Trump spiana la strada agli oleodotti Dakota Access e Keystone XL

Firmati gli ordini esecutivi per il rilancio dei due controversi oleodotti. Trump: “Andremo avanti, anche se li rivedremo”

Trump spiana la strada agli oleodotti Dakota Access e  Keystone XL

 

(Rinnovabili.it) – Non perde tempo il nuovo presidente degli Stati Uniti. Dopo solo poche ore dalla cerimonia di insediamento alla Casa Bianca, Donald Trump ha iniziato a smantellare, tassello dopo tassello, l’intera eredità di norme, accordi e regolamenti lasciati da Barack Obama. L’ultima firma apposta dal presidente americano è sugli ordini esecutivi che spianano la strada a due delle infrastrutture energetiche più controverse degli USA: gli oleodotti Dakota Access Pipeline e Keystone XL. Entrambi i progetti avevano acceso vive proteste per i forti rischi ambientali a essi connessi ed entrambi avevano registrato una battuta d’arresto.

 

Il primo, chiamato anche solo con la sigla DAPL, è la pipeline realizzata dalla controllata di Energy Transfer Partners (tra i generosi finanziatori della campagna di Rick Perry, il nuovo segretario DoE); 1.186 km di oleodotto per trasportare il greggio dal North Dakota all’Illinois. Il tracciato è quasi completato se si esclude il tratto progettato per passare sotto il lago Oahe. Il pericolo di un incidente e della contaminazione delle acque da cui dipendono la vicina tribù Sioux Standing Rock e milioni di altri cittadini più a valle, ha creato nell’ultimo anno un movimento di protesta compatto.

Il fronte NODAPL ha portato avanti la lotta per mesi senza apparenti risultati fino a quando, a sorpresa, lo scorso dicembre l’Army Corps of Engineers ha appoggiato gli attivisti: il genio militare, dopo aver chiesto più tempo per  nuovi studi di impatto ambientale, ha annunciato che non avrebbe concesso la servitù di passaggio nella zona.

 

Standing Rock

 

Il secondo rappresenta la quarta fase del Keystone Pipeline System, sviluppato dalla TransCanada Corporation  per trasportare fino a 830mila barili di oli bituminosi dal Canada fino alle raffinerie dell’ Illinois e del Texas. Il progetto è stato definitivamente bocciato da Obama nel 2015, chiudendo la questione con poche parole: “Non è nell’interesse dell’America e non avrebbe un contributo significativo per la nostra economia”.

 

Ma nell’Era dell’America First Energy Plan, le fonti fossili hanno la precedenza. E con l’eliminazione (per ora solo promessa) del Clean Water Rule, i due oleodotti non dovranno neppure preoccuparsi di chiedere deroghe speciali in prossimità di corsi d’acqua o bacini idrici. “Andremo avanti, anche se li rivedremo”, ha assicurato Trump al momento della firma dei due decreti nei quali ha inserito una clausola che impone l’uso di materiale “made in USA”. 

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