COP21: perché l’Europa manca di ambizione e trasparenza

Gli stati membri hanno rimandato le vere decisioni climatiche al post COP21, ma da queste dipenderà se saremo davvero in grado di ridurre le emissioni del 40% oppure no

COP21: perché l’Europa manca di ambizione e trasparenza

 

(Rinnovabili.it) – Entro il 2030 l’Unione Europea si è impegnata a ridurre le proprie emissioni del 40% rispetto ai livelli del 1990. Il target è stato consegnato nelle mani delle Nazioni Unite all’interno dei singoli INDCs ma, nonostante sia uno dei piani più ambiziosi ad oggi redatti, non tutto risulta chiaro e trasparente. Ad evidenziare i lati bui è oggi Climate Action Network (CAN) Europe che in un nuovo report rivela come definire il bilancio di carbonio europeo prodotto dal target del 40% non sia così immediato. A seconda delle scelte politiche che gli Stati membri faranno sul futuro Emissions Trading Scheme, e le politiche messe in campo per affrontare anche tutte le altre fonti di emissioni, tra cui quelli del settore forestale, vi sarà una sostanziale differenza nella quantità totale di gas serra emesso a livello comunitario nel periodo 2021-2030. Una differenza, secondo quanto si legge nel rapporto, di ben 6 miliardi di tonnellate, traducibile in un 30% in più rispetto alle emissioni totali di gas serra da parte dell’UE nel 2012. E CAN Europe rivela anche che nello scenario più ambizioso, la riduzione media delle emissioni annuali sarà solo del 35%.

 

“L’impegno dell’Unione europea per l’accordo di Parigi manca di ambizione e di chiarezza su questioni politiche cruciali – ha affermato Wendel Trio, direttore del Climate Action Network Europe. – L’Unione europea va a Parigi con un’offerta che contiene importanti punti ciechi, che minano la sua credibilità. Non abbiamo alcuna chiarezza su questi sei miliardi di tonnellate di gas ad effetto serra, che, se emessi, avrebbero gravi conseguenze per il cambiamento climatico”.

 

Questa mancanza di trasparenza si riferisce a quattro aspetti chiave su cui gli stati membri devono ancora prendere una posizione precisa:

  • il riporto delle emissioni in eccesso nel cosiddetto Emission Trading Scheme (2,6 miliardi di tonnellate)
  • la contabilità delle emissioni della silvicoltura (1.835 miliardi di tonnellate)
  • l’eventuale riporto delle emissioni in eccesso nei settori non ETS (0,7 miliardi di tonnellate)
  • il livello di emissioni non-ETS che il bilancio creerà nel 2021 (0,878 miliardi di tonnellate).

 

“Gli Stati membri hanno tranquillamente spostato le decisioni importanti circa l’esatto livello di riduzione delle emissioni in Europa a dopo il vertice di Parigi”, aggiunge Trio . “Chiediamo ai ministri dell’ambiente” che si riuniranno in Consiglio il prossimo 18 settembre “di mettere le carte in tavola e rendere il contributo UE per l’accordo sul clima chiaro e completo. Chiediamo che il target climatico sia aumentato e politiche che impediscano l’uso di qualsiasi trucco per abbassare il livello di riduzioni”.

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