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Cosa ha deciso la COP29 sull’adattamento al cambiamento climatico

I litigi sulla finanza per il clima hanno fatto irruzione anche nel filone di negoziati sull'adattamento al climate change e il Global Goal on Adaptation. Ma questo dossier ha fatto progressi importanti a Baku

Adattamento cambiamento climatico: i risultati della COP29
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Mentre i riflettori restavano puntati soprattutto sulla finanza climatica, tra i risultati della COP29 sul clima c’è anche qualche notizia positiva sul fronte dell’adattamento al cambiamento climatico. Procede la definizione del quadro del Global Goal on Adaptation (GGA), rivitalizzato l’anno scorso a Dubai dopo 8 anni passati nel dimenticatoio. Qualcosa si è mosso anche sull’altro dossier importante, i Piani Nazionali di Adattamento (PNA). Senza però approdare a un testo condiviso da tutti.

Vediamo nel dettaglio che cosa ha deciso la 29° conferenza Onu sul clima di Baku sui filoni negoziali dedicati all’adattamento al cambiamento climatico, il 2° pilastro (con la mitigazione) fondamentale per l’azione contro la crisi climatica.

I risultati della COP29 sul Global Goal on Adaptation (GGA) per l’adattamento al cambiamento climatico

Il Global Goal on Adaptation (GGA) è stato introdotto dall’Accordo di Parigi (pdf) del 2015. È un concetto proposto a fianco di, e in combinazione con, l’obiettivo di mitigazione che è espresso dal target di mantenere il riscaldamento globale “ben al di sotto” dei 2°C e di sforzarsi di limitarlo a 1,5°C.

Secondo l’articolo 7 dell’Accordo di Parigi, il GGA ha l’obiettivo di:

  • migliorare la capacità adattiva,
  • rafforzare la resilienza, e
  • ridurre la vulnerabilità ai cambiamenti climatici.

In estrema sintesi, i negoziati sul GGA consistono soprattutto:

  • nell’individuare gli obiettivi di adattamento
  • nell’individuare gli indicatori per monitorare i progressi e individuare le mancanze e i bisogni sull’adattamento al cambiamento climatico degli Stati.

Mentre la scelta degli indicatori sulla mitigazione è relativamente semplice, la scelta degli indicatori di adattamento richiede un approccio più complesso.  

Cosa aveva deciso la COP28 di Dubai sull’adattamento

Questo tema è rimasto ai margini dei negoziati nelle conferenze sul clima successive alla COP21 di Parigi. Fino all’anno scorso. A Dubai, la COP28 ha adottato lo United Arab Emirates framework for global climate resilience, un quadro globale per l’adattamento.

Questo framework stabilisce 11 obiettivi da raggiungere entro il 2030:

  • 7 riguardano soluzioni di adattamento al climate change in settori specifici (acqua, salute, biodiversità, cibo, infrastrutture, povertà e patrimonio culturale);
  • gli altri 4 si concentrano sul ciclo dell’adattamento (valutazione dei rischi climatici e della vulnerabilità, pianificazione, implementazione, monitoraggio e apprendimento).

Fissati gli obiettivi a Dubai, resta quindi da aggiungere l’ultimo tassello: per misurare i progressi verso questi obiettivi, è necessario sviluppare un insieme di indicatori applicabili su scala globale. Era questo il tema al centro dei negoziati in Azerbaijan sul GGA.

I progressi della conferenza sul clima COP29 sul Global Goal on Adaptation

A Baku, le delegazioni nazionali sono riuscite a raggiungere una decisione sul numero degli indicatori e su alcuni elementi qualitativi trasversali. Inoltre, hanno lanciato una “Baku Adaptation Roadmap”, con cui si fissa la tabella di marcia per il futuro e si assicura che il tema resti saldamente in agenda alle prossime conferenze sul clima.

Gli indicatori non saranno più di 100, da selezionare tra i circa 5000 che sono stati proposti dagli Stati all’Unfccc nell’ultimo anno. La scelta dovrà garantire la necessaria flessibilità a ciascun paese, permettendo di adeguarsi alle specificità nazionali.

