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Fraccaro: il mio Super Ecobonus senza filtri

Tra indiscrezioni ed interpretazioni è stato finalmente approvato il Superecobonus, una norma che promette di cambiare radicalmente il nostro settore attraverso il meccanismo di cedibilità del credito di imposta alle banche. Tutto ciò che c’è da sapere dalle parole di Riccardo Fraccaro, il sottosegretario che l’ha concepito integralmente.

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Intervista esclusiva al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro sul Super Ecobonus 110%

di Mauro Spagnolo

Il Super Ecobonus 110% è stato ufficialmente varato nello scorso Consiglio dei Ministri e si attende nelle prossime ore la sua pubblicazione in Gazzetta.
Una misura che non stento a definire “esplosiva” per il nostro settore e che potrebbe imprimere una notevole accelerazione al percorso della transizione energetica. Ma come tutte le norme particolarmente innovative, anche questa, fin dalle prime anticipazioni, ha aperto un ampio dibattito in tutto il Paese e, in particolare, tra gli operatori: ci sono state manifestazioni entusiastiche, ma anche alcune interpretazioni critiche, ipotesi e smentite. Insomma un gran parlare.

Nulla di più importante, in questi casi, di arrivare alla fonte per tentare di chiarire al meglio le idee. Abbiamo quindi intervistato chi ha concepito e sta sostenendo questa coraggiosa legge, il giovane sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro.

Sottosegretario, innanzi tutto chi è Riccardo Fraccaro, da quale mondo viene prima di diventare un politico, e perché questa particolare sensibilità alla transizione energetica?
Ho conseguito la laurea in Giurisprudenza con una tesi in diritto internazionale dell’ambiente e lavorato per anni presso una società di servizi energetici occupandomi in particolare degli aspetti contrattuali e normativi. Vengo quindi dal vostro settore ed è per questo che da mesi sto lavorando alla definizione del Super Ecobonus, forse lo strumento che gli operatori hanno sempre “sognato” per dare un impulso vigoroso al loro settore.

Perché è nato il Superbonus 110%, con quali presupposti politici avete deciso di ampliare la precedente misura, l’Ecobonus, e che relazione ha con il Covid19?
In verità ho iniziato a lavorare a questa misura ben prima della pandemia, ad immaginarla, studiarla e scriverla. Credo che il suo valore sia indipendente dall’attuale situazione di crisi. A maggior ragione, in questo periodo, la ritengo necessaria.

Per quali motivi?
Perché già prima della pandemia noi avevamo un’importante crisi da affrontare: i cambiamenti climatici. Nel momento in cui i movimenti dei giovani in tutto il mondo chiedevano alla politica di sostenere ed intervenire concretamente sul problema ambientale, e molti politici e leader mondiali dimostravano una certa sensibilità, anch’io ho ritenuto di rispondere a queste sollecitazioni con una misura estremamente concreta e vigorosa. Loro chiedevano fatti e non promesse: io ho cercato di dare il mio piccolo contributo. Ho iniziato a studiare, a lavorarci, a fare del mio meglio per arrivare ad uno strumento che possa essere davvero utile a tutti.

Quale è stato il punto di partenza del suo lavoro?
Mi son chiesto qual è oggi il metodo migliore per affrontare la sfida ambientale. Questo Governo, da quando è nato, ha immediatamente fatto suoi i contenuti del new green deal, una filosofia economica, oltre ad una strategia politica, che condivido a pieno in quanto basata su una semplice considerazione: noi abbiamo attualmente la necessità di invertire rotta per ridurre le emissioni dei gas climalteranti ed evitare, nei prossimi decenni, conseguenze catastrofiche.

