L’Italia non muove un dito sulla rimozione delle barriere sui fiumi

Nel 2022, nel Belpaese non è stato eliminato alcun ostacolo inutile sui suoi fiumi. Si stima che il 10-15% delle barriere esistenti sia obsoleto e a rischio crollo

Barriere fluviali: nel 2021 segnato il record di rimozioni, Spagna sopra tutti
Di Pampuco – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=49301391

Nonostante il record di 325 ostacoli rimossi nel 2022, i fiumi europei restano ancora molto frammentati

(Rinnovabili.it) – Per il secondo anno di fila, l’Italia si piazza all’ultimo posto in Europa per mancata rimozione delle barriere sui fiumi. Con un numero tondo: zero. Nel 2022, in tutta la penisola, non è stata eliminata alcuna diga, né ostacoli inutili di dimensioni molto più contenute come sbarramenti e canalizzazioni. In Europa circa il 15% delle strutture fluviali sono considerate obsolete e quindi rimovibili.

E se nel resto d’Europa qualcosa si muove, i dati sono abbastanza impietosi. L’anno scorso è stato rimosso un numero record di barriere: 325, il 135% in più rispetto al 2021. Ma sono davvero briciole se confrontati con i dati complessivi: i fiumi europei sono i più frammentati al mondo e un censimento recente ha contato qualcosa come 1,2 milioni di ostacoli. Considerando solo quello obsoleti, 180mila. Questi numeri, elaborati da uno studio pubblicato su Nature, sono vicini a quelli ufficiali forniti dall’Agenzia europea per l’ambiente: 1 mln di ostacoli di cui 100mila obsoleti.

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La fotografia scattata dal rapporto Dam Removal Progress 2022 premia la Spagna. Madrid è per il 2° anno di fila il paese più virtuoso d’Europa nel rimuovere le barriere sui fiumi, seguita da Svezia e Francia. Lettonia e Lussemburgo hanno riportato per la prima volta un abbattimento mentre le dighe idroelettriche smantellate sono state 10 in tutto, suddivise tra Inghilterra, Francia, Finlandia, Norvegia, Spagna e Svezia. Grazie a 137 di questi lavori per cui sono disponibili dati completi, calcola il rapporto, è stato possibile ripristinare e riconnettere 832 km di habitat acquatico.

“Questi numeri mi rendono orgoglioso perché stiamo facendo molto per diffondere la rimozione delle dighe, e funziona”, spiega con ottimismo al Guardian Herman Wanningen, direttore della World Fish Migration Foundation e fondatore di Dam Removal Europe. “Dimostra che i Paesi stanno accelerando l’attuazione di questo strumento di ripristino fluviale”.

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2 Commenti

  1. Quindi dovremmo seguire, secondo la sua opinione, la Spagna o altri paesi che preferiscono lasciare l’acqua a disperdersi in mare invece che raccoglierla e distribuirla in zone da sempre assettate, come l’Andalusia, l’estrema dura. Ecc. In un periodo in cui, grazie anche alle scie chimiche, che sono davanti agli occhi di tutti, non piove più e la siccità avanza dappertutto. Semmai nelle dighe si dovrebbero costruire canali di risalita per le anguille e altre specie che non sono più presenti nei nostri fiumi. Sono ben felice che l’Italia non segua le scellerate politiche Europee, generalmente sempre a nostro sfavore in diversi settori.

    • questa è una testata scientifica
      le scie chimiche le citi su testate più attinenti
      tipo il “complotto quotidiano”

      per il resto potremmo essere pure daccordo,
      è dai tempi dei Romani , quasi 3000 anni, che gli italici hanno fatto del controllo delle acque una ricchezza ..

      si può anche dire però , che nell’ultimo mezzo secolo le cose le stiamo dimenticando
      visto lo stato della rete idrica nostrana

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