Flop sul clima al vertice G7: tanti annunci, poche risorse

Il buco nell’acqua sulla finanza climatica fa traballare il successo della Cop26 di Glasgow. Sul taglio delle emissioni qualche passo avanti solo sul carbone (ma tappeto rosso a tecnologie CCS). I progressi sulla biodiversità, finalmente in un’azione integrata con quella climatica. Mobilità sostenibile e transizione giusta i grandi assenti

Vertice G7: tutte le decisioni su clima e transizione ecologica
credits: European Union

Si è chiuso il 13 giugno il vertice G7 in Cornovaglia

(Rinnovabili.it) – Da Carbis Bay sono arrivate più promesse che spiegazioni concrete sui prossimi passi da compiere. Il vertice G7 in Cornovaglia è un susseguirsi di annunci sul clima, ma per il momento i punti fermi sono decisamente pochi. A far alzare qualche sopracciglio è la distanza tra gli obiettivi fissati e le risorse (poche) mobilitate per centrarli. Soprattutto sulla finanza climatica, dossier fondamentale per il successo della Cop26 di novembre.

Anche se è indiscutibile che qualcosa si è mosso. I 7 leader dei paesi con le economie più avanzate non hanno fatto mielina e hanno affrontato quasi tutti i temi più rilevanti sul fronte del contrasto al cambiamento climatico e della transizione ecologica. Vediamo nel dettaglio quali decisioni hanno preso (e cosa è stato lasciato nel cassetto) al vertice G7 in Cornovaglia.

Le scelte del vertice G7 su emissioni e clima

Il vertice G7 si è concluso con un annuncio “luccicante” per affrontare la crisi climatica in corso. Riguarda le emissioni di CO2: i 7 paesi si sono impegnati a tagliarle del 50% entro il 2030, anche se soltanto rispetto ai livelli del 2010. Non è un obiettivo particolarmente ambizioso. Anzi, visto dall’Europa forse è un compromesso molto al ribasso per fare in modo che potessero salire a bordo anche Canada, Giappone e Stati Uniti senza scompaginare i loro piani climatici.

L’Unione Europea ha fissato con la legge sul clima l’obiettivo di riduzione delle emissioni del 55% entro fine decennio rispetto ai livelli del 1990. Suga e Trudeau hanno alzato le rispettive ambizioni climatiche, ma restano ben distanti. Così come non pareggiano i conti con Bruxelles nemmeno gli USA di Biden: il nuovo obiettivo americano è -52% rispetto ai valori del 2005: corrisponde soltanto a un -41% sui livelli del 1990.

La promessa che esce dal vertice G7 non sposta di una virgola la situazione. Si limita a ribadire promesse già annunciate mesi fa. Riaffermata anche la volontà di rispettare l’obiettivo più ambizioso dell’accordo di Parigi, cioè contenere il riscaldamento globale entro gli 1,5°C rispetto ai livelli pre industriali.

Lotta al carbone (ancora)

Qualche spunto positivo arriva dal fronte energetico. I 7 governi si impegnano a cessare ogni supporto al carbone nei paesi OCSE entro la fine del 2021. Una promessa che si somma a quella, già messa sul piatto mesi fa, di cancellare tutti i sussidi ai combustibili fossili entro il 2025. Significa l’addio al carbone termico una volta per tutte? Non esattamente.

Il comunicato finale sottolinea che i partecipanti al vertice G7 sono d’accordo a stralciare il supporto all’installazione di nuova capacità da carbone termico, a meno che non sia abbinato a tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio (CCS) che ne riducano le emissioni.

Se gli sforzi in questa direzione sono così tiepidi è probabilmente per la posizione scomoda del Giappone. Per Tokyo accettare questa conclusione è un passo avanti importante, visto che la sua dipendenza dal carbone nel mix elettrico arriva al 31%.

Neutralità climatica: sì, ma come?

Piuttosto fumoso anche il passaggio in cui il vertice G7 ribadisce ancora una volta di voler raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Su questo punto un successo del summit sarebbe stato un accordo sulle tappe da rispettare nei prossimi 30 anni, con particolare enfasi agli sforzi necessari durante questo decennio. Niente di tutto questo.

Il comunicato finale è molto laconico al riguardo: “Ci impegniamo a presentare strategie a lungo termine che stabiliscano percorsi concreti per azzerare le emissioni nette di gas serra entro il 2050 il prima possibile, facendo il massimo sforzo per farlo entro la COP26”. Da qui al 1° novembre, quindi, i 7 paesi dovrebbero pubblicare questi documenti. Senza i quali, l’orizzonte net-zero resta un’etichetta vuota e inutile.

Finanza climatica: fallimento del vertice G7

Malissimo invece il capitolo finanza climatica. Era il tema più atteso e la prova del nove per capire se il vertice G7 poteva davvero rilanciare l’ambizione in vista degli appuntamenti internazionali dei prossimi mesi. Il premier britannico Boris Johnson si era speso molto per raggiungere risultati spendibili alla Cop26. Il fallimento di un accordo sostanzioso su questo tema, invece, fa scricchiolare anche l’ambizione del vertice sul clima di Glasgow.

Il punto era aumentare le somme da destinare alla transizione ecologica dei paesi più svantaggiati e trovare un modo per far sì che venissero stanziati tutti e per davvero. Il comunicato finale su questo punto glissa. Non c’è stato accordo sull’alzare l’impegno più dei 100 miliardi di dollari l’anno preso in sede ONU, né su come far sì che i paesi li sborsino davvero (ad oggi questa promessa è sempre stata largamente disattesa).

L’unico punto positivo è quello già annunciato prima del vertice G7, cioè l’accordo sulla trasparenza e l’inclusione del clima nel reporting degli attori economici dei paesi G7. Per Jennifer Morgan, direttore esecutivo di Greenpeace, “il G7 non è riuscito a prepararci per una Cop26 di successo, poiché la fiducia è gravemente carente tra i paesi ricchi e quelli in via di sviluppo”.

Le altre decisioni del summit

Il vertice G7 ha toccato il tema della tutela della biodiversità gettando le basi – finalmente – per un’azione con gli sforzi sul clima. Il motore dell’iniziativa è il Nature Compact 2030 del G7, con cui i 7 paesi si coordinano sui 4 pilastri dell’azione per proteggere la diversità biologica già al centro degli sforzi dell’ONU. In più, la Cop26 di Glasgow sarà più integrata con la Cop15 di Kunming, il vertice internazionale sulla biodiversità che si svolgerà in Cina a ottobre.

La decarbonizzazione dei trasporti è menzionata, ma senza novità di rilievo. Al di là di ripetere gli obiettivi di lungo termine, mancano impegni precisi sul trasporto stradale così come su quello aereo e marittimo. Il passaggio sulle infrastrutture verdi è sostanzialmente vuoto: mancano del tutto i dettagli su quante risorse vengono mobilitate e per realizzare cosa. Idem per l’innovazione verde, dove il comunicato finale è ancora più avaro di dettagli.

Articolo precedenteLatte di pecora più sostenibile e redditizio, grazie al progetto Life “Sheep to ship”
Articolo successivoCold Ironing ed il ruolo dei porti nella riduzione delle emissioni marittime

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Leave the field below empty!