Per ottenere questo risultato, semplificando, abbiamo due strade: ridurre i nostri consumi, rinunciando alla nostra attuale qualità della vita, che per essere attuata avrebbe bisogno di uno shock economico pari almeno a 4/5 volte la crisi economica del 2008, perdita di migliaia d posti di lavoro, crisi sociale ed economica, e molto ancora. Oppure un’altra strada: un enorme investimento pubblico per attuare concretamente e rapidamente la transizione energetica, cioè convertire tutto ciò che oggi consuma, le nostre case, i mezzi di trasporto, le fabbriche, l’agricoltura in un modello sostenibile fino a portare la nostra società verso un impatto zero.


Partendo da queste considerazioni, perché ha scelto di intervenire sull’edilizia?
E’ semplice. Mi sono chiesto: qual è il settore che genera immediatamente un beneficio economico per tutti? L’edilizia. Storicamente, nel nostro Paese, non c’è mai stata crescita economica che non sia stata trainata dal settore delle costruzioni. Se noi riusciamo a riattivare questo settore otteniamo immediatamente più posti di lavoro, interpretando anche un obiettivo basilare della sostenibilità ambientale: non occupare ancora suolo, ma riqualificare il costruito.
Su questi presupposti è nato il Super Ecobonus.

Fraccaro Super Ecobonus

Quali risultati, in concreto, vi aspettate da questa misura?
Immaginiamo di riuscire, con questa norma, a ristrutturare un condominio per portarlo ad essere passivo, cioè a produrre energia invece che consumarla. Cosa avremmo ottenuto? Aziende che lavorano, con relativi posti di lavoro, avremo ottenuto un incremento di valore dell’immobile, più confort per chi lo abita, e cittadini economicamente avvantaggiati perché risparmiano sulle bollette e, specialmente, avremo un condominio che inquina meno o addirittura per nulla. Mi sembra che questi risultati possano davvero portare tanti vantaggi.

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In pratica, come funzionerà questa misura?
L’idea base è di estendere ad oltre il 100%, quindi al 110%, uno strumento che gli italiani conoscono molto bene, quello dell’Ecobonus e Sismabonus. La famiglia che vorrà ristrutturare la propria abitazione avrà la possibilità di detrarre dalle proprie tasse nei 5 anni successivi, una cifra maggiore del 10% dei costi sostenuti per realizzare i lavori. Quindi addirittura ottenendo un guadagno… 

E se la famiglia non avrà la possibilità economica per affrontare i lavori?
E’ questo il punto focale: la famiglia potrà cedere la detrazione ottenuta, che diventerà credito di imposta, all’impresa che ha svolto i lavori. Quest’ultima dovrà emettere una fattura pari a 0, avendo un credito superiore ai costi sostenuti, che utilizzerà, a sua volta, per scontarlo sulle tasse successive oppure lo potrà cedere ad un Istituto bancario o ad un’Assicurazione, per ottenere immediatamente la liquidità.

Mi sta dicendo che l’impresa potrà andare in banca e “tramutare” immediatamente il proprio credito di imposta in liquidità?
Esatto.

E per quali motivi la banca dovrebbe accettare questo meccanismo? Cosa ci guadagna?
Questo è il punto più innovativo. La banca compra quel credito di imposta dal valore di 110 a, ad esempio, 105. In questo modo ha un margine di interesse e anche l’impresa ci avrà guadagnato. Ho concepito questo plus per compensare l’attualizzazione del credito all’anno zero. Diversamente il credito, nel corso degli anni, perderebbe valore. 

Questo risolverebbe il problema lamentato da alcune imprese che, con la misura precedente, non avevano interesse ad accumulare credito di imposta…
Infatti. In questo modo vogliamo provare a risolvere il problema dando, appunto, la possibilità all’impresa di poter incassare immediatamente, ottenendo più lavori e con margini di introiti più alti.

