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Innescare punti di non ritorno climatici è molto più probabile di quanto pensiamo

Senza emissioni negative – raggiunte con il ripristino dei pozzi di carbonio naturali o l’introduzione di tecnologie per la rimozione della CO2 dall’atmosfera, e congiuntamente con il taglio drastico delle emissioni antropiche – avremmo uno scenario di gas serra a concentrazione costante. Che aumenta la probabilità di innescare molti tipping point

Punti di non ritorno climatici: cosa succede senza emissioni negative?
Foto di Martin Sanchez su Unsplash

Lo studio sull’innesco dei tipping point climatici è apparso su Earth’s Future

(Rinnovabili.it) – Molte delle roadmap per mantenere la temperatura globale attorno agli 1,5 gradi prodotte in questi anni prevedono un ruolo più o meno corposo per le tecnologie di rimozione della CO2 dall’atmosfera. Lo stesso ha fatto l’ultimo rapporto dell’IPCC nel capitolo dedicato agli scenari emissivi. Ma cosa succede se queste tecnologie non sono disponibili o non producono effetti alla scala ipotizzata, anche con la riduzione quasi a zero delle emissioni antropiche? Secondo uno studio pubblicato su Earth’s Future, c’è il rischio più che concreto non solo di sforare le soglie dell’Accordo di Parigi, ma anche di innescare diversi punti di non ritorno climatici.

L’ipotesi di partenza è che in un mondo dove le politiche climatiche hanno azzerato o quasi le emissioni di gas climalteranti, ma il bilancio emissivo globale non è negativo e i pozzi di carbonio naturali riescono appena a bilanciare i gas serra residuali ancora prodotti, si instaurerebbe uno scenario che gli autori dello studio definiscono “equilibrium committed warming”. In questo scenario, la concentrazione di gas climalteranti in atmosfera resta costante ma non cala, così come resta costante il forzante radiativo, cioè l’influenza dei gas serra sul bilancio energetico della Terra. Come risponderebbe il sistema climatico terrestre?

Scenari emissivi e punti di non ritorno climatici

Secondo gli autori, tenderebbe a una transizione verso un nuovo stato di equilibrio. Che comporta aumenti della temperatura globale e, di conseguenza, il possibile innesco di punti di non ritorno climatici. La differenza la fa la traiettoria emissiva seguita prima di arrivare a emissioni antropiche pari a zero o appena positive.

Considerando la situazione attuale, con il forzante radiativo odierno – quindi senza aumento delle concentrazioni di gas serra oltre i livelli di oggi – “la probabilità di superare la soglia di 1,5°C e la soglia di 2,0°C è rispettivamente dell’83% e del 55%”, sostengono gli autori. Se invece si osserva lo scenario emissivo più vicino alla traiettoria su cui ci troviamo oggi, cioè l’RCP4.5, “stimiamo che nella fase transitoria verranno superati due punti di non ritorno climatici”, si legge nello studio. E se il forzante radiativo viene mantenuto fisso dopo il 2100, “vengono superate altre sei soglie di tipping points”. Per far sì che la temperatura globale resti realmente attorno agli 1,5 gradi e non si inneschino tipping point “è necessario raggiungere rapidamente l’obiettivo di zero emissioni nette, il che ridurrebbe notevolmente la probabilità di innescare i punti di non ritorno climatici”.