Sono quasi 70mila i chilometri di costa del continente e il 40% della popolazione europea vive entro i 50 chilometri dai litorali. L'economia legata alle attività marine, per l'Ue, vale 5 milioni di posti di lavoro.

di Erminia Voccia
La Commissione Ue ha adottato il Patto Europeo per l’Oceano, un’iniziativa utile a riunire tutte le politiche europee per l’oceano in un unico quadro di riferimento. Il patto era stato annunciato per la prima volta l’anno scorso nelle linee guida della Presidente Ursula von der Leyen e prevede la proposta di una nuova legge europea sull’oceano, una misura di ampia portata, per adesso ancora abbastanza generica. “L’Oceano è acqua e l’acqua è vita. Ecco perchè il patto è così importante per noi“, ha detto Ursula von der Leyen.
Lo scopo e affrontare le crescenti sfide che riguardano l’oceano e riaffermare la leadership europea nella governance dei mari. Il patto definisce un approccio globale basato tuttavia su leggi e iniziative già esistenti e sarà presentato alla Conferenza delle Nazioni Unite sull’Oceano il 9 giugno a Nizza, in Francia.
Cosa prevede il Patto Europeo per l’Oceano
Il patto ha lo scopo di promuovere la blue economy, favorendo allo stesso modo lo sfruttamento responsabile delle risorse marine, il sostegno alle attività economiche legate al mare da cui dipende il benessere delle comunità costiere. L’iniziativa punta a dimostrare il forte interesse di Bruxelles a preservare gli ecosistemi marini e a incoraggiare la ricerca scientifica necessaria all’adozione di soluzioni sempre più avanzate e innovative a favore dell’economia blu.
Il mare è una risorsa strategica per l’Unione. Sono quasi 70mila i chilometri di costa del continente e il 40% della popolazione europea vive entro i 50 chilometri dai litorali. L’economia legata alle attività marine, per l’Ue, vale 5 milioni di posti di lavoro.
Per sottolineare l’importanza dell’oceano per l’Ue, il Commissario per la pesca e l’oceano, Costas Kadis, ha ricordato: “L’oceano rappresenta più del 70% della superficie terrestre, l’80% della biodiversità e oltre il 50% dell’ossigeno prodotto sul nostro pianeta. Il 74% del commercio estero dell’Unione è trasportato via mare e il 99% del traffico globale di internet corre su cavi sottomarini“.
Il Patto europeo per gli oceani non enumera alcuna nuova concreta misura per la designazione di aree marine protette o per migliorarne la gestione, ma serve soprattutto a garantire l’applicazione efficace della legislazione Ue. L’iniziativa è finalizzata a incoraggiare i Membri Ue a istituire e gestire adeguatamente le aree marine protette. Propone inoltre di creare una riserva europea di carbonio blu, o il carbonio catturato e immagazzinato negli ecosistemi costieri e marini come biomassa e sedimenti, contribuendo così a limitare gli cambiamento climatico.
L’esecutivo Ue promette di supportare anche l’implementazione delle tecnologie per l’eolico offshore. Il patto intende infatti sostenere l’innovazione in settori cruciali come le energie rinnovabili, il trasporto marittimo pulito, l’acquacoltura sostenibile, la robotica subacquea e in generale un sistema economico che tenga conto dell’impatto ambientale. Lo stimolo a questi settori potrebbe portare nuove possibilità di impiego nel continente.

La Commissione ha promesso anche l’adozione di una nuova legge, un “Ocean Act”, da approvare entro il 2027, e l’istituzione di un “Ocean Board“. Faranno parte di quest’ultimo tutti i portatori di interesse del settore e le Ong, oltre che un gruppo di monitoraggio responsabile di assicurare la realizzazione degli obiettivi contenuti nel “patto per gli oceani”. “L’Ocean Act – ha spiegato Kadis – aggiornerà la Direttiva per la Pianificazione dello Spazio Marittimo“, la direttiva sulla gestione delle risorse marine dell’Unione. Kadis ha assicurato che la nuova legge andrà anche oltre, fornendo una base di riferimento per attuare gli obiettivi del patto. Per la Presidente della Commissione von der Leyen, il “patto per gli oceani” è come un lascito politico.
“In aggiunta alla revisione ancora in corso della politica comune della pesca – ha aggiunto il Commissario Ue – e di una sua possibile modifica, l’anno prossimo presenteremo un progetto più ampio per la pesca e l’acquacoltura per il 2040, guardando in particolare alla pesca artigianale“.
I sei pilastri indicati dalla Commissione
- proteggere e ripristinare la salute dell’oceano sostenendo i Paesi Membri dell’Unione nello sforzo di ripristinare gli habitat marini costieri degradati;
- Rafforzare la competitività della blue economy europea, attraverso il sostegno all’industria marittima, e l’adozione di una Blue Generational Renewal Strategy che favorisca l’accesso dei giovani professionisti alla ricerca, alla tecnologia e alla pesca sostenibile;
- supportare le comunità costiere e insulari, comeprese quelle nelle regioni più remote attraverso strategie nuove o aggiornate dedicate a queste realtà;
- potenziare la sicurezza e la difesa marittime attraverso la cooperazione di Guardia Costiera Ue e Marina
- stimolare la conoscenza, la ricerca e l’innovazione connesse all’oceano
- rafforzare la diplomazia europea e la governance internazionale sull’oceano incrementando gli strumenti necessari alla lotta alla pesca illegale
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