Credo, a questo punto, che l’aspetto critico di tutto il sistema sia prevedere come reagiranno le banche. E se non accettassero il meccanismo del pagare oggi 105 per ottenere domani il 110?
Rientra nel loro specifico interesse ma il mio lavoro non è ancora finito. Ho già in agenda, in tempi strettissimi, di incontrare i manager dei più importanti istituti di credito per sensibilizzarli ulteriormente su questa misura. Vede, quando si parla di sostenibilità e di transizione energetica, bisogna essere consapevoli che non si potrà mai ottenere attraverso un meccanismo lineare, ma sempre e comunque circolare. E si potrà raggiungere il risultato solo se tutti gli attori del sistema fanno “il loro dovere”. La complessità di questa trasformazione è proprio qui: fare sistema.  E ognuno deve operare in armonia con gli altri, muovendosi tutti verso la medesima direzione. La sostenibilità non può essere a carico solo di una parte della collettività. Non funzionerà mai. Deve essere distribuita nei doveri e nei vantaggi.

Quali lavori saranno contemplati nel Super Ecobonus?
Sono contento di risponderle perché ho letto in queste ore molte interpretazioni, a volte preoccupate, relative alla tipologia dei lavori consentiti. La risposta è semplice e senza pericoli di fraintendimenti: tutti i lavori previsti nel precedente eco bonus e sisma bonus saranno contemplati nel Superecobonus, con l’aggiunta del fotovoltaico, degli accumulatori e delle colonnine di ricarica per le auto elettriche. L’importante è che la finalità dei lavori sia quella dell’intervento “complessivo”, che comprenda quindi anche il cappotto termico o la caldaia, in modo che l’intervento porti l’edificio a raggiungere almeno due classi energetiche superiori; a parte il caso della classe B dalla quale, ovviamente, si potrà passare alla A. In altre parole: questo grande sforzo pubblico deve riuscire ad aumentare concretamente il livello qualitativo del patrimonio edilizio.

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Abbiamo riscontrato alcune considerazioni sul “pericolo abusi”. Nel momento in cui il cittadino può non pagare nulla, le aziende potrebbero gonfiare le fatture con un danno evidente alle casse dello stato. E’ un pericolo che avete messo in conto?
Certamente. Sono stato il primo, presentando la proposta, ad evidenziare la necessità di una garanzia che gli interventi siano effettuati ad opera d’arte e a costi equi. Saranno attivati controlli a campione molto rigidi sia da parte dell’ENEA, sia da tecnici competenti che assevereranno i lavori rispondendone penalmente e, tramite le loro assicurazioni, economicamente.

Quanto durerà il Super Ecobonus?
Dal 1 luglio 2020 al 31 dicembre‬ del 2021.
E’ una grande occasione per dimostrare che questo tipo di politica funziona come modello economico e sociale. Io sono convinto che se lavoreremo tutti, noi politici nello svolgere con responsabilità il nostro lavoro, le famiglie nel portare avanti questi progetti, le aziende nel realizzare con coscienza gli interventi, alla fine il vantaggio per il bilancio dello Stato ci sarà e sarà immenso. In termini economici, di nuovi posti di lavoro, di innalzamento del livello di qualità della vita dei cittadini.Se riusciamo a dimostrare che questo modello funziona, alla fine del 2021 potremo anche ipotizzare di confermare la misura dandole, addirittura, ancora più forza e determinazione.

Parliamo di procedure. Come potrà il cittadino accedere, nella pratica, a queste agevolazioni?
Credo che sia essenziale realizzare un’unica piattaforma per agevolare al massimo le procedure. Lavorerò quindi con l’ENEA, l’Agenzia delle Entrate ed il MISE per far in modo che le tre realtà partecipino congiuntamente alla gestione di un unico portale. Attendiamo nelle prossime ore la pubblicazione in Gazzetta del decreto per iniziare, operativamente, a costruire un sistema di interfaccia semplificato tra il cittadino ed Enti pubblici.

Quali passaggi istituzionali mancano al Decreto?
Anzitutto dovrà essere convertito dal Parlamento. Solo con la legge di conversione avremo l’impostazione definitiva della norma. Il mio obiettivo è di far trovare pronto tutto il meccanismo per quel giorno, seguendo attentamente i decreti attuativi, ed attivando tutti gli attori coinvolti.

