Decreto FER non fotovoltaiche, qualcosa non torna

Coordinamento FREE: “Da una parte il Governo propone bassissimi dall’altra annuncia un Green Act che punta a rilanciare le politiche ambientali”

Fine incentivi fer elettriche? Il GSE ridimensiona l’allarme

 

(Rinnovabili.it) – “La bozza di decreto sulle rinnovabili elettriche non fotovoltaiche, attesa da tempo dalle associazioni del settore, è a dir poco contraddittoria, imbarazzante e senza senso”. Questa la severa bocciatura da parte Coordinamento Free, nei confronti del decreto FER non fotovoltaiche, il provvedimento dedicato alle rinnovabili che aggiorna le modalità per il calcolo, mantenendo però il tetto di 5,8 miliardi di euro stabilito con il DM 6 luglio 2012. Ma leggendo il testo, qualcosa non torna come fa notare oggi Legambiente: sono riportati tagli fino al 40% agli incentivi per l’eolico destinati ai piccoli impianti e del 24% per il mini idroelettrico. Stop per l’eolico offshore in Italia, mentre risultano praticamente intoccati gli incentivi per i rifiuti da bruciare negli inceneritori, che potranno beneficiare di tariffe più alte rispetto a quelle previste per l’eolico. Sorte quasi identica per le biomasse bruciate nei vecchi zuccherifici. il decreto prevede 135 MW di nuovi impianti con tariffe garantite per 20 anni e “una spesa complessiva di 5 miliardi di euro da pagare in bolletta”, spiega Legambiente.

 

Le critiche alla prima bozza di decreto circolata non sono tardate ad arrivare. “Da una parte il Governo propone bassissimi incentivi, che bloccano le prospettive di sviluppo futuro, dall’altra lo stesso Governo ha annunciato un Green Act che punta a rilanciare le politiche ambientali, avviando un confronto positivo con diversi attori per sfruttare al meglio l’occasione della conferenza sul clima di Parigi a dicembre”, commenta FREE, “Sul decreto per le rinnovabili elettriche non fotovoltaiche se il Ministero dello Sviluppo economico avesse avviato una consultazione, come richiesto dal Coordinamento Free, si sarebbe potuto trovare un equilibrio tra l’esigenza di rispettare i tetti degli incentivi e quella di garantire la crescita delle rinnovabili e la strategia di decarbonizzazione del nostro paese”.

Gli fa eco l’associazione ambientalista che attraverso Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente afferma: “Il futuro delle rinnovabili è nella generazione distribuita, che questo decreto penalizza, e nello stop agli incentivi per mega impianti a biomasse e inceneritori, che invece vengono generosamente foraggiati”.

 

Riportiamo di seguito i contingenti per i registri, per le aste e per i rifacimenti (i cui incentivi assegnati con le modalità dei registri) del nuovo decreto.

 

REGISTRI

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ASTE

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RIFACIMENTI

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LEGGI LA BOZZA DEL DECRETO FER

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1 commento

  1. CETRI, Proposte correttive per le FER non fotovoltaiche

    Il Comitato Scientifico del CETRI propone alcune importanti modifiche al DM sulle FER non fotovoltaiche che promuove la produzione da fonti rinnovabili attraverso la definizione di incentivi da concedere alle fonti elettriche rinnovabili diverse dal fotovoltaico con un limite temporale fissato in 30 giorni dopo il raggiungimento di un costo indicativo annuo di 5,8 Miliardi di Euro e comunque non oltre il 31 dicembre 2016 in quanto, dopo tale data, il ministero emanerà un nuovo decreto che applicherà le linee guida comunitarie sugli aiuti di stato.

    Dato che al 31 marzo 2015 il contatore FER del GSE indicava un costo complessivo annuo di circa 5,7 Miliardi di Euro, pertanto gli incentivi complessivi che saranno concessi con tale nuovo decreto ministeriale sono abbastanza limitati e ammontano ad un costo cumulato annuo di ulteriori 100 Milioni di Euro.

    Viste le limitate risorse economiche, sarebbe opportuno che si facesse una cernita tra gli impianti incentivabili stabilendo dei criteri di priorità per cercare di ottenere i maggiori benefici possibili, soprattutto nell’ottica della produzione distribuita e condivisa tra i cittadini, che come CETRI promuoviamo dal 2010.

    Proponiamo 6 importanti punti:

    1) stabilire il criterio della potenza minore nella redazione delle graduatorie delle varie fonti per favorire la piccola produzione
    distribuita e permettere la partecipazione al maggior numero di soggetti; stabilire incentivi agli impianti realizzati da enti pubblici locali, così come previsto per quelli a biomassa e biogas di proprietà di aziende agricole singole o associate; escludere dagli incentivi gli impianti che bruciano rifiuti o gli impianti che sono soggetti al rilascio dell’AIA;

    2) riconoscere gli incentivi solo all’energia elettrica prodotta da impianti che utilizzano bioliquidi sostenibili, biomassa e biogas da filiera corta prodotti solo con sottoprodotti di origine biologica e solo se gli impianti sono in assetto cogenerativo ad alto rendimento o trigenerativo;

    3) riconoscere anche agli impianti solari termodinamici un periodo di transizione tra il vecchio sistema di incentivazione e il nuovo, così come fatto per tutte le altri fonti;

    4) definire una percentuale massima di energia prodotta da fonti non rinnovabili negli impianti ibridi, stabilendo, ad esempio, che se in un determinato periodo tale percentuale viene superata gli incentivi per il periodo in questione vengono ridotti;

    5) prevedere dei premi in aggiunta agli incentivi nel caso di presenza di sistemi di accumulo negli impianti non programmabili o per l’utilizzo dell’energia elettrica prodotta per produrre idrogeno;

    6) trattare tutti gli impianti simili allo stesso modo senza creare disparità come, ad esempio, si fa per gli ex zuccherifici ai quali si riconosce un regime incentivante diverso da quello riconosciuto agli altri impianti simili e solo per quelli autorizzati entro il 5 febbraio 2014.

    Purtroppo in questo Decreto ci sono dei punti che non sono accettabili come la partecipazione alle aste in cui è previsto l’obbligo di avere un capitale sociale interamente versato pari al 10% dell’investimento complessivo, oltre al possesso della capacità economica attestata per messo di una dichiarazione di un istituto bancario, che di fatto estromettono singoli imprenditori e piccole imprese; vi sono i soliti favoritismi ai grandi impianti a discapito dei piccoli perché il criterio della potenza minima per stilare le graduatorie non è posto come priorità.

    Infine va segnalato con rammarico che ancora una volta questo decreto non prevede nulla riguardo i sistemi di accumulo dell’energia negli impianti non programmabili, con i quali si potrebbero superare i problemi di dispacciamento, o sull’utilizzo dell’energia elettrica prodotta per la produzione di idrogeno; ad esempio si potrebbero prevedere dei premi in aggiunta agli incentivi che favorirebbero lo sviluppo di tali tecnologie e la creazione di una filiera produttiva all’avanguardia in un momento in cui nel mondo è in corso la transizione energetica dal modello fossile al modello sostenibile e rinnovabile. Tecnologie che è necessario sviluppare al più presto per non arrivare ancora una volta in ritardo rispetto al resto del mondo e, quindi, essere costretti ad importare e, quindi, a dover dipendere dalle tecnologie sviluppate da altri in un settore strategico come quello energetico.

    Cordiali saluti

    Comitato Scientifico CETRI
    http://www.cetri-tires.org

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