OMS: Industria olio di palma, stesse tattiche delle lobby del tabacco

Un nuovo studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità accusa il settore dell’olio di palma di influenzare la discussione pubblica e politica sugli effetti sulla salute e sull’ambiente dei suoi prodotti

idustria olio di palma

 

L’agenzia ONU alza il velo sulle tattiche di lobby dei produttori di olio di plama

(Rinnovabili.it) – L’industria dell’olio di palma sta mettendo in atto tattiche simili a quelle portate avanti dalle lobby del tabacco e dell’alcool per influenzare la ricerca scientifica. A puntare il dito su un settore che da tempo ha spaccato in due l’opinione pubblica, è stavolta l’Organizzazione mondiale della Sanità-OMS. L’agenzia speciale dell’ONU accusa il comparto di avere un impatto tangibile sull’ambiente e sulla salute umana, impatto che comprende pratiche di coltivazione dannose per l’apparato respiratorio, attività di deforestazione e perdita di biodiversità. E soprattutto di star collaborando con gli istituti di ricerca per contestare regolamentazioni più severe e offuscare i dubbi sui rischi connessi alla coltivazione e l’uso del prodotto.

 

“La relazione tra l’olio di palma e le industrie alimentari da una parte e le tattiche che impiegano, dall’altra ricorda le pratiche adottate dalle industrie del tabacco e dell’alcol”, spiegano gli autori: vi è un’accesa lotta contro ogni normativa di controllo e si tenta di minare fonti attendibili di informazione usando argomentazioni sulla riduzione della povertà. “Tuttavia, il settore dell’olio di palma riceve un controllo relativamente marginale”, scrivono gli scienziati nell’articolo “The palm oil industry and noncommunicable diseases”.

 

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Oggi le coltivazioni di questa pianta, coprono un’area della dimensione della Nuova Zelanda e si trovano principalmente in Malesia e Indonesia. Nonostante le polemiche attuali il mercato attende una crescita della domanda. Il rapporto suggerisce che la produzione e il consumo di olio di palma potrebbero influire sulla salute pubblica delle popolazioni più povere, con un rapido aumento delle malattie non trasmissibili come le patologie cardiache e con l’inquinamento dell’acqua e del suolo. Sebbene il rapporto riconosca alcuni sforzi compiuti dall’industria e dal comparto alimentare per ridimensionare la produzione sostenibile di olio di palma, allo stesso tempo sottolinea come le agenzie che partecipano ad iniziative guidate dall’industria “siano a rischio complicità per pratiche dannose”.

 

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