(Rinnovabili.it) – L’80 per cento delle riserve di carbone e un terzo delle riserve di petrolio dovrebbe rimanere nel terreno fino al 2050. Sono le conclusioni di uno studio dell’UCL Institute for Sustainable Resources pubblicato su Nature. L’intento è quello di valutare l’entità delle riserve di combustibili fossili che possono essere sfruttate se il mondo ha intenzione di cogliere quel 50 per cento di possibilità rimaste per tentare di limitare l’aumento della temperatura media globale a 2 gradi.
Gli autori, Christophe McGlade e Paul Ekins, spiegano come le riserve di carbone in una ottica di questo tipo siano particolarmente vincolate, con l’80 per cento delle riserve che sarebbe inutilizzabile fino al 2050. Allo stesso modo, lo studio suggerisce che un terzo delle riserve di petrolio e la metà delle riserve di gas dovranno restare intonse, se il mondo intende mantenere ragionevoli probabilità di evitare impatti gravi dovuti al cambiamento climatico.
Il rapporto avverte, infatti, che le restanti riserve di combustibili fossili possono rilasciare tre volte più anidride carbonica di quanto consentito dal target di 2°C concordato a livello internazionale.
Esso descrive inoltre come le restrizioni al ricorso ai combustibili fossili possano variare a seconda della posizione geografica. Ad esempio, il Medio Oriente sarà in grado di utilizzare oltre il 60 per cento delle sue riserve di petrolio, che sono relativamente accessibili, mentre gli Stati Uniti e l’Australia possono solo accedere al 10 per cento delle riserve di carbone. L’industria del fracking, sostiene la ricerca, può continuare ad operare negli Stati Uniti, ma potrebbe affrontare severe restrizioni in altre regioni.
Lo studio fornisce ulteriori prove a favore dell’ipotesi di una bolla di carbonio, perché afferma che le compagnie produttrici di combustibili fossili stanno facendo valutazioni sulle riserve troppo ottimistiche e, in definitiva, false, per attirare gli investitori. Ma tali riserve non saranno sfruttabili, perché presto scoraggiate da una combinazione di normative contro i cambiamenti climatici e aumento della concorrenza delle energie rinnovabili.
emmm quando “scoppia la bolla di un bene” si intende una condizione di forte discontinuità che porta ad un repentino ribasso delle transazioni e del prezzo del bene a causa del crollo della richiesta del bene od a causa dell’aumento spropositato di produzione per motivazioni terze.
Nel caso in cui vi sia una forte riduzione delle riserve si ha uno spropositato aumento del prezzo del bene, ovvero la creazione di un andamento rialzista e creazione di una bolla speculativa perchè chi investe in materie prime scommette denaro sapendo che domani aumenterà del 100-200%, traendo così profitto per sola detenzione di un titolo di carta..
“Quando il valore dei titoli scende repentinamente e si assiste a un cambiamento radicale delle prospettive economiche retrostanti, si parla di scoppio della bolla speculativa”.
Una delle cause è proprio quella descritta dall’articolo: “le ottimistiche prospettive di guadagno precedentemente formulate possono essere riviste e ridimensionate”.
Stimare al rialzo le riserve di combustibili fossili porta a diffondere fiducia negli investitori, ma la reale portata delle riserve è drasticamente minore, fatto che porterà inevitabimente al punto di rottura.
E ti pareva, se non si alimentava un’altra delle solite bufale speculative e fuorvianti!
Eppure, a ben pensarci, le ipotesi di controllare i “Cambiamenti Climatici” è addirittura “blasfema”, se si approfondisce di come il clima sia sempre cambiato nel passato (anche remoto) e continuerà quindi a cambiare anche in futuro, fortunatamente per cause sulle quali l’uomo a ben poco a che fare!
Invece, costoro, per continuare a speculare sulle loro fuorvianti teorie e teoremi, vorrebbero che si impedisse di utilizzare le fonti energetiche che abbiamo scoperto e che sappiamo utilizzare per produrre benessere e sviluppo (come chiaramente ed indiscutibilmente avvenuto nell’ultimo secolo) e che consentirebbero anche al terzo di esseri umani che vivono nei troppi Paesi sottosviluppati del Pianeta (senza avere ancora accesso alla “banale” elettricità ed all’energia che consentirebbe loro di uscire dalle loro misere condizioni di vita, aiutandoli ad raggiungere gradualmente il benessere e lo sviluppo!
E come ci dovrebbero arrivare tali sfortunati nostri simili? Con gli “incentivi” alle fonti rinnovabili?
Suvvia, un pò di buonsenso e buongusto non guasterebbe.