Uno studio ETH Zurich e RIFS mostra che gli europei preferiscono sistemi locali, più solari e meno dipendenti dalle importazioni.

Cittadini protagonisti della transizione energetica
Secondo uno studio pubblicato su Energy Research & Social Science da ETH Zurich, Università di Erlangen-Nuremberg e RIFS presso il GFZ Helmholtz Center, le preferenze energetiche in Europa stanno cambiando radicalmente. L’analisi, condotta su quattro Paesi europei e basata su oltre 8.000 campioni di scelta, rivela che la maggioranza dei cittadini privilegia scenari energetici regionali, alimentati principalmente dal solare, rispetto a quelli a minor costo ma più dipendenti dalle importazioni.
Lo studio introduce un nuovo approccio: integrare nei modelli energetici non solo i fattori tecnici ed economici, ma anche le preferenze sociali. Come sottolinea il principale autore Tim Tröndle di ETH Zurich, “i modelli energetici rischiano di produrre risultati irrilevanti se ignorano i fattori sociali che condizionano lo sviluppo reale sul territorio”.
La preferenza per l’energia solare rispetto all’eolica
Dai dati emerge che gli europei preferiscono l’energia solare rispetto a quella eolica, anche quando quest’ultima risulta economicamente più vantaggiosa. L’indagine mostra un chiaro orientamento verso tecnologie più distribuite e meno impattanti sul paesaggio.
Il professor Johan Lilliestam, coautore dello studio, spiega che “le persone tendono a favorire il solare rispetto al vento, anche se non sempre è la scelta più economica”. In particolare, la tecnologia più apprezzata è il fotovoltaico su tetto, seguito da impianti solari a terra. Nelle simulazioni, i cittadini mostrano una minore accettazione per l’espansione delle infrastrutture di trasmissione e una netta opposizione agli scenari con alti livelli di importazione elettrica.
I dati del modello: importazioni ridotte e generazione locale nelle preferenze energetiche in Europa
Il modello utilizzato ha confrontato diversi scenari basati su sette parametri: tecnologia dominante, uso del suolo, espansione delle linee elettriche, quota di energia importata, prezzo al consumo, e proprietà degli impianti. I risultati indicano che la variabile più penalizzante nelle scelte è la dipendenza energetica dall’estero, con una penalità media di –0,65 nella scala di utilità. Anche l’aumento dei prezzi incide negativamente (–1,17), ma in misura inferiore rispetto al valore attribuito all’autosufficienza.
Le regioni europee che hanno mostrato le preferenze più forti per la produzione locale sono la Germania e la Danimarca, mentre Polonia e Portogallo presentano una minore, ma significativa, inclinazione verso l’indipendenza energetica.
Gli effetti della guerra in Ucraina e la nuova sensibilità energetica
Secondo i ricercatori, la preferenza per modelli energetici autonomi è stata accentuata dalla guerra in Ucraina e dalle tensioni sul mercato del gas. Le preferenze energetiche in Europa riflettono oggi non solo considerazioni economiche, ma anche politiche e di sicurezza. “Le persone non cercano soltanto bassi costi dell’energia, ma vogliono anche un sistema più decentralizzato, con meno vento, più solare e minori importazioni”, affermano gli autori.
L’analisi mostra inoltre come l’espansione delle reti e la concentrazione delle infrastrutture generino opposizione sociale: l’aumento del 50-75% delle linee di trasmissione riduce significativamente l’accettazione pubblica, mentre scenari che prevedono cooperazione locale e proprietà comunitarie ottengono un consenso maggiore.
Dalla modellazione tecnica alla realtà sociale
L’aspetto innovativo dello studio è la combinazione tra modelli tecnico-economici e dati di preferenza sociale. Gli autori dimostrano che l’inclusione delle opinioni dei cittadini porta a risultati più realistici e a scenari energetici più accettabili. Franziska Mey del RIFS spiega che “integrare le preferenze dei cittadini nei modelli di sistema energetico permette di ottenere risultati più coerenti con la realtà sociale”.
In altre parole, le preferenze energetiche in Europa possono modificare in modo sostanziale l’esito dei modelli di pianificazione, offrendo indicazioni preziose per i decisori politici. L’inclusione di dati sociali non solo riduce i conflitti, ma contribuisce a rendere la transizione verso un sistema a zero emissioni più democratica ed efficiente.
Verso una pianificazione partecipata delle preferenze energetiche in Europa
I ricercatori raccomandano di istituire procedure formali per raccogliere le preferenze dei cittadini attraverso esperimenti decisionali e sondaggi rappresentativi. Questi dati dovrebbero diventare input dei modelli di sistema energetico nazionali e regionali, affinché le strategie di decarbonizzazione siano tecnicamente solide ma anche socialmente condivise.
Come afferma Tröndle, “le decisioni politiche non devono basarsi solo su criteri economici, ma considerare anche le preferenze della popolazione per garantire sostegno e accettazione”.
Lo studio, intitolato Socially preferable and technically feasible: European citizens choose solar power and import independence over lower costs, fornisce uno strumento metodologico che colma il divario tra modellazione tecnica e realtà sociale, tracciando la rotta per un futuro energetico più partecipato e meno conflittuale.
Come si colloca l’Italia tra le preferenze energetiche in Europa?
Sebbene l’Italia non rientri tra i Paesi direttamente analizzati nello studio, le sue caratteristiche energetiche si collocano in piena sintonia con le preferenze energetiche in Europa emerse dall’indagine. Gli autori indicano infatti che le regioni “non campionate”, tra cui l’Italia, condividono una tendenza simile verso l’autosufficienza e la generazione distribuita. Questo si riflette nei processi già avviati nel Paese: la crescita delle comunità energetiche rinnovabili, lo sviluppo di impianti fotovoltaici su tetto e la diffusione di modelli di produzione locale. Nell’ambito della transizione energetica italiana, l’interesse crescente per la produzione solare decentralizzata e per la riduzione delle importazioni di gas e elettricità rispecchia quindi le stesse priorità individuate a livello europeo.












