Il regolamento UE sul metano non disturba l’industria oil&gas

I Ventisette vogliono meno controlli e tempistiche più dilatate per non far pesare troppo gli adempimenti sugli operatori di settore. Ma in questo modo si decide che le ‘piccole’ perdite di metano non devono essere riparate

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Il Consiglio rilassa i criteri del nuovo regolamento UE sul metano

(Rinnovabili.it) – Controlli meno frequenti e ancora nessun obbligo per gli importatori. Con il voto di ieri in Consiglio, i Ventisette hanno rilassato ancora di più i criteri già piuttosto blandi contro le emissioni di metano proposti dalla Commissione UE esattamente un anno fa. Se nei prossimi negoziati con l’Europarlamento prevarrà la linea dei paesi UE, il regolamento UE sul metano si preoccuperà più di tutelare l’industria oil & gas che di abbattere le emissioni di questo gas serra.

L’elefante nella stanza continua a essere il metano importato. Che pesa tantissimo sul totale delle emissioni legate al consumo europeo, visto che il continente ha volumi di produzione bassi. L’UE importa più dell’80% del gas che consuma, per cui la maggior parte delle emissioni avvengono all’estero. Di tutto questo, però, secondo il Consiglio il nuovo regolamento UE sul metano non si deve occupare. Gran parte dei Ventisette non vuole correre il rischio di innervosire i paesi fornitori in una congiuntura così critica per la sicurezza energetica europea, e con un mercato globale del gas con così pochi margini come quello attuale.

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Così il regolamento -che continua a ignorare le altre fonti principali di metano, cioè agricoltura e rifiuti- detterà solo obblighi agli operatori oil & gas localizzati sul territorio europeo. Ma con criteri più rilassati rispetto a quelli che aveva delineato l’esecutivo UE a dicembre dell’anno scorso. Tutti i leak di metano dovranno essere monitorati e riportati, ma l’industria dovrà agire solo sulle perdite più grandi. I pozzi offshore più profondi di 700 metri saranno esentati.

La ratio? Meglio pescare pochi pesci grandi che tanti pesci piccoli. Per il Consiglio, infatti, aumentare i limiti di rilevamento e le soglie di riparazione serve per “aumentare l’efficienza nel trattare volumi significativi di perdite piuttosto che un numero maggiore di piccole perdite che rappresentano quote inferiori di emissioni”. In altre parole, si vuole alleggerire il peso amministrativo e di forza lavoro richiesta all’industria.

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Impegni, quelli suggeriti dalla versione del Consiglio, che non sembrano allineati con l’ambizione di tagliare le emissioni di metano del 30% entro il 2030, l’obiettivo della Global Methane Pledge di cui l’UE è promotrice.

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