Per raggiungere gli obiettivi energetici l'europa ha necessariamente bisogno del nucleare, per il momento unica fonte in grado di ridurre la dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili
(Rinnovabili.it) – Sono numerose le centrali nucleari nel mondo spente o temporaneamente disattivate in seguito al disastro che nel 2011 colpì Fukushima danneggiando i reattori della centrale a seguito dello tsunami. Nonostante quindi il panorama energetico mondiale stia cercando, nella maggior parte dei casi, di trovare alternative energetiche all’atomo, Frost&Sullivan rilascia un’affermazione che farà di certo discutere: l’energia nucleare è necessaria per ridurre le emissioni. Pare infatti che l’Europa non riuscirà a rispettare i propri obiettivi energetici senza fare affidamento alle centrali atomiche.
Dopo l’incidente giapponese due sono i dubbi che spingono a riflettere sul ruolo dell’energia atomica: da una parte ci si chiede se sia conveniente, visto il problema delle scorie e della sicurezza degli impianti, investire nel nucleare e dall’altra l’interrogativo si sofferma sulle modalità grazie alle quali l’Europa potrebbe sostituire la produzione di energia nucleare riducendo al contempo la dipendenza dai combustibili fossili.
A queste domande Frost&Sullivan risponde affermando che nonostante i costi e i rischi le centrali nucleari hanno il potenziale per ridurre le emissioni e la dipendenza dalle importazioni di combustibili, e per questo rimangono una parte fondamentale del mix energetico europeo al 2020. “È difficile immaginare che l’Europa possa progressivamente eliminare l’energia nucleare dal suo mix energetico, nonostante la posizione antagonista di Paesi come Germania, Svizzera, Italia e Belgio, in cui probabilmente ci sarà ostracismo rispetto allo sviluppo dell’energia nucleare – osserva Neha Vikash, Energy & Power Supplies Research Analyst di Frost & Sullivan -. Il nucleare avrà un ruolo attivo nella produzione di energia in Europa e nel raggiungimento degli obiettivi ambientali della regione.”
Il numero dei nuovi progetti di costruzione di centrali, in aumento da due decenni, è da record in Asia mentre in Europa i paesi si dividono tra chi vuole disattivare i reattori giunti a fine vita (ad esempio la Germania) e chi ha in progetto la costruzione di nuovi impianti come Polonia, Romania e Repubblica Ceca. “Anche se alcuni impianti verranno chiusi, gli stati membri come Regno Unito e Finlandia porteranno avanti degli standard di sicurezza migliori e sosterranno la costruzione di nuove centrali nucleari nei prossimi 4-5 anni – afferma Vikash -. Oltre alle nuove costruzioni, questi Paesi si concentreranno anche sull’aumento della quota di elettricità prodotta, a partire da fonti rinnovabili, e sulla diminuzione della propria dipendenza dai combustibili fossili.”
Per quanto riguarda la produzione energetica, una valida alternativa al nucleare potrebbero essere per molti le fonti rinnovabili, che però hanno bisogno di tempo prima di rappresentare una vera soluzione al problema della dipendenza dai carburanti fossili.
“La dipendenza dalle importazioni, specialmente dal gas proveniente dalla Russia, è politicamente pericolosa – conclude Vikash -. Pertanto, l’energia nucleare sarà una delle poche alternative rimaste all’Europa per riuscire a coprire il proprio fabbisogno energetico e, allo stesso tempo, mantenersi sulla strada giusta verso il raggiungimento dei propri obiettivi per il cambiamento climatico.”