Biodiversità: entro il 2020 ci sarà un’estinzione di massa

Il rapporto Living Planet 2016 del WWF lancia l’allarme: entro 4 anni le popolazioni animali diminuiranno del 67% per colpa dello sfruttamento selvaggio dell’ambiente, della caccia di frodo e dell’inquinamento

Biodiversità: entro il 2020 ci sarà un'estinzione di massa

 

(Rinnovabili.it) – I numeri sono quelli di un’estinzione di massa in tempi brevissimi. Tra appena 4 anni, potrebbero scomparire due terzi delle popolazioni di specie animali che oggi vivono sulla Terra, una perdita di biodiversità senza precedenti che metterà a dura prova gli ecosistemi di tutto il globo. Lo affermano il WWF e la Zoological Society di Londra in un report appena pubblicato, dove indicano lo sfruttamento selvaggio dell’ambiente, la caccia di frodo e l’inquinamento come cause principali del disastro.

“Non siamo più un piccolo mondo su un grande pianeta – scrive nella prefazione il professor Johan Rockström del Stockholm Resilience Centre – Ora siamo un grande mondo su un piccolo pianeta. Abbiamo raggiunto il punto di saturazione”. Il rapporto stila l’indice globale Living Planet, mettendo a sistema i migliori studi scientifici. È l’analisi più accurata e onnicomprensiva finora prodotta, che passa al vaglio i cambiamenti di numero in 14.000 popolazioni di 3.700 specie di vertebrati per cui abbiamo dati attendibili. Il risultato è che il numero globale di pesci, uccelli, mammiferi, anfibi e rettili – già crollato del 58% tra il 1970 e il 2012 – potrebbe sprofondare del 67% entro il 2020.

 

Lo sfruttamento sconsiderato delle risorse è il fattore più incisivo. La distruzione di vaste aree selvagge per la coltivazione e la deforestazione giocano un ruolo importante, al pari della caccia di frodo e della pesca condotta in modo non sostenibile: sono almeno 300 le specie di mammiferi che stiamo condannando all’estinzione in questo modo. Negli ecosistemi fluviali e lacustri – i più colpiti – la popolazione animale è calata di più dell’80% dal 1970 a causa del proliferare di dighe, eccessivo sfruttamento dell’acqua e inquinamento.

Se la contaminazione delle acque colpisce anche balene e delfini a causa di inquinanti di origine industriale, in altri casi la relazione è più indiretta ma non meno seria. Gli avvoltoi, ad esempio, sono stati decimati negli ultimi due decenni dalle dosi massicce di medicinali anti-infiammatori che restano nelle carcasse del bestiame di cui si cibano.

Una simile perdita di biodiversità, inoltre, avrà conseguenze anche sull’uomo: i cambiamenti degli ecosistemi portano a risorse più scarse, una situazione in cui è prevedibile che crescano i conflitti in molte aree del pianeta.

Articolo precedenteRinnovabili: l’Europa riconquista terreno e cresce sui green bond
Articolo successivoLa Sardegna sperimenta l’adattamento climatico metropolitano

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Leave the field below empty!