20 miliardi spesi in 25 anni, ma servono prevenzione e pianificazione. DI questo si parlerà durante la Seconda edizione della Giornata Nazionale della prevenzione del rischio idrogeologico

L’appuntamento è per mercoledì 14 maggio a Roma
Negli ultimi 25 anni l’Italia ha speso oltre 20 miliardi di euro per fronteggiare il dissesto idrogeologico. Tuttavia, questi interventi vengono spesso messi in atto solo dopo eventi catastrofici, con gravi conseguenze per la sicurezza della popolazione e per il territorio.
Priorità alla prevenzione
Alla luce di questi dati, è evidente che la prevenzione non può più essere considerata un progetto futuro, ma deve diventare una realtà concreta e urgente. In questo contesto si colloca la seconda edizione della Giornata Nazionale della Prevenzione e Mitigazione del Rischio Idrogeologico, promossa dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri, dal Consiglio Nazionale dei Geologi e dalla Fondazione Inarcassa.
Secondo i dati ISPRA, in Italia circa 6,8 milioni di cittadini vivono in aree a rischio alluvionale medio, a cui si aggiungono altri 2,4 milioni residenti in zone a rischio alluvionale elevato. In totale, si tratta del 15% della popolazione nazionale, con ricadute dirette su circa 2,1 milioni di edifici. Nonostante gli ingenti costi sostenuti per intervenire dopo le emergenze, che superano le decine di miliardi, il fabbisogno minimo stimato per una prevenzione efficace è pari a 9,3 miliardi di euro. Un valore che rappresenta le richieste di finanziamento provenienti dagli Enti locali, registrate sulla piattaforma RENDIS, il Repertorio Nazionale degli interventi per la Difesa del Suolo.
“Per contrastare efficacemente il dissesto idrogeologico”, afferma Angelo Domenico Perrini, Presidente del CNI, “è necessario porre in essere una serie di atti concreti, dalla manutenzione e monitoraggio costante del territorio, definendo dei piani di manutenzione delle opere esistenti, alla rimodulazione dei meccanismi di gestione dei Piani di prevenzione e contrasto esistenti”. È indubbio che per promuovere una vera transizione energetica servano risorse finanziarie adeguate, ma ancora più urgente, come sottolinea il Presidente Perrini, “sarà indispensabile migliorare la capacità di progettazione degli interventi, anche attraverso iter autorizzativi più rapidi, accrescere la qualificazione e formazione del personale tecnico, attuare politiche più incisive mirate alla limitazione del consumo del suolo”.
Dalle parole ai fatti
La vera novità di questa seconda edizione consiste nella volontà di tradurre le intenzioni in azioni concrete, attraverso l’avvio di progetti strutturali di regolamentazione e pianificazione strategica, coordinati e omogenei, finalizzati alla tutela dell’ambiente e del territorio del nostro Paese.
“Sono certo che anche quest’anno, sarà possibile delineare un quadro più completo sulle prospettive future della governance dei territori”, sottolinea Arcangelo Francesco Violo, Presidente del CNG.
La Seconda Giornata Nazionale della prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico si concentrerà sulle trasformazioni in atto nel territorio italiano e sull’aumento dei fattori di rischio, con particolare attenzione al ruolo del cambiamento climatico. Saranno approfonditi gli strumenti di programmazione, sia a livello nazionale che locale, per la realizzazione di opere di prevenzione e mitigazione, così come i meccanismi di governance delle politiche di intervento. Esperti e decisori politici si confronteranno sulle sfide più rilevanti del presente e del futuro. Un ampio spazio sarà dedicato agli approfondimenti tecnici, con un focus sugli strumenti e le metodologie più aggiornate per la prevenzione del rischio idrogeologico.
“I numeri parlano chiaro, il dissesto idrogeologico rappresenta una delle principali emergenze ambientali che il nostro Paese si trova ad affrontare”, prosegue il Presidente della Fondazione Inarcassa Andrea De Maio.
Il ruolo della Giornata Nazionale della prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico
Eventi come questa Giornata Nazionale diventano così momenti fondamentali di confronto e condivisione, in cui il contributo di tecnici e professionisti può integrarsi con quello delle istituzioni, rafforzando l’efficacia delle politiche territoriali.
“Quella contro il dissesto non è una battaglia semplice: richiede visione a lungo termine, capacità di coordinamento e un impegno collettivo e continuativo. Ma, soprattutto, come suggerisce il titolo stesso di questa giornata, è solo con politiche di prevenzione e investimenti mirati che potremo davvero ridurre i rischi e proteggere il nostro patrimonio ambientale e urbano”, conclude De Maio.