaggi intrinseci, come la minore capacità. L’ultimo traguardo raggiunto in questo campo appartiene ad una ricerca cinese che ha realizzato un unità senza anodo con una densità di energia superiore ai 200 Wh/kg.

Integrare questa tecnologia con l’impiego di elettroliti solidi potrebbe teoricamente dare un’ulteriore boost alla densità energetica e migliorare i cicli di carica-scarica (nota dolente per le tradizionali batterie agli ioni di sodio). Quale elettrolita impiegare in questo caso? Quelli di solfuro rappresentano una scelta interessante grazie alla loro elevata conduttività ionica e lavorabilità. Peccato che la sintesi degli elettroliti solforati non sia così semplice e controllabile. Il che si traduce in un’elevata barriera per la produzione commerciale delle batterie al sodio allo stato solido.

Un Flusso di Polisolfuro reattivo

É qui che si inserisce il lavoro del team di Sakuda a Hayash. Gli ingegneri hanno messo a punto un processo sintetico che impiega sali fusi di polisolfuro reattivo per sviluppare elettroliti solidi solforati. Nel dettaglio utilizzando il flusso di polisolfuro Na2Sx come reagente stechiometrico, i ricercatori hanno sintetizzato due elettroliti di solfuri di sodio dalle caratteristiche distintive, uno dotato della conduttività degli ioni di sodio più alta al mondo (circa 10 volte superiore a quella richiesta per l’uso pratico) e uno vetroso con elevata resistenza alla riduzione.

Questo processo è utile per la produzione di quasi tutti i materiali solforati contenenti sodio, compresi elettroliti solidi e materiali attivi per elettrodi“, ha affermato il professor Sakuda. “Inoltre, rispetto ai metodi convenzionali, rende più semplice ottenere composti che mostrano prestazioni più elevate, quindi crediamo che diventerà una metodologia mainstream per il futuro sviluppo di materiali per batterie al sodio completamente allo stato solido“.  I risultati sono stati pubblicati su Energy Storage Materials and Inorganic Chemistry .

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • fotovoltaico materiale quantistico

Fotovoltaico, ecco il materiale quantistico con un’efficienza del 190%

Un gruppo di scienziati della Lehigh University ha sviluppato un materiale dotato di una efficienza quantistica esterna di 90 punti percentuali sopra quella delle celle solari tradizionali

fotovoltaico materiale quantistico
via Depositphotos

Nuovo materiale quantistico con un assorbimento solare medio dell’80%

Atomi di rame inseriti tra strati bidimensionali di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. Questa la ricetta messa a punto dai fisici Srihari Kastuar e Chinedu Ekuma nei laboratori della Lehigh University, negli Stati Uniti, per dare una svecchiata alla prestazioni delle celle solari. Il duo di ricercatori ha così creato un nuovo materiale quantistico dalle interessanti proprietà fotovoltaiche. Impiegato come strato attivo in una cella prototipo, infatti, il nuovo materiale ha mostrato un assorbimento solare medio dell’80%, un alto tasso di generazione di portatori fotoeccitati e un’efficienza quantistica esterna (EQE) record del 190%. Secondo gli scienziati il risultato raggiunto supera di gran lunga il limite teorico di efficienza di Shockley-Queisser per i materiali a base di silicio e spinge il campo dei materiali quantistici per il fotovoltaico a nuovi livelli. 

leggi anche Fotovoltaico in perovskite, i punti quantici raggiungono un’efficienza record

L’efficienza quantistica esterna

Tocca fare una precisazione. L’efficienza quantistica esterna non va confusa con l’efficienza di conversione, il dato più celebre quando si parla di prestazioni solari. L’EQE rappresenta il rapporto tra il numero di elettroni che danno luogo a una corrente in un circuito esterno e il numero di fotoni incidenti ad una precisa lunghezza d’onda

Nelle celle solari tradizionali, l’EQE massimo è del 100%, tuttavia negli ultimi anni alcuni materiali e configurazioni avanzate hanno dimostrato la capacità di generare e raccogliere più di un elettrone da ogni fotone ad alta energia incidente, per un efficienza quantistica esterna superiore al 100%. Il risultato di Kastua e Ekuma, però, rappresenta un unicum nel settore.

Celle solari a banda intermedia

Per il loro lavoro due fisici sono partiti da un campo particolare della ricerca fotovoltaica. Parliamo delle celle solari a banda intermedia (IBSC – Intermediate Band Solar Cells), una tecnologia emergente che ha il potenziale per rivoluzionare la produzione di energia pulita. In questi sistemi la radiazione solare può eccitare i portatori dalla banda di valenza a quella di conduzione, oltre che direttamente, anche in maniera graduale. Come?  “Passando” per l’appunto attraverso stati di una banda intermedia, livelli energetici specifici posizionati all’interno della struttura elettronica di un materiale creato ad hoc. “Ciò consente a un singolo fotone di provocare generazioni multiple di eccitoni attraverso un processo di assorbimento in due fasi“, scrivono i due ricercatori sulla rivista Science Advances.

Nel nuovo materiale quantistico creato dagli scienziati della Lehigh University questi stati hanno livelli di energia all’interno dei gap di sottobanda ideali. Una volta testato all’interno di una cella fotovoltaica prototipale il materiale ha mostrato di poter migliorare l’assorbimento e la generazione di portatori nella gamma dello spettro dal vicino infrarosso alla luce visibile. 

La rivoluzione dei materiali quantistici

Il duo ha sviluppato il nuovo materiale sfruttando i “gap di van der Waals”, spazi atomicamente piccoli tra materiali bidimensionali stratificati. Questi spazi possono confinare molecole o ioni e gli scienziati dei materiali li usano comunemente per inserire, o “intercalare”, altri elementi per ottimizzare le proprietà dei materiali. Per la precisione hanno inserito atomi di rame tra strati di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. “Rappresenta un candidato promettente per lo sviluppo di celle solari ad alta efficienza di prossima generazione – ha sottolineato Ekuma – che svolgeranno un ruolo cruciale nell’affrontare il fabbisogno energetico globale“.

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Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.