“Oro di Taranto”, operazione contro la mitilicoltura abusiva

La Guardia Costiera di Taranto con l’appoggio delle Forze dell’Ordine di terra e di mare, ha condotto con successo l’operazione “Oro di Taranto” contro la mitilicoltura abusiva. Un’azione che tutela la salute dei consumatori, i produttori che rispettano le regole e la sicurezza della navigazione

mitilicoltura
Via depositphotos.com

di Isabella Ceccarini

(Rinnovabili.it) – “Oro di Taranto”. Così è stata denominata l’operazione che la Guardia Costiera di Taranto ha condotto insieme a Questura, Guardia di Finanza, Arma dei Carabinieri, Polizia locale e ASL di Taranto. Una grande azione di contrasto agli illeciti in ambito marittimo e portuale, con particolare attenzione alla mitilicoltura abusiva.

I mitili sono un patrimonio locale

Il nome “Oro di Taranto” è legato al valore dei mitili allevati nell’area di Taranto: un prodotto talmente pregiato da essere diventato un vero e proprio patrimonio locale. Proprio per questo la mitilicoltura ha attirato l’attenzione di chi ha deciso di farne un’attività illegale.

L’immissione sul mercato di un prodotto non conforme – ovvero allevato nel totale spregio delle regole e quindi non commercializzabile – reca un danno importante all’intera filiera tracciata in cui operano gli allevatori regolari.

L’operazione “Oro di Taranto” – con l’appoggio di forze sia a terra che in mare – ha permesso di bonificare una vasta area marina dove erano stati posizionati illegalmente gli impianti di mitilicoltura: oltre 50.000 metri quadrati letteralmente invasi dai filari irregolari, impiegati per la coltivazione illegale delle cozze.

La cozza di Taranto, garantita da un apposito marchio, segue un protocollo controllato e regolato da specifici provvedimenti regionali. La mitilicoltura abusiva, al contrario, avviene in aree marittime che non sono date in concessione sia per problemi di sicurezza della navigazione che di natura sanitaria.

Sequestrate 45 tonnellate di materiale

Il Centro Nazionale di Controllo Pesca del Comando generale della Guardia Costiera di Roma – che coordina le attività di verifica sulla filiera ittica in Italia – ha inviato nell’area da bonificare la nave Dattilo, che ha dato un importante contributo operativo per il buon esito di un’operazione complessa a cui hanno partecipato anche i sommozzatori del Nucleo della Guardia Costiera di San Benedetto del Tronto.

Al termine dell’operazione “Oro di Taranto” sono state sequestrate 45 tonnellate complessive stimate di materiale – tra semi di mitile, cordame e galleggianti – utilizzato per l’impianto di mitilicoltura abusiva.

Del materiale sequestrato fanno parte 22 tonnellate di prodotto ittico: una volta raggiunta la taglia di commercializzazione, sarebbero state immesse sul mercato almeno 100 tonnellate di cozze. Solo dalla vendita all’ingrosso sarebbe derivato un guadagno illecito di almeno 100.000 euro.

L’azione tutela i consumatori, la filiera e la navigazione

L’attività della Guardia Costiera da un lato tutela la salute dei consumatori perché evita l’illecita immissione sul mercato di un prodotto non certificato per il consumo umano, dall’altro tutela la filiera del settore, composta dagli operatori della mitilicoltura tarantina che rispettano le norme e sono vittime di una concorrenza sleale.

Ultima, ma altrettanto importante, è la tutela della sicurezza della navigazione. Gli impianti di mitilicoltura abusiva sono un pericolo per la navigazione, soprattutto per imbarcazioni di piccole dimensioni, perché privi di segnalamento.

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