La Giunta Todde approva il ddl in cui si individuano aree idonee e non agli impianti rinnovabili. Agrivoltaico compreso. Le norme colpiranno anche gli impianti già autorizzati
Nella proposta stanziati anche 678 mln per CER e autoconsumo
Fumata bianca per la Legge Aree Idonee della Sardegna. Ieri 19 settembre la Giunta regionale ha approvato il Ddl “Disposizioni per l’individuazione di aree e superfici idonee e non idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili”, che ora passerà al Consiglio per la sua conversione. L’amministrazione sarda diventa così la prima a livello nazionale a pubblicare la propria proposta normativa, come richiesto dal Decreto Aree Idonee per le rinnovabili del Ministero dell’Ambiente.
Ed è la stessa presidente della Regione, Alessandra Todde, a sottolineare la rapidità con cui il disegno di legge è stato predisposto. “La Sardegna è la prima Regione d’Italia a proporre una legge sulle aree idonee con circa 3 mesi di anticipo rispetto alla scadenza prevista dal Governo”, ha dichiarato Todde al termine dei lavori della Giunta.
Una velocità esecutiva che non sorprende più di tanto visto l’apparente impasse creato dalla moratoria sarda sui nuovi impianti rinnovabili. Attualmente lo stop di 18 mesi alla costruzione di centrali FER in Sardegna è stato impugnato dal Governo. E la speranza è che il Ddl Aree Idonee sia approvato prima del pronunciamento della Corte Costituzionale sulla questione.
Legge Aree Idonee Sardegna: le aree “non idonee”
Il testo uscito dalla Giunta sarda sembra offrire un efficace sostituto alla moratoria, fissando una lunga serie di paletti. Sì perché la nuova Legge Aree Idonee della Sardegna prende ampi spazi per delimitare anche le “aree non idonee” alle rinnovabili. Con il dichiarato obiettivo di tutelare il patrimonio paesaggistico, archeologico, storico-culturale regionale.
E come sottolineato dalla presidente Todde, le misure non riguarderanno solo i nuovi impianti ma anche quelli “in corso di autorizzazione, o che hanno già ottenuto un’autorizzazione ma non hanno iniziato i lavori”. In altre parole se un progetto ha ricevuto tutti i permessi necessari ma il sito di realizzazione è definito “non idoneo”, verrà cancellato qualora i lavori di installazione non siano ancora iniziati.
Trattati anche gli interventi di revamping o repowering relativi ad impianti già in esercizio prima dell’entrata in vigore della legge sarda, nelle aree non idonee. In questo caso gli interventi saranno ammessi solo qualora non comportino un aumento della superficie occupata. O nel caso di impianti eolici, un aumento dell’altezza delle turbine.
Rigidi i vincoli l’eolico offshore: sono definite zone non idonee alla realizzazione quelle ricadenti nelle acque territoriali, quelle appartenenti al Santuario dei cetacei Pelagos, “quelle ricadenti all’interno dei coni di visuale la cui immagine è storicizzata e identifica i luoghi anche in termini di notorietà internazionale e di attrattività turistica”, e ovviamente le aree marine protette.
Le aree non idonee per l’agrivoltaico
Nei sette allegati alla proposta si trovano tutti i paletti inseriti per ogni segmento del settore FER. Compreso l’agrivoltaico, una delle poche configurazioni solari salvate dallo stop degli impianti fotovoltaici a terra imposto nel Decreto Agricoltura.
Nel dettaglio tra le aree non idonee ai sistemi agrivoltaici troviamo tutte le zone interessate da produzioni agricolo-alimentari di qualità (produzioni biologiche, DOP, IGP, STG, DOC, DOCG o tradizionali), qualora non abbiano piani colturali relativi alla realizzazione dell’impianto, approvati dalla Regione Sardegna, che garantiscano l’assenza di pregiudizio alle attività agro-alimentari. Ma anche le aree gestite dai consorzi di bonifica “limitatamente ai terreni sottesi da impianti irrigui consortili già realizzati”, le aree ricomprese nei paesaggi rurali storici, quelle “i cui soprassuoli siano stati percorsi dal fuoco” e quelle che “distano meno di due chilometri da alberi monumentali, boschi vetusti, filari e alberate di particolare pregio”.
Vietati anche i territori costieri compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, le aree vicine a fiumi, torrenti, corsi d’acqua iscritti negli elenchi e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna; quelle montuose per la parte eccedente i 1200 metri sul livello del mare.
Nuove misure della Legge Aree Idonee
Il provvedimento nella sua versione attuale prevede che i soggetti che fanno domanda di realizzazione degli impianti FER, presentino prima del rilascio del provvedimento autorizzativo delle polizze fideiussorie.
Spiega Todde “Come ulteriore garanzia contro la speculazione, prevediamo l’obbligo per le imprese di presentare 2 polizze fideiussorie: una finalizzata a garantire la corretta realizzazione dell’impianto e ad evitare di lasciare cantieri incompiuti, e l’altra – dal valore doppio rispetto a quello dell’impianto – finalizzata a garantire la corretta dismissione di questo quando giunto a fine vita. Queste polizze sono uno strumento contro quelle società con bassissimo capitale nate al solo scopo di vendere l’autorizzazione al migliore acquirente. Sia chiaro: l’autorizzazione viene concessa a chi stipula precedentemente la polizza”.
Nuovi incentivi per l’autoconsumo
Ma la proposta di Legge Aree Idonee della Sardegna introduce anche un’interessate novità per la produzione di energia elettrica da impianti solari destinata all’autoconsumo. Il provvedimento riporta la creazione di un fondo da 678 milioni di euro per gli anni 2025-2030 finalizzato ad incentivare installazione di impianti fotovoltaici e di accumulo di energia.
Come? Sia tramite l’erogazione di sovvenzioni a fondo perduto che attraverso il ricorso a strumenti finanziari. I contributi sono destinati:
- ai cittadini sardi per impianti sui tetti;
- ad imprese per impianti da realizzare presso i loro manufatti edili (compresi piazzali, parcheggi ecc.); comunità energetiche rinnovabili (CER);
- comuni, Unione di Comuni, Province, Città Metropolitane e altri enti pubblici regionali per impianti collocati presso i propri manufatti edili.