Lungo le strade delle rinnovabili

Si è tenuto a Milano il terzo workshop, Energia solare e paesaggio, del programma di Master in Architettura del Paesaggio e di Formazione Permanente della UPC di Barcellona/ACMA

Progettare impianti di sfruttamento dell’energia solare nel contesto infrastrutturale di raccordi autostradali, svincoli, linee di interscambio, aree di pertinenza demaniali: questo è stato il tema del terzo workshop, Energia solare e paesaggio, tenuto nell’ambito del Master Internazionale in Architettura del Paesaggio UPC Barcellona/ACMA Milano. Docente del workshop l’architetto paesaggista Barbara Aronson, senior partner dello studio Shlomo Aronson Architects. L’area di studio è stata individuata all’interno del Parco Agricolo Sud Milano nel Comune di San Giuliano Milanese, in corrispondenza del raccordo tra la Tangenziale Ovest A50, la Tangenziale Est A51 e l’Autostrada del Sole A1. La prima fase di lavoro ha focalizzato l’attenzione sull’analisi dell’area portando alla costruzione di un database comune costituto da mappature circa il sistema degli elementi storici, il sistema ecologico, i punti di visibilità, ecc.

 

L’analisi ha messo in luce una frammentazione del paesaggio, sia a livello fisico che a livello percettivo, operata dalla rete primaria delle infrastrutture viarie e dalla presenza di piastre a vocazione logistica e commerciale. In particolare la sovrapposizione di questi elementi alla trama storica dei percorsi ha condotto ad un’interruzione delle connessioni lente in un territorio caratterizzato dalla presenza di emergenze storiche, come l’Abbazia di Viboldone. A ciò si aggiunge l’interclusione nel raccordo in esame di un’ampia superficie privata della sua funzione agricolo-produttiva. Obiettivi comuni delle pur diverse idee progettuali sono stati dunque la riqualificazione dell’area e la corretta introduzione nel patrimonio paesaggistico esistente di un nuovo sistema infrastrutturale, costituto appunto dai dispositivi di sfruttamento dell’energia solare.

 

La produzione energetica è stata strutturata su diversi livelli, nell’ottica comune di preservare il suolo destinato all’agricoltura dall’impianto a terra di tali sistemi. A tal fine dunque tutti i gruppi hanno optato per un posizionamento che non andasse a frammentare ulteriormente il paesaggio ma si avvalesse del supporto stesso fornito da infrastrutture viarie, volumetrie industriali, superfici impermeabili già esistenti, aree di pertinenza ed aree intercluse ormai incapaci di assolvere l’antico ruolo di suolo agricolo.

Alcune proposte hanno suggerito di sfruttare le superfici residuali dello svincolo autostradale con l’introduzione di elementi tridimensionali di captazione dell’energia fortemente connotati (per esempio “alberi fotovoltaici” con una produzione annua di 5.098 Kwh). In tal senso si è conferita all’area una nuova identità legata al concetto di land art ambientale.

Altre proposte hanno invece considerato i rilevati delle Tangenziali Est e Ovest e dell’Autostrada del Sole come elementi lineari a cui agganciare il sistema di pannelli fotovoltaici: si è ipotizzato da un lato di sfruttare la carreggiata per l’introduzione di un telaio e dall’altro di posizionare i pannelli lungo le scarpate rivolte a sud. Nella stessa ottica si è inserita la proposta progettuale che ha identificato le torri della linea elettrica come possibili supporti per la localizzazione di sistemi fotovoltaici tridimensionali; il risultato che ne scaturisce è un insieme di elementi puntuali sul territorio che si caricano di un nuovo, inedito significato.

 

La presenza, nell’area in esame, di una piastra logistica-commerciale ha rappresentato un’opportunità per lo sfruttamento e il ripensamento di una serie di volumetrie anonime ad oggi deputate al ruolo di grandi contenitori: conferire loro una nuova pelle (e quindi una nuova identità) capace di massimizzare la produzione energetica tanto sulle superfici verticali che su quelle orizzontali.

Un’importante chiave di lettura del workshop è fornita dal tema della compensazione ambientale e paesaggistica. In tale ottica si è attribuito all’area interclusa uno specifico ruolo che garantisse la continuità dei corridoi ecologici preesistenti attraverso il superamento della pesante barriera dell’infrastruttura stradale e si è provveduto alla definizione di interventi di rimboschimento, di riqualificazione delle strutture vegetali esistenti, di potenziamento del sistema delle acque.

Articolo precedenteEcosistema Urbano: 5° posto per Perugia e 14° per Terni
Articolo successivoL’eredità di Dario Paccino