Alcuni sostengono che la Ragioneria dello Stato abbia rilevato che questa misura ha degli oneri alti per lo Stato. Ma esiste la copertura economica del Super Ecobonus?
La copertura esiste perché sarà “bollinato” e pubblicato in Gazzetta. E’ vero: ci sono state alcune resistenze, ma io accetto la sfida. E’ tempo di essere coraggiosi anche nella finanza pubblica.

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


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Batterie al sodio allo stato solido, verso la produzione di massa

Grazie ad un nuovo processo sintetico è stato creato un elettrolita di solfuro solido dotato della più alta conduttività per gli ioni di sodio più alta mai registrata. Circa 10 volte superiore a quella richiesta per l'uso pratico

Batterie al sodio allo stato solido
via Depositphotos

Batterie al Sodio allo Stato Solido più facili da Produrre

La batterie allo stato solido incarnano a tutti gli effetti il nuovo mega trend dell’accumulo elettrochimico. E mentre diverse aziende automobilistiche tentano di applicare questa tecnologia agli ioni di litio, c’è chi sta percorrendo strade parallele. É il caso di alcuni ingegneri dell’Università Metropolitana di Osaka, in Giappone. Qui i professori Osaka Atsushi Sakuda e Akitoshi Hayash hanno guidato un gruppo di ricerca nella realizzazione di batterie al sodio allo stato solido attraverso un innovativo processo di sintesi.

Batterie a Ioni Sodio, nuova Frontiera dell’Accumulo

Le batterie al sodio (conosciute erroneamente anche come batterie al sale) hanno conquistato negli ultimi anni parecchia attenzione da parte del mondo scientifico e industriale. L’abbondanza e la facilità di reperimento di questo metallo alcalino ne fanno un concorrente di primo livello dei confronti del litio. Inoltre l’impegno costante sul fronte delle prestazioni sta portando al superamento di alcuni svantaggi intrinseci, come la minore capacità. L’ultimo traguardo raggiunto in questo campo appartiene ad una ricerca cinese che ha realizzato un unità senza anodo con una densità di energia superiore ai 200 Wh/kg.

Integrare questa tecnologia con l’impiego di elettroliti solidi potrebbe teoricamente dare un’ulteriore boost alla densità energetica e migliorare i cicli di carica-scarica (nota dolente per le tradizionali batterie agli ioni di sodio). Quale elettrolita impiegare in questo caso? Quelli di solfuro rappresentano una scelta interessante grazie alla loro elevata conduttività ionica e lavorabilità. Peccato che la sintesi degli elettroliti solforati non sia così semplice e controllabile. Il che si traduce in un’elevata barriera per la produzione commerciale delle batterie al sodio allo stato solido.

Un Flusso di Polisolfuro reattivo

É qui che si inserisce il lavoro del team di Sakuda a Hayash. Gli ingegneri hanno messo a punto un processo sintetico che impiega sali fusi di polisolfuro reattivo per sviluppare elettroliti solidi solforati. Nel dettaglio utilizzando il flusso di polisolfuro Na2Sx come reagente stechiometrico, i ricercatori hanno sintetizzato due elettroliti di solfuri di sodio dalle caratteristiche distintive, uno dotato della conduttività degli ioni di sodio più alta al mondo (circa 10 volte superiore a quella richiesta per l’uso pratico) e uno vetroso con elevata resistenza alla riduzione.

Questo processo è utile per la produzione di quasi tutti i materiali solforati contenenti sodio, compresi elettroliti solidi e materiali attivi per elettrodi“, ha affermato il professor Sakuda. “Inoltre, rispetto ai metodi convenzionali, rende più semplice ottenere composti che mostrano prestazioni più elevate, quindi crediamo che diventerà una metodologia mainstream per il futuro sviluppo di materiali per batterie al sodio completamente allo stato solido“.  I risultati sono stati pubblicati su Energy Storage Materials and Inorganic Chemistry .

