Il Presidente del Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo Kanayo F. Nwanze si impegna a far uscire dalla povertà 90 milioni di persone
Per affrontare climate change e aumento della popolazione mondiale, un’agricoltura forte è praticamente un dictat, una condizione sine qua non da cui è impossibile svincolarsi. Ma soprattutto è la convinzione alla base del grande lavoro che il Fondo sta portando avanti dal 1978. Da sempre alleato “dei piccoli”, l’IFAD ha svolto e continua svolgere un ruolo cruciale nel sostenere lo sviluppo agricolo nelle aree rurali più bisognose.
Con una crescita demografica stimata a più di 9 miliardi nel 2050, “perseveranza, pazienza e determinazione” è lo slogan con cui Nwanze descrive la lotta alla povertà, prendendo pubblicamente l’impegno di traghettare fuori dalle condizioni di indigenza 90 milioni di persone. Il presidente IFAD si è anche assunto l’impegno di espandere il partenariato con il settore privato per rendere “i piccoli agricoltori collaboratori più visibili nel loro sforzo di nutrire il mondo”. Sono proprio questi i “piccoli” di cui il Fondo si fa voce. Colonna portante dell’economia rurale e, al tempo stesso prime vittime del cambiamento climatico, agricoltori, pescatori, pastori e lavoratori della terra sono la chiave di accesso per la sicurezza alimentare globale.
Attualmente esistono quasi 500 milioni di piccoli agricoltori che producono circa l’80% degli alimenti consumati in Asia e nell’Africa Subsahariana, ma che ogni giorno devono lottare contro i danni del surriscaldamento globale che compromette le risorse naturali e accelera il degrado ambientale. “E’ arrivato il momento in cui i piccoli agricoltori si approprino del loro ruolo di attori attivi nella crescita economica e per la sicurezza alimentare”, ha detto Nwanze nel corso dell’incontro. “Quando questi agricoltori sono riconosciuti come piccoli imprenditori, quando hanno accesso a migliori risorse e incentivi, e quando hanno accesso ai mercati e a un contesto politico-istituzionale favorevole, essi possono trasformare le loro comunità, le loro vite e il mondo intero”. Le riforme messe in atto dall’IFAD in questi anni permettono all’agenzia ONU di affrontare le esigenze delle comunità rurali in maniera più efficiente e su più larga scala. Alla fine del 2011, risultavano finanziati 240 progetti, con un investimento pari a 4,6 miliardi di dollari in 94 paesi e un territorio. Ma tutto questo non basta.
Raggiungere l’obiettivo di un’agricoltura che renda disponibile più cibo affrontando, allo stesso tempo, la sfida climatica dipende oggi dal sostegno dei Paesi donatori chiamati a rinnovare quanto già fatto in questi anni e, come ha ricordato il presidente del Fondo, è ora necessario trovare soluzioni che siano “climate-smart” per sviluppare la resilienza e contribuire al tempo stesso anche alla riduzione nocive delle emissioni del settore. Da sola, infatti, l’agricoltura produce il 14% delle emissioni di gas serra mondiali e le attività forestali il 18%. Considerando che oltre la metà della popolazione rurale nei paesi in via di sviluppo ha un’età compresa tra i 15 e i 25 anni, Nwanze ha fatto appello ai leader dei paesi in via di sviluppo affinché collaborino con l’IFAD per “utilizzare al meglio il grande potenziale e l’energia dei giovani e avere garantire loro nuove opportunità, in particolare nelle aree rurali. Avremo bisogno che i giovani di oggi siano gli agricoltori di domani”.