Inquinamento da plastica, per una “emergenza planetaria” serve una risposta globale

Un rapporto della ong Environment Investigation Agency (EIA) denuncia la scarsa attenzione che questo tema riceve a livello internazionale. Serve invece una messa al bando globale viste le dimensioni e l’impatto del fenomeno su ambiente, biodiversità e clima

Stop all’inquinamento da plastica: verso un accordo globale
Foto di feiern1 da Pixabay

Se fosse uno Stato, l’inquinamento da plastica sarebbe il 5° emettitore al mondo

(Rinnovabili.it) – Per l’Onu perdita di biodiversità e cambiamento climatico sono “minacce esistenziali” e ci sono azioni coordinate a livello globale per contrastarle da diversi decenni. Ma c’è un’altra minaccia, ugualmente pervasiva e incombente, che resta lontano dai riflettori mentre dovrebbe essere al centro della tutela dell’ambiente: la lotta contro l’inquinamento da plastica.

Lo sostiene l’ong Environment Investigation Agency (EIA) in un rapporto appena pubblicato dal titolo “Connecting the Dots. Plastic pollution and the planetary emergency”. Il motivo? Non solo le dimensioni del fenomeno. Quello che conta è che l’inquinamento da plastica è intrecciato con le altre emergenze planetarie. “Le crisi ambientali non esistono in modo isolato –sono intrinsecamente interconnesse e si rafforzano a vicenda”, argomenta il rapporto.

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“L’inquinamento tossico risultante dalla sovrapproduzione dilagante delle plastiche vergini e dei loro cicli di vita è irreversibile, mina direttamente la nostra salute, provoca la perdita di biodiversità, esacerba il cambiamento climatico e rischia di generare cambiamenti ambientali su larga scala”, si legge nel rapporto.

I numeri parlano chiaro. La nuova plastica sversata ogni anno negli oceani rischia di triplicare in meno di 20 anni, raggiungendo i 700 milioni di tonnellate. Entro la metà del secolo il suo peso supererà quello di tutti i pesci. Da qui l’ingresso dell’inquinamento da plastica nella catena alimentare, la sua degradazione in microplastiche capaci di raggiungere gli abissi così come le vette delle montagne, e ovviamente l’impatto del processo produttivo sul clima, visto che si basa sull’uso di fonti fossili (se la plastica fosse uno Stato, sarebbe il 5° inquinatore mondiale). Dati che, per EIA, significano che sarà a rischio la capacità dell’uomo di mantenere la Terra “un pianeta abitabile”.

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Tuttavia, l’argomento plastica è stato un’assenza eccellente alle discussioni sul clima durante la COP26, lo scorso novembre. Per EIA è necessario invertire la rotta e iniziare a costruire un percorso che porti verso una messa al bando globale della plastica. Qualche passo in questo senso si sta muovendo e una nuova spinta potrebbe arrivare dall’assemblea di UN Environment a febbraio. Per essere efficace, però, secondo l’ong ogni intervento graduale in vista dello stop deve per forza riguardare tutti gli aspetti del ciclo di vita della plastica: dalla produzione al design del prodotto, alla gestione dei rifiuti.

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