Report EPCI, settore carta e imballaggi: più riciclo e fibre FSC

WWF ha pubblicato il sesto Environmental Paper Company Index (EPCI 2019), report realizzato per aumentare la trasparenza e la consapevolezza su come i settori della cellulosa, della carta e degli imballaggi possono ridurre la loro impronta ecologica

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By AlexiusHoratiusOwn work, CC BY-SA 3.0, Link

Il WWF sprona l’industria della cellulosa e della carta ad assumere un ruolo guida nella riduzione dell’impronta ambientale aumentando riciclo e materie certificate FSC

(Rinnovabili.it) – La crescente pressione per sostituire gli imballaggi in plastica porterà, entro il 2025, ad un raddoppio del consumo di carta. Ad affermarlo è il WWF secondo cui, pur facendo crescere la quota di materia prima seconda, per soddisfarne la futura domanda globale saranno necessari circa 250 milioni di ettari di piantagioni. Un trend che aumenterà inevitabilmente gli impatti sulle foreste naturali, sugli ecosistemi acquatici, sulla fauna selvatica in pericolo e, in generale, sui cambiamenti climatici.  

Per favorire la trasparenza e la consapevolezza di produttori e consumatori, ogni due anni il WWF invita circa 100 tra le più importanti aziende attive nel settore della carta a partecipare all’Environmental Paper Company Index (EPCI), report che traccia le prestazioni delle imprese in materia di approvvigionamento responsabile, processi produttivi, sistemi di gestione ambientale (EMS) e reporting.

L’edizione 2019 dell’indice, pubblicata ieri dall’associazione, riunisce quasi 300 stabilimenti, di cui il 48% in Europa, il 22% in Nord America, il 22% in Sud e Centro America, il 7% in Asia e l’1% in Africa. Quest’anno, hanno partecipato all’EPCI solo 30 delle 84 aziende invitate, di cui due italiane: il gruppo cartario Sofidel, marchio Regina ed il gruppo Fedrigoni, nella categoria graphic paper. 

 

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Stando ai numeri del report, gli sforzi nella riduzione degli impatti dei processi produttivi variano notevolmente: diverse aziende hanno strategie e obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra (GHG), ma poche hanno ottenuto buoni risultati per quanto riguarda il riciclo dei materiali di scarto. 

Nel complesso, la valutazione mostra che le aziende partecipanti ottengono il 76% dei punti massimi per l’approvvigionamento responsabile delle fibre, il 70% per i processi produttivi e il 64% per i sistemi di gestione ambientale (SGA) e la trasparenza nella rendicontazione. Calcolando un punteggio medio del 70%, emerge una leggera flessione rispetto alla performance complessiva dell’EPCI 2017, il cui valore raggiungeva  il 73%. 

Oltre al minor utilizzo di materiali riciclati per tutte le categorie di prodotti, ad eccezione dell’imballaggio, una tendenza altrettanto importante da notare è infatti la riduzione complessiva della fibra proveniente da fonti certificate Forest Stewardship Council (FSC). Eppure, come evidenziato dal Responsabile Sustainable Pulp, Paper and Packaging, WWF Forest Sector Transformation Mauro Ciriminna, “il materiale riciclato svolge un ruolo centrale nel raggiungimento di un’economia circolare e dovrebbe diventare la prima scelta dell’industria per ridurre la pressione sulla fibra vergine e sulle foreste di tutto il mondo. A livello globale – fa notare Ciriminna – se le aziende utilizzassero più fibre riciclate post-consumo e certificate FSC, otterrebbero un punteggio migliore”. 

Ad oggi considerato lo schema di certificazione forestale più credibile secondo il WWF Forest Certification Assessment Tool (CAT), l’FSC si dimostra infatti una strategia chiave per le aziende attive nel settore della carta, poichè in grado di eliminare la deforestazione dalle loro catene di approvvigionamento, ridurre l’impatto ambientale e proteggere le foreste ad alto valore di conservazione. 

 

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