(Rinnovabili.it) – L’Uruguay ce l’ha fatta: nelle ultime 24 ore il 100% della sua elettricità è stata prodotta solo da fonti rinnovabili. Un traguardo importante che era già nell’aria a dicembre 2015, quando il paese aveva annunciato che l’energia pulita copriva oltre il 94% della domanda elettrica. In questi cinque mesi il distacco è ulteriormente diminuito fino a raggiungere il record di ieri. A darne l’annuncio attraverso i social network è stata la società di ingegneria SEG che precisato che l’energia totale consumata nelle ultime 24 ore è stata fornita per il 70.53% dalle dighe idroelettriche, il 21,13% dagli impianti eolici, il 7,96% dai generatori a biomassa e per uno 0,39% dal fotovoltaico.
Un futuro fatto di energia eolica
E se 24 ore di elettricità al 100% rinnovabile non sembrano abbastanza, il Governo è pronto ad assicurare che questo è solo l’inizio. Le attese, soprattutto sul fronte dell’energia dal vento sono alte.
“Speriamo che quest’anno la fornitura di energia elettrica da eolico raggiunga il 30%”, ha commentato qualche giorno fa alla BBC, l’ingegnere Olga Otegui, capo della Direzione Nazionale per l’Energia al Ministero dell’Industria uruguayano. Entro il 2017, il paese spera di portare l’eolico a quota 38% dei consumi elettrici.
La strategia pro-rinnovabili dell’Uruguay
Il risultato è frutto di una strategia energetica ragionata che ha fatto sì che in un solo decennio l’Uruguay realizzasse qualcosa di apparentemente inimmaginabile, divenendo il Paese con la più alta percentuale di energia eolica di tutta l’America Latina. E di conseguenza ha ridotto la sua vulnerabilità ai cambiamenti climatici e all’aumento della siccità che colpisce direttamente la produzione delle dighe idroelettriche.
La trasformazione del sistema energetico uruguayano ha preso formalmente il via concretamente durante il primo mandato (2005-2010) dell’attuale presidente, Tabaré Vázquez, anche se il paese non ha dovuto cominciare da zero. La nazione ha sempre fatto affidamento sull’energia idroelettrica, e per la precisione su quattro grandi dighe (di cui una risalente al 1930) che andavano a rinforzare la produzione di due impianti termoelettrici. Oggi però le infrastrutture sono vecchie e il cambiamento climatico sta mettendo ormai da tempo a dura prova le risorse idriche nazionali.
Ecco perché l’Urguay ha deciso di cambiare registro, investendo su energia eolica, solare e biomassa. Un impegno unico sul fronte della decarbonizzazione che è stato ampiamente riconosciuto a livello mondiale anche da enti come la Banca mondiale e la Commissione economica per l’America Latina e i Caraibi. Per cementare questa reputazione, Méndez – che guida anche politica climatica – è arrivato alla Cop21 di Parigi lo scorso dicembre con uno dei più significativi impegni nazionali del mondo: un taglio dell’88% delle emissioni di carbonio entro il 2017 rispetto alla media degli anni 2009-2013.
Un piano energetico che mette tutti d’accordo
Nella ricetta verde dell’Uruguay non ci sono miracoli tecnologici, l’energia nucleare è del tutto assente dal mix, e nessuna nuova mega diga idroelettrica è stata aggiunta nei piani. Il merito è solo di un chiaro il processo decisionale, un ambiente normativo favorevole e un forte partenariato tra il settore pubblico e privato. Va sottolineato come il lungimirante piano energetico 2005-2030 realizzato da Motevideo fu allora approvato all’unanimità, come politica di Stato, dai tutti i gruppi parlamentari. Elemento che secondo gli esperti di settore può essere considerato punto di riferimento globale su come gli interessi sociali e ambientali siano pienamente compatibili.
E dove non arrivano le green energy, ci pensa il Piano sull’Efficienza Energetica. “Quello che abbiamo imparato è che le energie rinnovabili non sono solo un business finanziario“, aggiunge Méndez. “Per tre anni non abbiamo importato un solo kilowattora. Eravamo abituati a essere dipendenti dalle importazioni di energia elettrica dall’Argentina, ma ora esportiamo a loro. La scorsa estate, gli abbiamo venduto un terzo della nostra produzione”.
