Sergio Castellari: “Così mi immagino l’accordo sul clima”

La cattiva notizia è che il patto sul clima non sarà vincolante. Quella buona è che vi sarà un accordo globale per la prima volta nella storia delle COP

Sergio Castellari Vi svelo come andrà la Conferenza sul clima 2

 

(Rinnovabili.it) – L’accordo sul clima dovrebbe contenere impegni volontari e con tutta probabilità sarà privo di un meccanismo che vincoli le parti al rispetto degli obiettivi. La pensa così Sergio Castellari, esperto dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV) ed ex responsabile per le politiche di adattamento presso il Centro Euromediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC). Ma invita a non scoraggiarsi: la COP 21 rappresenta un momento fondamentale nella storia dei negoziati climatici: per la prima volta si dovrebbe uscire dal summit con un accordo di natura globale. La scommessa sarà riuscire a migliorarlo entro il 2020, data in cui entrerà in vigore.

 

Foto_S.Castellari
Sergio Castellari

Quali obiettivi saranno presumibilmente raggiunti al termine di questa Conferenza sul clima?

Probabilmente si raggiungerà il consenso sul testo di un nuovo accordo. Esso sarà globale, perché coinvolgerà tutti o quasi tutti i Paesi membri UNFCCC: sarà attuato entro il 2020 e resterà valido fino al 203. Il patto sarà costituito da impegni volontari di riduzione delle emissioni di gas serra secondo i contributi offerti dai Paesi. Non sarà incluso un meccanismo di compliance [rispetto delle disposizioni ndr], valutazione e rispetto dei target, che però potrebbe essere elaborato negli anni che ci separano dal 2020. Vi saranno, invece, impegni nel campo dell’adattamento ai cambiamenti climatici e dei finanziamenti ai Paesi in via di sviluppo.

 

Quali sono le criticità attorno al meccanismo loss and damage e come dovrebbe evolversi il dibattito su questo tema in seno alla COP?

Il dibattito attorno al meccanismo sulle perdite e i danni climatici è molto complicato e potrebbe rallentare la negoziazione sul testo dell’accordo. Non è detto che questo tema verrà affrontato dal testo finale, potrebbe essere inglobato nei paragrafi sull’adattamento (come chiedono alcuni Paesi). Vi sono anche problemi di natura tecnica: come attribuire al cambiamento climatico tutti gli eventi estremi che colpiranno i Paesi in via di sviluppo? Come si quantificheranno i danni? Difficile prevedere quale opzione passerà a Parigi.

 

Dal momento che è da escludere il raggiungimento di un trattato internazionale vincolante, quali sono le ragioni per guardare alla COP con ottimismo?

A mio parere un trattato internazionale legalmente vincolante deve implicare un meccanismo di verifica e valutazione degli impegni previsti dai Paesi e un meccanismo di compliance. Negli ultimi anni di negoziazione UNFCCC, i Paesi non sono riusciti ad affrontare in maniera esauriente queste tematiche. Spero che ciò possa accadere negli anni successivi al 2015 e prima del 2020, quando il possibile accordo diventerà operativo. Tuttavia, anche un patto globale privo di un vero meccanismo di compliance sarà un grande passo in avanti. Per la prima volta, infatti, tutti i Paesi (o quasi) saranno coinvolti in un impegno planetario di riduzione delle emissioni.

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