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Pannelli fotovoltaici bifacciali, quanto aumenta davvero la produzione?

Uno studio triennale del NREL prova a rispondere alla domanda testando moduli a doppia faccia su un sistema a inseguimento solare e diverse coperture del suolo

Pannelli fotovoltaici bifacciali
Credit: NREL

Studiata la produzione dei pannelli fotovoltaici bifacciali

(Rinnovabili.it) – I pannelli fotovoltaici bifacciali rappresentano uno dei nuovi trend del mercato solare. E il motivo di tale successo non è difficile da immaginare: con due facce attive – una superiore e una inferiore – sono in grado di aumentare la resa senza incrementare le dimensioni dell’impianto. Ma quanto di preciso questa tecnologia è in grado far lievitare la produzione energetica?

A rispondere è oggi un gruppo di scienziati del National Renewable Energy Laboratory (NREL). Il team ha avviato a maggio 2019 un progetto di ricerca triennale per valutare il comportamento di pannelli fotovoltaici bifacciali su un impianto a tracciamento solare. E ottenere così informazioni e migliori pratiche per aumentare l’efficienza dell’installazione, ridurre i costi e migliorare la durata. Lo studio è ancora in corso ma i primi risultati soddisfano a pieno il gruppo. “Sono tutti davvero entusiasti perché i dati raccolti sono in linea con le aspettative”, ha commentato Chris Deline, ricercatore della NREL. “Rispetto alle simulazioni iniziali, stiamo effettivamente ottenendo più energia rispetto a quanto è stato modellato”.

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Un elemento clou sarà capire il dato di resa rispetto a diverse coperture del terreno. Poiché, infatti, il guadagno in questa tecnologia si basa sulla luce riflessa, più il terreno può riflettere i raggi solari, più i moduli risulteranno produttivi.

“Esaminiamo i modi per migliorare l’albedo del suolo [la proporzione della luce incidente o radiazione che viene riflessa da una superficie] attraverso diverse opzioni di trattamento, come vegetazione naturale, roccia frantumata e barriere infestanti” ha aggiunto Deline. “Alcune opzioni sono già stati valutate nel settore, ma questo sarà il primo studio pluriennale con dati aperti“.

Nel primo anno di studio, il gruppo si è concentrato sulla copertura naturale. “Abbiamo visto che quando l’erba diventa marrone, aumenta la riflessione”, ha continuato il ricercatore. “E il manto nevoso è fantastico”. I dati da giugno a novembre 2019 hanno mostrato un aumento del 9% nella produzione di energia utilizzando pannelli fotovoltaici bifacciali.

resa pannelli fotovoltaici bifacciali
Credit: NREL

Il team ha anche abbinato l’array fotovoltaico a due batterie a flusso redox al vanadio di Avalon Battery. I dispositivi immagazzinano l’energia generata durante il giorno e la rendono disponibile per l’uso durante le ore più buie. Tale accumulo, insieme alla tecnologia di tracciamento solare, aiuta a livellare l’output del sistema. Lo studio supporta anche la ricerca sulla durabilità dei materiali in collaborazione con altre organizzazioni di ricerca attraverso il Durable Module Materials Consortium (DuraMAT) del Dipartimento dell’Energia (DOE).

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.