Rinnovabili • Rischio estinzione: riguarda 1 specie di pesci d’acqua dolce su 4

Una specie di pesce d’acqua dolce su 4 è a rischio estinzione

Più di 3mila specie sulle oltre 14mila censite è classificato a rischio estinzione. Lo rivela la prima valutazione globale dello stato di salute dei pesci d’acqua dolce condotta dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura

Rischio estinzione: riguarda 1 specie di pesci d’acqua dolce su 4
Foto di Drew Farwell su Unsplash

L’aggiornamento della Lista Rossa della IUCN presentato alla COP28 di Dubai

(Rinnovabili.it) – Una specie di pesce d’acqua dolce su quattro è a rischio estinzione. Più di 3.000 specie in tutto sulle oltre 14mila censite. Di queste, il 17% è minacciato dal cambiamento climatico. Sono i numeri della prima valutazione globale sullo stato di salute di questi pesci presentata alla COP28 di Dubai dalla Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), la più grande associazione conservazionista al mondo.

L’aggiornamento della Lista Rossa della IUCN fotografa l’impatto della crisi climatica su ecosistemi già gravati da altri fattori di stress. Il climate change alimenta il rischio estinzione per i pesci d’acqua dolce attraverso la diminuzione dei livelli delle acque in fiumi e laghi, con la conseguente intrusione di acqua salata. Ma anche con l’influenza sulle temperature e lo slittamento di inizio e fine delle stagioni.

Cambiamenti i cui effetti si sommano a quelli prodotti dall’inquinamento, il fattore che più di ogni altro alimenta il rischio estinzione: ne sono colpite il 57% delle specie di pesci d’acqua dolce inserite nella Lista Rossa. Altrettanto rilevanti sono l’impatto delle dighe e la frammentazione dei corsi d’acqua, che insieme ai prelievi idrici eccessivi mette a repentaglio il 45% delle specie. E ancora, giocano un ruolo importante anche le specie invasive, che mettono a rischio la sopravvivenza di 1 specie su 3, e la pesca eccessiva che ne colpisce 1 su 4.

Come cresce il rischio estinzione: il salmone atlantico

Tutte minacce che faranno probabilmente allungare in fretta la lista delle specie a rischio. La IUCN accende i riflettori sul salmone atlantico. È passato dal livello di rischio minimo, il più basso, alla categoria “quasi a rischio” perché la popolazione di questa specie tra 2006 e 2020 è crollata del 23%. “I salmoni atlantici sono ora limitati a una piccola parte dei fiumi in cui abitavano un secolo fa in tutta l’Europa settentrionale e il Nord America”, spiega la IUCN mostrando come l’intreccio di fattori di stress possa far avanzare rapidamente una specie verso il baratro dell’estinzione.

Il climate change colpisce tutte le fasi del ciclo di vita del salmone atlantico influenzando lo sviluppo dei giovani salmoni, riducendo la disponibilità di prede e consentendo alle specie esotiche invasive di espandere il proprio areale. Dighe e altre barriere bloccano l’accesso alle zone di deposizione delle uova e di alimentazione, mentre l’inquinamento e la sedimentazione dell’acqua, principalmente dovuti al disboscamento e all’agricoltura, portano a una maggiore mortalità dei giovani salmoni. C’è poi la mortalità dovuta ai pidocchi del salmone provenienti dagli allevamenti della stessa specie.

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