Gestione rifiuti e coronavirus: la crisi colpisce, serve nuovo approccio

Diminuiscono i rifiuti industriali, aumentano quelli sanitari, mentre il settore del riciclo annaspa. Althesys: “il settore rischia un miliardo di euro di perdite”. ARERA: “Manteniamo il timone verso la sostenibilità”

gestione rifiuti

Analizzato l’impatto del Covid19 sul sistema di gestione rifiuti in Italia

(Rinnovabili.it) – La gestione rifiuti italiana sta reggendo, ma gli impatti del Covid-19 si percepiscono ormai a ogni livello della filiera. E il rischio di un collasso del sistema continua ad essere assillante. Per alcuni territori non si tratta di una novità e molti degli stress, che oggi incidono sul comparto, risalgono a ben prima della diffusione del coronavirus. Ma la crisi sanitaria e le necessarie misure di lockdown stanno esasperando debolezze intrinseche del sistema. A mostrarmene effetti e pericoli è il oggi WAS Report, il documento elaborato annualmente da Althesys per raccontare la gestione rifiuti nazionale.

La relazione mette sul tavolo una serie di fattori differenti che, ognuno a loro modo, stanno alimentando l’emergenza. Primo fra tutti, il boom dei rifiuti sanitari. Fra guanti, tamponi faringei e mascherine chirurgiche, la quantità di scarti da gestire cresce di settimana in settimana a ritmi vertiginosi. E la questione non riguarda solo ospedali e nosocomi. “L’Istituto Superiore di Sanità ha chiesto che le persone trovate positive o in quarantena non differenzino i propri rifiuti”, spiega Althesys. In questo casi, infatti, la spazzatura può essere conferita in un unico sacchetto e trattata come scarti pericolosi: sarà incenerita nei termovalorizzatori senza alcun pre-trattamento.

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Segno meno per i rifiuti industriali e urbani

Se i rifiuti sanitari stanno crescendo, un’altra categoria di scarti sta invece precipitando: quelli industriali o “speciali”.  Lo stop alle attività produttive, imposto dal governo, ha dato immediati effetti. Ma non sempre un calo rappresenta una buona notizia, come ricorda Alessandro Marangoni, chief executive officer di Althesys. “Da una prima stima sui settori previsti dal DPCM del 25 marzo, calcolando la perdita di mesi lavorativi, si avrebbero tra i 4,2 e i 4,8 milioni di tonnellate di rifiuti speciali in meno solo nelle 3 regioni più colpite: Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna”.  Per le aziende responsabili della gestione rifiuti speciali, i tagli alle quantità si tradurranno in una perdita di fatturato intorno al miliardo di euro.

A frenare sono anche i rifiuti urbani e assimilati, soprattutto se provenienti dal settore terziario. “Il calo dei consumi potrebbe ridurre i rifiuti urbani fino a 2,5 mln di tonnellate”, aggiunge Marangoni. “Il virus arriva purtroppo là dove la prevenzione e i tentativi di ridurre i rifiuti hanno fallito”. Ma anche in questo caso non si tratta di un dato positivo per la gestione rifiuti italiana.

Il riciclo è in affanno, servono nuovi stoccaggi

Ma è forse il comparto del riciclo, il più colpito dalla crisi del coronavirus. Gli stoccaggi dei materiali raccolti con la differenziata si stanno, infatti, saturando rapidamente. Il motivo? Una quantità eccessiva di materia prima seconda inutilizzabile. La chiusura di aziende e industrie, che normalmente avrebbero impiegato plastica, carta, vetro, metalli riciclati, pesa considerevolmente sul mercato. A ciò si aggiunge la temporanea sospensione delle esportazioni, altro elemento chiave del sistema di gestione rifiuti.

E poi c’è il nodo dei costi. “Un sistema che non tiene conto delle quantità di rifiuti prodotti, come la tassa rifiuti, rischia di gravare eccessivamente su settori quali il commercio e la ristorazione, già duramente provati dalla crisi”, afferma il ceo di Althesys. “Il loro calo, tuttavia, produrrà risparmi limitati per i gestori, dati i costi fissi e la necessità di assicurare la continuità del servizio”.

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Trasparenza e sostenibilità per la gestione rifiuti nazionale

Sulla questione è intervenuta ieri anche l’ARERA, in questi giorni attenta ad evitare indiscriminati aumenti di prezzo. La regolazione dell’Authority consente di “misurare” il settore, valutando i singoli elementi gestionali. In altre parole l’ARERA è in grado di riconoscere con tempestività costi straordinari durante situazioni di difficoltà temporanee, come quelle attuali. “La regolazione – si legge in una nota stampa – rende più evidente e tracciabile ogni fase e i relativi costi della raccolta, del trasporto e del trattamento, anche laddove gli impianti di trattamento non esistono e obbligano a viaggi verso altri Paesi che oggi, in emergenza, non accolgono i nostri rifiuti”.

Il settore è in una fase di stress, di fronte a cui l’Autorità raccomanda di mantenere il timone nella rotta individuata, verso un sistema industriale che chiuda il ciclo dei rifiuti e rispetti i principi di sostenibilità economica e ambientale previsti dall’Unione Europea.

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