Energia pulita dagli scarti delle olive

In Svezia un team del Royal Institute of Technology ha trovato il modo di ricavare energia pulita dagli scarti delle olive

Energia pulita dagli scarti delle olive

 

(Rinnovabili.it) – Energia pulita dalle olive? In Svezia ci sono riusciti. Del resto era solo questione di tempo prima che si iniziasse a sfruttare anche le occasioni più strane per produrre energia green. Ultimamente, infatti, imprenditori e privati si stanno dimostrando più sensibili al tema dell’ecosostenibilità, cercando di privilegiare il più possibile le rinnovabili. Lo si vede ad esempio nella tendenza di scegliere, al momento di porre Enel Energia e le sue offerte a confronto con quelle di E.On, Illumia, ecc., la soluzione che garantisce una fornitura di energia pulita, anche a costo di spendere qualche euro in più.

Ma, come abbiamo detto, non mancano anche gli investimenti importanti nel settore delle rinnovabili, e sopratutto la ricerca. E proprio grazie ad essa, in Svezia hanno trovato il modo di rendere la filiera di produzione dell’olio di oliva ancora più ecosostenibile. I ricercatori del Royal Institute of Technology hanno infatti sviluppato un sistema per ricavare energia elettrica e termica dagli scarti delle olive.

La produzione di energia pulita tramite questo processo innovativo, ovviamente, non costituisce alcun rischio per la produzione agroalimentare, riducendo però l’impatto ambientale della filiera di produzione dell’olio. Inoltre, grazie al sistema messo a punto dai ricercatori svedesi, la tossicità di alcune sostanze contenute negli scarti industriali viene neutralizzata e questi possono essere smaltiti normalmente nelle comuni discariche. Negli scarti delle olive, infatti, sono presenti residui di pesticidi ed altre sostanze chimiche  che potrebbero venire disperse nell’ambiente se si ricorresse ad uno smaltimento tradizionale.

 

 

Tre i passaggi fondamentali del processo di conversione degli scarti organici in energia pulita:

 

  • inizialmente i rifiuti organici vengono convogliati in un biodigestore, un macchinario che li degrada favorendo così il rilascio di un biogas formato da anidride carbonica, metano e composti dello zolfo;

 

  • in una seconda fase il biogas viene trasformato in anidride carbonica e idrogeno, andando poi ad alimentare le celle a combustibile;

 

  • infine, il composto viene introdotto in una cella insieme all’ossigeno, dalla cui mescolanza si genera calore e elettricità.

 

Un primo prototipo è già attivo in un oleificio di Granada, in Spagna, ed è in grado di produrre fino ad un chilowatt di potenza. Due i grandi benefici: riduzione dei costi produzione grazie all’energia pulita ricavata autonomamente e un minore impatto ambientale.

I ricercatori però non si accontentano e progettano di aumentare la potenza dell’impianto spagnolo fino a 200 chilowatt. In questo modo sarebbe possibile soddisfare circa la metà del fabbisogno energetico di tutto lo stabilimento solo grazie agli scarti organici di produzione.

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