Nel 2017 la Francia dirà di sì al fracking?

Il programma: aumentare il numero di centrali nucleari, sperimentare gli Ogm, cancellare il principio di precauzione dalla Costituzione così da poter dare il via libera alla fratturazione idraulica in tutta Francia

Nel 2017 la Francia dirà di sì al fracking?

 

(Rinnovabili.it) – François Fillon ha vinto le primarie del centrodestra francese battendo il rivale Alain Juppé con il 66,5% dei voti e sarà il candidato del partito dei Repubblicani alle elezioni presidenziali che si terranno il 23 aprile 2017. Ha buone chance di vincerle, visto che il gradimento per il presidente Hollande rasenta lo zero. L’unica incognita resta l’ultradestra del Front National guidato da Marine Le Pen. Cosa cambia per la Francia in materia di ambiente e energia se vincerà Fillon? Molto, e non in meglio. Le parole d’ordine del candidato alla presidenza sono due: nucleare e fracking. E vuole cancellare dalla Costituzione il principio di precauzione.

 

Una Francia mai così nucleare

Nel 2017 la Francia dirà di sì al fracking?La legge di transizione energetica approvata sotto la presidenza Hollande sarà stracciata. Prevedeva di ridurre al 50% la quota del nucleare nel mix energetico d’Oltralpe entro il 2025. Fillon non ha intenzione di applicarla. Anzi, vuole portare il nucleare fino al 75% per due motivi: lo vede come asset fondamentale per l’indipendenza energetica e non emette gas serra responsabili del riscaldamento globale.

Non chiuderà, come previsto finora, la centrale di Fessenheim. E oltre a voler costruire nuove centrali nucleari, Fillon propone di estendere la durata massima di esercizio di quelle esistenti da 40 a 60 anni. «I 58 reattori nucleari in servizio sono già stati ammortizzati e funzionano in condizioni soddisfacenti», ha dichiarato di recente. Non è esattamente così: pochi giorni fa i vertici dell’Autorità per la Sicurezza nucleare nazionale hanno definito la situazione “molto preoccupante”, dopo aver trovato microfratture e un eccesso di carbonio nell’acciaio della vasca che contiene il nocciolo nel serbatoio del reattore EPR della centrale di Flamanville. Sono stati quindi chiusi 12 impianti per ulteriori verifiche.

 

E le rinnovabili?

Rinnovabili da incoraggiare, certo, ma non sono una vera priorità nel programma di Fillon. L’energia rinnovabile è “complementare” a quella nucleare, ma non è il driver principale della coppia. In pratica la quota di energia pulita deve aumentare man mano che vengono tolte dall’equazione le fossili. Fossili che Fillon promette di portare gradualmente a zero, quindi chiudendo le (poche) centrali a carbone, e puntando su incentivi alle rinnovabili e investendo in ricerca e sviluppo.

Altra proposta in questo senso è quella di fissare un prezzo minimo di 30 euro per t di CO2 all’interno del sistema ETS, così da risolverne le storture attuali che vedono prezzi troppo bassi. Questa mossa è anche la principale politica a livello internazionale per la lotta contro i cambiamenti climatici pensata da Fillon. Il prezzo di 30 euro infatti dovrebbe essere proposto di concerto con i maggiori inquinatori mondiali Usa e Cina, in modo da farne uno standard internazionale e non soltanto europeo.

 

Fracking mon amour

Nel 2017 la Francia dirà di sì al fracking?Altri fronti, nel programma di Fillon, sono l’esatto contrario degli indirizzi fin qui seguiti. Sugli Ogm ad esempio, per i quali bisogna “rilanciare le ricerche”. L’argomento non è troppo popolare e questo spiega perché nel programma sia solo abbozzato. Ma la direzione è chiara. In generale Fillon si presenta come il paladino anti-Nimby: “La Francia non può continuare ad avere paura di tutto. Siamo in un paese dove si ha paura dello straniero, del nucleare, degli Ogm, del gas di scisto…”, disse qualche anno fa.

La soluzione prospettata da Fillon, però, ha del clamoroso: vorrebbe cancellare dalla Costituzione il principio di precauzione, che inserì il presidente Chirac e che innerva tutti i trattati costitutivi dell’Unione Europea. In nome del “progresso tecnologico”, quindi, andrebbe sostituito con un ben più vago “principio di responsabilità”. In altri termini: chi rompe paga, e poco importa se i danni sono già stati fatti e li si poteva evitare. Togliere il principio di precauzione significa quindi aprire alla sperimentazione del fracking. Nonostante le esperienze finora abbiano dimostrato che i problemi connessi con la fratturazione idraulica sono enormi, dall’inquinamento delle falde freatiche (che pure Fillon dice di voler salvaguardare) all’escalation di terremoti (si veda il caso dell’Oklahoma, o al di là della Manica in Gran Bretagna).

Chi, dopo tutto ciò, stesse pensando di tifare Marine Le Pen, troverà sorprese peggiori: la pasionaria dell’estrema destra francese è direttamente una negazionista del clima, esattamente come Donald Trump e l’ex presidente Sarkozy, sconfitto da Fillon alle primarie di ieri.

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