In Italia questo non sarà mai possibile e causa degli “ambientalisti” o degli “ecologisti”, che ostacolano in tutti i modi sia l’eolico che l’idroelettrico, il primo perché deturpa il paesaggio, il secondo perché modifica le falde acquifere. Sull’eolico ho sentito addirittura dire che le pale uccidono gli uccelli migratori (si allontanano degli spaventapasseri e non vedono le pale lunghe 20 metri? Mah…)
Perciò in Italia andremo avanti a petroliere, trivelle e oleodotti…. e avanti così!
Per quanto riguarda la questione uccelli migratori e pale eoliche diversi studi affermano che la “mortalità avifaunistica dovuta agli impatti con le turbine eoliche è molto inferiore rispetto ad altre cause: traffico veicolare, gatti, linee dell’alta tensione e, soprattutto, impatti con le finestre degli edifici”. La Royal Society for the Protection of Birds (UK), ad esempio, ha installato presso la propria sede una turbina con rotore di 53 m perchè “sono i cambiamenti climatici a rappresentare la più grande minaccia per gli uccelli”.
Il problema con l’eolico e l’avifauna e’ che le pale delle turbine non ammazzano passeri e colombi, che quelli come giustamente detto sono ammazzati in numero maggiore da auto, vetrate su palazzi e case, gatti, etc… ma che le turbine ammazzano specie di uccelli “pregiati”… aquile, condor, etc…
E’ notizia di due giorni fa che l’ecologista Obama ha autorizzato l’innalzamento del numero massimo annuale di aquile (bald eagle, quella che c’e’ sull’emblema USA) … il nuovo limite e’ stato portato a 4200 aquile all’anno:
http://abcnews.go.com/US/wind-energy-permits-raise-kill-limit-bald-eagles/story?id=38881089
La prego, introdurre il ‘potere’ decisionale degli ambientalisti è al quanto debole e provoca scontenti data l’inesperienza informativa che, deduco dal pensiero suo, si sofferma in banalità in quanto parla per ‘sentito dire’.
Purtroppo nei Paesi avanzati gli scontri avvengono nella politica. Greenpeace, Amnesty, verdi, ambientalisti, mi creda, non possono nulla contro Shell, Agip, etc, se non un gran da farsi di movimenti e manifestazioni, ma che resta fumo.
La prego, si aggiorni, si documenti, si faccia un’idea personale delle situazioni che oggigiorno devastano le aree per arricchimento e non condanni chi è facilmente condannabile. Risulta sciocco e e banale.
Buona ricerca.
Abito in Uruguay da molti anni e senza togliere la dovuta importanza a questo ragguardo gradirei chiarire che questa impresa non è stata ne ardua ne difficile da raggiungere bastava soltanto un poco di buna volontà, l’Uruguay ha una superficie pari alla metà dell’Italia con una popolazione di circa 4 milioni di persone residenti nel paese e grandissime distese adatte all’eolico. Produrre il fabbisogno energetico per il paese che non ha grandissime industrie è stato relativamente facile. Certamente chapeau per il governo uruguaiano!
Bisognerebbe dire che anche il nostro paese è già arrivato al tot del 100% e non da poca ma si parla di 2/3 anni fa, il problema è quello che veramente viene prodotto in differenza da quello che viene usato dal nostro paese ovvero le fonti rinnovabili coprano di già il 100% ma l’utilizzo da parte nostra è soltanto del 23% il resto viene dalle non rinnovabili, il perchè è molto semplice, si cerca in tutte le maniere di continuare a usare le non rinnovabili per i soli fini economici,politici e negli scambi tra nazioni, difatti l’Italia continua imperterrita a investire sempre di più nelle non rinnovabili ( nel 2015 è stata aperta se ben mi ricordo ben 3 nuove centrali a miste a carbone/gas, e si riforniscano ben 3 centrali nucleari operative sul nostro territorio nazionale), oltre a creare nuove condutture per il gas affini.