L’articolo 20 della decisione della COP29 sul Global Goal on Adaptation prevede che il risultato del processo di individuazione degli indicatori, che si concluderà l’anno prossimo alla COP30 di Belem:

  • sia un “insieme gestibile” di “non più di 100 indicatori”;
  • comprendano una parte di indicatori “applicabili a livello globale”;
  • comprendano una parte di indicatori opzionali, “un menu che catturi i vari contesti di azione di adattamento”, da cui gli Stati possono scegliere quelli più attinenti;
  • siano pensati per assicurare la valutazione dei progressi.

La finanza climatica irrompe nel GGA

Tra i punti più discussi sul GGA alla COP29 c’è il tema dei cosiddetti “means of implementation”, i mezzi di attuazione. Con questa locuzione si intendono, in buona sostanza, i finanziamenti dedicati all’adattamento al cambiamento climatico. La questione discussa a Baku riguardava se inserire o meno degli indicatori sui mezzi di attuazione.

Tema delicato. Accettare poteva significare dire implicitamente di sì alla necessità di prevedere degli obiettivi specifici per l’adattamento nel negoziato sul Nuovo Obiettivo Quantificato Globale (NCQG), cioè il nuovo obiettivo post 2025 sulla finanza climatica. L’Europa, e il resto dei paesi sviluppati, era quindi contraria, mentre i paesi in via di sviluppo erano favorevoli.

Alla fine, il testo approvato a Baku utilizza questa locuzione, ma la stempera inserendola sotto l’etichetta di “fattori abilitanti”. Il significato? La finanza per l’adattamento non è un collo di bottiglia senza la quale non si può procedere, ma è un fattore tra gli altri.

Adattamento al cambiamento climatico: sì, ma “trasformativo”

Posizioni invertite rispetto all’altro grande tema di discussione, il concetto di “adattamento trasformativo”. Di cosa si tratta?

È un concetto che richiama il tipo di cambiamenti che devono accompagnare il processo di adattamento.

Non esiste una definizione univoca e condivisa, ma spesso con adattamento trasformativo si sottolinea la necessità di un cambiamento profondo, sistemico, che affronti le cause profonde dei fattori di vulnerabilità e catalizzi cambiamenti sistemici più ampi.

Meno convergenza c’è su come vengono integrati in questo concetto temi come l’equità, le dinamiche di potere, la riduzione della povertà e lo sviluppo sostenibile.

Il timore dei paesi in via di sviluppo è che includere questo concetto nel GGA significhi aumentare le barriere all’accesso di finanziamenti. In pratica, la “trasformatività” richiesta è vista come una condizione aggiuntiva che può limitare il ricorso a queste risorse finanziarie. Per i paesi sviluppati, è importante parlare di adattamento trasformativo per incanalare in modo più efficiente le risorse fornite.

L’accordo finale sull’adattamento al cambiamento climatico approvato alla COP29 include riferimenti all’adattamento trasformativo.

Piani nazionali di adattamento, tutto rinviato alla COP30

Diversa la sorte dell’altro filone negoziale sull’adattamento al cambiamento climatico della COP29. Il testo sui Piani nazionali di adattamento (PNA) non è stato approvato dalla plenaria finale. L’ultima bozza discussa conteneva ancora 159 parentesi e 18 opzioni, segnali di molti passaggi ancora senza convergenza tra le parti. Questo testo sarà la base di partenza alla ripresa dei negoziati, nella sessione intermedia di giugno 2025 a Bonn.

Di cosa si parla in questi negoziati? Il processo negoziale consiste nel valutare i progressi compiuti nella preparazione e nell’attuazione dei PNA da parte degli Stati. Elaborare, consolidare e attuare i PNA è uno strumento essenziale per i paesi nel ridurre le vulnerabilità e rafforzare la resilienza climatica. Il processo negoziale offre l’opportunità di monitorare i progressi, acquisire conoscenze e identificare le azioni necessarie per passare dalla fase di pianificazione a quella di attuazione.

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About Author / Lorenzo Marinone

Scrive per Rinnovabili dal 2016 ed è responsabile della sezione Clima & Ambiente. Si occupa in particolare di politiche per la transizione ecologica a livello nazionale, europeo e internazionale e di scienza del clima. Segue anche i temi legati allo sviluppo della mobilità sostenibile. In precedenza si è occupato di questi temi anche per altri siti online e riviste italiane.