Idrogeno verde, perfetto per i settori difficili da decarbonizzare

Secondo IRENA il vettore, quando prodotto da fonti rinnovabili, costituisce un’efficace soluzione per “ripulire” le industrie ad alta intensità energetica, i camion, l’aviazione, la navigazione e il riscaldamento

idrogeno verde
(Photo Credit: U.S. Army illustration Shutterstock)

 

 

Pubblicato un nuovo studio sulle potenzialità dell’idrogeno verde (da rinnovabili) e l’idrogeno blu (da fossili con cattura della CO2)

(Rinnovabili.it) – Quando sembravano ormai tramontati i sogni mondiali di un’economia all’idrogeno, il vettore ha ripreso improvvisamente slancio. Con la sempre più diffusa penetrazione delle rinnovabili non programmabili e il nuovo processo di elettrificazione dei consumi, l‘idrogeno verde è uscito dalla sua nicchia sperimentale per ritagliarsi uno spazio nel mercato. Ma quali sono le reali potenzialità di questo combustibile nel processo mondiale di decarbonizzazione? La risposta arriva dal nuovo studio (testo in inglese) dell’Agenzia internazionale delle energie rinnovabili IRENA.

Il documento analizza il ruolo dell’idrogeno nella transizione energetica globale distinguendo le opzioni di approvvigionamento in tre categorie: grey hydrogen (a base di combustibili fossili), blue hydrogen (a base di combustibili fossili ma con cattura delle emissioni) e green hydrogen (a base di rinnovabili).

 

>>leggi anche Rinnovabili stoccate nell’idrogeno: l’Enea testa il power-to-gas<<

 

Nel dettaglio l’IRENA prevede che una quota dell’8 per cento dei consumi energetici finali nel mondo potrebbe essere legata all’idrogeno entro il 2050. Ma affinché sia utile alla riduzione delle emissioni climalteranti, la sintesi di questo vettore deve essere necessariamente sostenibile. Secondo il rapporto, l’idrogeno verde ha un alto potenziale d’impiego soprattutto in quei settori ritenuti difficili da carbonizzare, come le industrie ad alta intensità energetica, il settore chimico e quello dei trasporti commerciali, così come l’aviazione e la navigazione.

 

Non solo. Gli elettrolizzatori (gli impianti che, tramite elettricità, spezzano le molecole d’acqua in idrogeno e ossigeno) possono aggiungere flessibilità dal lato della domanda facilitando la penetrazione di un quantitativo maggiore di eolico e fotovoltaico in rete; una caratteristica che sta già permettendo al comparto di aumentare le sue dimensioni dagli attuali megawatt al gigawatt nei mercati energetici europei più avanzati. Il documento non esclude neppure una eventuale sinergia tra la distribuzione di idrogeno verde e quello blu, data la possibilità di economie di scala nell’uso del vettore o nella logistica.

 

>>Leggi anche Come rendere la tecnologia power-to-gas ecologica e conveniente<<

 

Ma, avvertono gli autori, la “transizione energetica a base di idrogeno non avverrà dall’oggi al domani”. Il settore avrà bisogno di norme e finanziamenti adeguati oltre che di una nuova infrastruttura di approvvigionamento.

Articolo precedenteConte sui rischi del ghiacciaio Planpincieux: “Allarme che deve scuoterci”
Articolo successivoBruxelles a Stati Membri: accelerare l’efficienza energetica

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Leave the field below empty!