Materiali ecologici: produrre bioplastica diventa facile

Dalla collaborazione tra Olanda e Giappone nasce un processo in un’unica fase che consente la produzione di monomeri derivati dalle piante

Materiali ecologici: produrre bioplastica diventa facile

 

Un nuovo metodo energeticamente efficiente per produrre bioplastica

(Rinnovabili.it) –  Produrre bioplastica non è mai stato così facile come con il sistema messo a punto da Kiyotaka Nakajima. Lo scienziato, ricercatore, dell’Università di Hokkaido, in Giappone, ha collaborato con Emiel Hensen della Eindhoven University of Technology, in Olanda per realizzare un nuovo processo di sintesi veloce ed efficiente sotto il profilo energetico. E i risultati, pubblicati su ACS Catalysis (documento in inglese), non sembrano deludere le aspettative.

 

La plastica “vegetale” sta divenendo il materiale di punta per sostituire i polimeri derivati dal petrolio (leggi anche Le alternative alla plastica: ecco i materiali che premiano l’ecologia). La produzione su larga scala incontra però diverse difficoltà. È il caso del polietilene furanoato, polimero a base biologica in grado in teoria di sostituire egregiamente uno dei giganti dell’industria plastica: il polietilentereftalato (PET). Se i due prodotti sono messi a confronto, il PEF vince sul PET per qualità meccaniche e proprietà termiche ma la produzione su larga scala è ostacolata dall’inefficienza di sintesi dei monomeri, i mattoni costitutivi.

 

Proprio per risolvere questo problema i ricercatori giapponesi e olandesi hanno studiato un processo veloce ed efficiente che richiedesse meno passaggi e soprattutto meno energia. Il punto di partenza è consistito nello sviluppare un composto stabile chiamato HMF-acetale a partire dalla biomassa vegetale che può essere a sua volta convertito con un’efficienza del 95% nei due monomeri del PEF, ossia l’acido 2,5-furandicarbossilico (FDCA) e il glicole etilenico. Il risultato rappresenta un progresso significativo rispetto allo stato attuale della tecnica, superando una limitazione intrinseca dell’ossidazione dell’HMF per produrre bioplastica. I ricercatori osservano che questo metodo ha “meno passaggi di reazione e l’uso di soluzioni altamente concentrate richiederà meno energia rispetto ai processi convenzionali”. Il team è convinto che la nuova tecnica non solo migliorerà la fattibilità della produzione di PEF commerciale nell’industria chimica, ma aiuterà anche a promuovere un uso diffuso delle bioplastiche, oltre a fornire indicazioni per lo sviluppo di altre applicazioni chimiche a base biologica.

 

>>Leggi anche Le rotte mondiali (e italiane) dei rifiuti in plastica<<

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