Firenze e Milano-Bicocca, studi sui comportamenti delle api

Pubblicato uno studio, condotto dall’Università di Firenze, sul livello di stress delle api quando sono esposte al polietilene. Quello pubblicato da Milano-Bicocca dimostra invece che l’urbanizzazione del paesaggio e del clima influisce sulla presenza di impollinatori e sull’entità di nettare e polline che essi trasportano

impollinazione
Foto di Myriams-Fotos da Pixabay

Le api, preziosissime custodi della biodiversità e dell’equilibrio degli ecosistemi, soffrono quando le condizioni ambientali sono compromesse.

Api ed esposizione al polietilene

L’Università di Firenzeha condotto il primo studio – pubblicato sulla rivista scientifica “Environmental Pollution” – sul livello di stress delle api quando sono esposte al polietilene.

David Baracchi, associato di Zoologia dell’Ateneo fiorentino e coordinatore della ricerca, spiega l’obiettivo dello studio: «Le microplastiche vengono rilevate in quasi tutti gli ambienti e rappresentano una potenziale minaccia per la varietà e la salute delle specie animali e vegetali, ma poco o nulla si sa del loro effetto sulla salute degli insetti, in particolare su quella degli impollinatori.

Per questo abbiamo testato il polietilene, uno degli inquinanti ambientali più comuni, nelle api da miele».

Dopo aver somministrato alle api il polietilene in tre diverse concentrazioni su varie scale temporali (uno e sette giorni di esposizione), i ricercatori hanno misurato una serie di parametri, tra cui sopravvivenza, assunzione di cibo, apprendimento e memoria.

Il comportamento alimentare

Dallo studio risulta che «le api operaie non sono del tutto immuni all’ingestione acuta e prolungata di microparticelle di polietilene.

Fortunatamente però, un effetto significativo sulla mortalità degli insetti è stato riscontrato solamente per la concentrazione più alta utilizzata nello studio, che è ben al di sopra gli attuali livelli ambientali di questi contaminanti.

A dosi più basse, ma ecologicamente rilevanti, il polimero invece ha influenzato il comportamento alimentare.

Le api hanno consumato più zuccheri e quindi più energia rispetto ai controlli quando sono state esposte a polietilene, suggerendo che questo polimero possa indurre dei costi metabolici negli insetti».

Anche nel caso di alte concentrazioni di microplastiche non si riscontra invece un’alterazione delle funzioni cognitive delle api (apprendimento e memoria).

Impollinatori e urbanizzazione del paesaggio

Un’altra ricerca condotta dal dipartimento Biotecnologie e Bioscienze dell’Università di Milano-Bicocca con il supporto della Regione Lombardia dimostra invece che l’urbanizzazione del paesaggio e del clima influisce sulla presenza di impollinatori e sull’entità di nettare e polline che essi trasportano.

I ricercatori hanno testato gli effetti dell’urbanizzazione su api selvatiche e sirfidi in 40 siti della città metropolitana di Milano: la loro presenza è inversamente proporzionale al tasso di urbanizzazione.

City climate and landscape structure shape pollinators, nectar and transported pollen along a gradient of urbanization è stato pubblicato in “Journal of Applied Ecology”

L’influenza del clima

Anche il clima influisce negativamente sulla presenza di api selvatiche e sirfidi.

«Gli impollinatori sono diminuiti nelle aree più urbane che hanno infatti minime variazioni di temperatura tra la primavera e l’estate, che si mantiene alta più a lungo rispetto a aree semiurbane o agricole», rileva Paolo Biella, ricercatore di Ecologia di Milano-Bicocca.

L’urbanizzazione, inoltre, influisce sul servizio ecosistemico di impollinazione: «Nel polline trasportato dagli impollinatori abbiamo trovato progressivamente meno specie di piante al crescere delle aree cementificate e il polline di città conteneva un’elevata incidenza di piante esotiche e ornamentali, suggerendo comunità vegetali molto antropizzate».

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