Quasi la metà delle 327 città considerate non ha pubblicato piani di adattamento al cambiamento climatico. E quando presenti risultano inefficaci o non allineati alle minacce reali poste dal clima

di Erminia Voccia
Analisi dei piani di adattamento urbano delle città europee
Oltre il 70% delle città europee è impreparato ad affrontare i rischi del surriscaldamento globale. Il monito proviene da un studio pubblicato a metà maggio su Nature Climate Change. Quasi la metà delle 327 città considerate non ha pubblicato piani di adattamento urbano al cambiamento climatico lasciando i ricercatori dubbiosi su come e se stiano agendo per ridurre tali rischi.
Sono 167, invece, le città europee ad averli pubblicati ma spesso tali piani risultano inefficaci o non allineati alle minacce reali poste dal clima. Tra queste città ci sono, ad esempio, Aalborg e Aarhus in Danimarca, Zielona Góra in Polonia e Saragozza in Spagna. Vale a dire che la valutazione dei rischi, gli obiettivi politici, le misure di adattamento e i programmi di monitoraggio non sono coerenti con i pericoli effettivi che queste località si trovano a dover mitigare o fronteggiare.
Più nello specifico, 81 piani identificano il rischio crescente di vento e temporali ma solo 23 di questi (il 28%) include una sempre maggiore capacità di reagire a tali eventi estremi tra i obietivi politici da raggiungere. La ricerca si ferma al dicembre 2020. Dopo quella data moltre città potrebbero aver pubblicato dei piani di adattamento ma resta poco chiaro quanto tali azioni siano coerenti con le minacce concrete e se prendano o meno in considerazione i gruppi sociali da tutelare.
Il divario tra obiettivi di adattamento al clima e strategie implementate
Tale discrepanza tra rischi e azioni contrete contribuisce ad aggravare il “gap” o divario, così definito dalle Nazioni Unite, tra gli obiettivi di adattamento al clima indicati dalle stesse società e le strategie implementate per arrivare al loro compimento. Norimberga in Germania è la peggiore in Europa con il più gap più ampio. Seguono ancora le tedesche Stoccarda e Schwerin, con Birmingham nel Regno Unito subito dietro.
Queste performance stupiscono ancora di più perché in Europa le temperature stanno salendo a un tasso due volte superiore rispetto a qualsiasi altro continente. Il tutto appare ancora più grave se si considera che i governi europei hanno a disposizione ingenti risorse finanziare e una solida storia alle spalle in materia di piani di adattamento urbano.
Mancanza di coerenza rispetto ai rischi da affrontare
Se, ad esempio, una città si trova a doversi misurare con un rischio specifico di inondazioni improvvise, ondate di calore, incendi o siccità ci si augurerebbe che tali vulnerabilià vengano poste in relazione agli obiettivi di adattamento. Tuttavia, questo non avviene di frequente e a farne le spese sono le fasce più deboli della popolazione, le più esposte ai danni causati dal surriscaldamento globale. Al contrario, i governi locali dovrebbero considerare i gruppi sociali più svantaggiati e i settori dell’economia da proteggere.
I ricercatori hanno basato la loro analisi su un database di piani di adattamento di più di 300 città europee. Il database prende in considerazione i 27 membri dell’Ue più il Regno Unito. In generale, copre un ampio bacino di centri urbani con più di 250mila persone e aree urbane con più di 50mila abitanti. Appena il 4% di questi indica nei propri piani i gruppi sociali più vulnerabili al clima e solo l’1% li include nella redazione dei piani di adattamento.

La mappa mostra la coerenza media per piano di adattamento e singole città. I puntini verdi indicano la coerenza piena. La scala di coerenza va dalla tonalità più forte di verde al rosso. Il massimo livello di incoerenza è fissato al 79,6%, Fonte: Reckien et al. (2025).