Gli scienziati del SEAS hanno scoperto che le regioni orientali degli Stati Uniti sono meno esposte agli effetti del global warming
“Per il bene della salute umana e per ridurre le piogge acide, ora dobbiamo ridurre le emissioni che portano all’inquinamento da particolato” ha aggiunto il ricercatore.
Nello studio, pubblicato nella rivista Atmospheric Chemistry and Physics, sono descritti in maniera esaustiva i processi che hanno caratterizzato e che interessano la regione, fornendo un panorama completo che potrà risultare utile anche alle economie che al momento ancora non hanno una legislazione che regolamenti la qualità dell’aria. Fino a quando gli Stati Uniti non hanno approvato il Clean Air Act nel 1970, rafforzandolo poi nel 1990, l’inquinamento da particolato ha interessato soprattutto le regioni centrali e orientali del paese. La maggior parte delle particelle monitorate erano di solfato, emissioni di zolfo provenienti dalle centrali a carbone. Rispetto ai gas serra però l’inquinamento da polveri ha una durata meno lunga, di circa una settimana, e una distribuzione non uniforme sulla Terra. Per questo il particolato può influire a livello regionale, perché si concentra in un’area aggravando le conseguenze del cambiamento climatico, anche se temporaneamente.