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Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • fotovoltaico materiale quantistico

Fotovoltaico, ecco il materiale quantistico con un’efficienza del 190%

Un gruppo di scienziati della Lehigh University ha sviluppato un materiale dotato di una efficienza quantistica esterna di 90 punti percentuali sopra quella delle celle solari tradizionali

fotovoltaico materiale quantistico
via Depositphotos

Nuovo materiale quantistico con un assorbimento solare medio dell’80%

Atomi di rame inseriti tra strati bidimensionali di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. Questa la ricetta messa a punto dai fisici Srihari Kastuar e Chinedu Ekuma nei laboratori della Lehigh University, negli Stati Uniti, per dare una svecchiata alla prestazioni delle celle solari. Il duo di ricercatori ha così creato un nuovo materiale quantistico dalle interessanti proprietà fotovoltaiche. Impiegato come strato attivo in una cella prototipo, infatti, il nuovo materiale ha mostrato un assorbimento solare medio dell’80%, un alto tasso di generazione di portatori fotoeccitati e un’efficienza quantistica esterna (EQE) record del 190%. Secondo gli scienziati il risultato raggiunto supera di gran lunga il limite teorico di efficienza di Shockley-Queisser per i materiali a base di silicio e spinge il campo dei materiali quantistici per il fotovoltaico a nuovi livelli. 

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L’efficienza quantistica esterna

Tocca fare una precisazione. L’efficienza quantistica esterna non va confusa con l’efficienza di conversione, il dato più celebre quando si parla di prestazioni solari. L’EQE rappresenta il rapporto tra il numero di elettroni che danno luogo a una corrente in un circuito esterno e il numero di fotoni incidenti ad una precisa lunghezza d’onda

Nelle celle solari tradizionali, l’EQE massimo è del 100%, tuttavia negli ultimi anni alcuni materiali e configurazioni avanzate hanno dimostrato la capacità di generare e raccogliere più di un elettrone da ogni fotone ad alta energia incidente, per un efficienza quantistica esterna superiore al 100%. Il risultato di Kastua e Ekuma, però, rappresenta un unicum nel settore.

Celle solari a banda intermedia

Per il loro lavoro due fisici sono partiti da un campo particolare della ricerca fotovoltaica. Parliamo delle celle solari a banda intermedia (IBSC – Intermediate Band Solar Cells), una tecnologia emergente che ha il potenziale per rivoluzionare la produzione di energia pulita. In questi sistemi la radiazione solare può eccitare i portatori dalla banda di valenza a quella di conduzione, oltre che direttamente, anche in maniera graduale. Come?  “Passando” per l’appunto attraverso stati di una banda intermedia, livelli energetici specifici posizionati all’interno della struttura elettronica di un materiale creato ad hoc. “Ciò consente a un singolo fotone di provocare generazioni multiple di eccitoni attraverso un processo di assorbimento in due fasi“, scrivono i due ricercatori sulla rivista Science Advances.

Nel nuovo materiale quantistico creato dagli scienziati della Lehigh University questi stati hanno livelli di energia all’interno dei gap di sottobanda ideali. Una volta testato all’interno di una cella fotovoltaica prototipale il materiale ha mostrato di poter migliorare l’assorbimento e la generazione di portatori nella gamma dello spettro dal vicino infrarosso alla luce visibile. 

La rivoluzione dei materiali quantistici

Il duo ha sviluppato il nuovo materiale sfruttando i “gap di van der Waals”, spazi atomicamente piccoli tra materiali bidimensionali stratificati. Questi spazi possono confinare molecole o ioni e gli scienziati dei materiali li usano comunemente per inserire, o “intercalare”, altri elementi per ottimizzare le proprietà dei materiali. Per la precisione hanno inserito atomi di rame tra strati di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. “Rappresenta un candidato promettente per lo sviluppo di celle solari ad alta efficienza di prossima generazione – ha sottolineato Ekuma – che svolgeranno un ruolo cruciale nell’affrontare il fabbisogno energetico globale“.

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