Rinnovabili • Concentrazione CO2: mai aumenti così alti come nel 2024 Rinnovabili • Concentrazione CO2: mai aumenti così alti come nel 2024

La concentrazione di CO2 in atmosfera non è mai aumentata così tanto come nel 2024

Le rilevazioni dell’osservatorio delle Hawaii, a Maunakea, registrano aumenti record per gennaio, febbraio e marzo. La crescita di marzo sullo stesso mese dell’anno precedente è stata di 4,7 parti per milione, la più elevata in assoluto per qualsiasi mese nella serie storica. Il 2024 sta crescendo più rapidamente del 2016, l’anno che finora detiene il primato

Concentrazione CO2: mai aumenti così alti come nel 2024
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El Niño contribuisce all’aumento della concentrazione di CO2, ma la causa principale restano le fossili

I primi 4 mesi del 2024 segnano un nuovo record nell’aumento della concentrazione di CO2 in atmosfera. Il balzo è particolarmente ampio a marzo. Rispetto allo stesso mese dell’anno prima, le rilevazioni segnalano una crescita di 4,7 parti per milione (ppm). Il valore è alto anche grazie a un livello relativamente basso a marzo 2023, ma è record anche per gennaio e febbraio 2024. Ad aprile l’aumento è stato più contenuto, ma appena sotto il primato precedente che risale al 2016.

“Purtroppo continuiamo a battere i record nel tasso di aumento della CO2”, ha affermato Ralph Keeling, direttore del Programma CO2 presso lo Scripps Institution of Oceanography della UC San Diego. “La ragione ultima è la continua crescita globale del consumo di combustibili fossili”.

Concentrazione di CO2 in atmosfera, il colpo di coda di El Niño

Non è un caso che i due anni con l’aumento maggiore della concentrazione di CO2 in atmosfera siano il 2024 e il 2016. Entrambi sono caratterizzati dalla fase finale di El Niño. Il “Bambino” è un fenomeno ciclico che attiene alla variabilità naturale del sistema climatico terrestre (non dipende da attività umane) e contribuisce ad aumentare la temperatura globale di alcuni decimi di grado.

E’ anche (non esclusivamente) per la presenza di un Niño molto intenso nella seconda metà dell’anno scorso che il 2023 ha raggiunto un livello senza precedenti di riscaldamento globale, +1,48°C secondo il sistema europeo Copernicus. Ma il Bambino influisce anche sulla quantità di CO2 in atmosfera, aumentandola.

“La concentrazione di CO2 tende ad aumentare particolarmente rapidamente verso la fine degli eventi di El Niño. In precedenza, il tasso di crescita più rapido dei gas serra si è verificato all’inizio del 2016, alla fine della stagione di El Niño”, spiega l’istituto statunitense, che si basa sulle rilevazioni presso l’osservatorio di Maunakea, alle Hawaii. (La strumentazione è stata installata sull’isola nel 2022 per controllare che i dati dell’osservatorio storico, nella vicina Maunaloa, non fossero alterati dall’eruzione del vulcano dell’isola).

Ovviamente quello di El Niño è solo un contributo, non spiega per intero un aumento così consistente della concentrazione di CO2. Il fattore principale dietro questa crescita è il consumo di fossili. “L’impennata della crescita dovuta a El Niño si è aggiunta all’aumento a lungo termine della crescita di CO2 legata all’aumento delle emissioni di combustibili fossili, che sono aumentate del 5% dal 2016 a oggi”, specifica l’istituto.

2024 batte 2016

Il balzo più consistente, finora, era quello registrato tra giugno 2015 e giugno 2016, quando la CO2 era aumentata di 4,1 ppm anno su anno. Marzo 2024 lo ha superato di ben 0,6 ppm. Anche gennaio e febbraio sono su valori superiori a quelli degli stessi mesi del 2016, rispettivamente con aumenti della concentrazione di CO2 di 3,4 ppm (contro i 2,6 di 8 anni fa) e di 4 ppm (contro i 3,7 del 2016). Solo aprile, nel 1° quadrimestre di quest’anno, è cresciuto meno dello stesso mese del 2016, con +3,6 ppm.

“Ma prendendo in considerazione i primi quattro mesi del 2024, il tasso di crescita è ben superiore a quello del 2016”, sottolinea ancora l’istituto. “Se questo El Niño seguisse lo schema dell’ultimo El Niño, il mondo potrebbe sperimentare un tasso di crescita molto elevato per molti altri mesi”.

Cosa ci dice il dato sulla concentrazione di anidride carbonica?

Misurare l’accumulo di anidride carbonica in atmosfera è uno degli indicatori più affidabili per tastare il polso della crisi climatica. La CO2 è il principale gas climalterante responsabile dell’effetto serra. Più aumenta, più l’atmosfera trattiene il calore in arrivo sul Pianeta attraverso la radiazione solare, che diversamente sarebbe disperso nello spazio. Siccome permane in atmosfera per decenni o secoli, la sua concentrazione ha un effetto sulla temperatura della Terra nel lungo termine e non si manifesta immediatamente. I livelli di CO2 di oggi, quindi, permetterebbero alla temperatura globale di continuare a salire anche se, per ipotesi, azzerassimo tutte le emissioni immediatamente.

“Questa recente impennata mostra quanto dobbiamo ancora fare per stabilizzare il sistema climatico”, ha affermato Keeling. “La stabilizzazione richiederà che i livelli di CO2 inizino a diminuire. Invece, la CO2 sta aumentando più velocemente che mai”.

Prima dell’era industriale, i valori di anidride carbonica erano rimasti stabili attorno a 280 parti per milione per circa 6000 anni. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale erano 310 ppm. Durante la crisi petrolifera degli anni ’70 erano 335 ppm. Poi inizia l’accelerazione: 353 ppm nel 1990, 368 ppm nel 2000 (+15), 388 ppm nel 2010 (+20), 412 ppm nel 2020 (+24).

A maggio 2023 – il mese in cui si registra normalmente il picco annuale, prima della fogliazione nell’emisfero boreale, la concentrazione di CO2 in atmosfera era arrivata a 423,78 ppm.

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About Author / Lorenzo Marinone

Scrive per Rinnovabili dal 2016 ed è responsabile della sezione Clima & Ambiente. Si occupa in particolare di politiche per la transizione ecologica a livello nazionale, europeo e internazionale e di scienza del clima. Segue anche i temi legati allo sviluppo della mobilità sostenibile. In precedenza si è occupato di questi temi anche per altri siti online e riviste italiane.