UE, aiuti di stato: che fine ha fatto il clima?

In una lettera inviata alla Commissione Europea, gruppi ambientalisti tra cui il WWF, Greenpeace e Transport & Environment hanno chiesto “condizioni di sostenibilità rigorose” per le approvazioni degli aiuti di Stato.

In molti si chiedono quale sarà il ruolo degli obiettivi climatici nel piano europeo di aiuti di stato

(Rinnovabili.it) – Secondo i gruppi ambientalisti e alcuni europarlamentari, l’Unione Europea rischia di mettere in serio pericolo i suoi obiettivi climatici. Il timore nasce dalle condizioni su cui si basa il fondo di recupero da miliardi di euro per rilanciare le economie dell’eurozona devastate dalla pandemia, in cui si prevedono aiuti di stato per un valore di 1,8 miliardi. Il fondo finanziario, infatti, manca del tutto di condizioni e vincoli “verdi”. In altre parole, non vi è nessuna garanzia che le risorse non vengano usate per aiutare settori produttivi altamente inquinanti.

“Non possiamo permetterci di fare lo stesso errore che abbiamo fatto dopo la crisi finanziaria del 2008 e di utilizzare denaro pubblico per investire nell’economia senza prendere in considerazione gli obiettivi del Green Deal. Questo è quanto ha dichiarato a Reuters l’europarlamentare Pascal Canfin, presidente della Commissione ambientale del Parlamento europeo.

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Secondo Canfin, gli aiuti europei devono essere vincolati ad un impegno da parte delle aziende. Nello specifico, entro sei mesi dall’arrivo delle risorse comunitarie, le società dovrebbero produrre un piano in cui si impegnano ad allineare le loro attività con gli obiettivi climatici del Green Deal. Infatti, nonostante la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, abbia dichiarato che il nuovo pacchetto di aiuti finanziari rafforzerà la strategia climatica europea di riduzione delle emissioni, mancano ancora i dettagli per capire come ciò dovrebbe avvenire.

In una lettera inviata alla Commissione, gruppi ambientalisti tra cui il WWF, Greenpeace e Transport & Environment hanno chiesto “condizioni di sostenibilità rigorose” per le approvazioni degli aiuti di Stato. Secondo la lettera, le industrie ad alta produzione di carbonio dovrebbero ottenere sostegno solo se fissano obiettivi climatici in linea con l’accordo di Parigi, impegnandosi a spendere di più in attività a basse emissioni di carbonio e smantellando quelle inquinanti. “Siamo sgomenti per il fatto che la Commissione non sia disposta a utilizzare appieno lo strumento più potente di cui dispone per guidare la direzione della ripresa: i suoi poteri di controllo degli aiuti di Stato, si legge nella lettera.

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Di fronte alla domanda sul perché non fossero stati applicati “vincoli verdi” agli aiuti di stato, la Commissione ha affermato che i 27 Stati membri hanno già la possibilità di aggiungere criteri aggiuntivi ai loro pacchetti di sostegno. “Spetta agli Stati membri decidere se desiderano concedere aiuti di Stato e progettare misure in linea con le norme dell’UE in materia di obiettivi climatici, ha affermato un portavoce della Commissione. Tuttavia, il timore è che il piano finanziario sia stato creato ad hoc per alcuni settori produttivi, ad esempio quello del trasporto aereo.

Secondo Matthias Buck, responsabile della politica energetica europea presso il think tank Agora Energiewende, il quadro europeo degli aiuti di stato dovrebbe bloccare le sovvenzioni per attività che ostacolerebbero gli obiettivi climatici, ad esempio l’installazione di sistemi di riscaldamento a gas. Al contempo, le risorse dovrebbero essere rese più facilmente reperibili per le “attività ecologiche”, come i lavori di ristrutturazione degli edifici a basso consumo energetico

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Il timore, infatti, è che una volta pagate le misure di recupero post-crisi in Europa, ai paesi potrebbe rimanere poco spazio di manovra per definire a livello nazionale gli enormi investimenti previsti dalla Commissione per il Green Deal.

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