“I combustibili fossili sono come affittare una casa, le energie rinnovabili sono come possederne una”: il think tank Ember calcola che accelerare su tecnologie basate su elettrificazione faccia risparmiare 1.300 mld $ l’anno

La sicurezza energetica è anche – e oggi, forse, soprattutto – una scelta tecnologica. Scelta che va compiuta in un contesto radicalmente diverso rispetto a quello anche solo di pochi anni fa. All’epoca della “Pax Americana” la stabilità derivava dalle fonti fossili. Oggi l’asset è diventato una liability. Puntare sulle tecnologie basate sull’elettrificazione – auto elettriche, pompe di calore, rinnovabili – permetterebbe invece di tagliare del 70% l’import di petrolio, gas e carbone e farebbe risparmiare 1.300 miliardi di dollari l’anno.
I numeri li mette in fila il think tank Ember nel rapporto “Energy Security in an Insecure World”, appena pubblicato.
Il problema della sicurezza energetica oggi? Una dipendenza globale e fragile
Oggi il 75% della popolazione mondiale vive in paesi importatori netti di energia fossile, e in 52 Stati queste importazioni superano il 50% del fabbisogno energetico (in Italia il dato è al 77%). In totale, il 37% dell’energia primaria globale proviene da combustibili fossili importati.
Secondo Ember, il 25% della popolazione mondiale spende oltre il 5% del PIL per acquistare queste risorse. Risultato? Intere economie sono esposte al rischio di interruzioni improvvise o rincari incontrollati.
La crisi non è solo economica: la geografia della dipendenza energetica – combinata con la crescente insicurezza delle rotte marittime e dei mercati globali – ha trasformato l’efficienza dell’interdipendenza in una vulnerabilità strategica.
Una nuova strategia: “Electrotech”
Ember propone di rovesciare tutti gli assunti che oggi consideriamo intoccabili quando pensiamo alla sicurezza energetica. La nuova visione è basata su 2 pilastri:
- generare energia localmente attraverso rinnovabili, e
- utilizzarla elettrificandone i consumi finali.
Con questa electrotech strategy, Ember calcola che è possibile tagliare del 70% le importazioni nette di fossili, con un risparmio globale stimato di 1.300 miliardi di dollari all’anno.
Ma più concretamente, come si costruisce questo nuovo modello di sicurezza energetica globale? Il rapporto individua 3 leve fondamentali:
- auto elettriche: possono sostituire il petrolio per i trasporti su strada, riducendo la dipendenza energetica globale di 1/3 e risparmiando circa 590 miliardi di dollari all’anno;
- pompe di calore: usate negli edifici, possono sostituire il gas importato per il riscaldamento, tagliando un ulteriore 14% delle importazioni e risparmiando 840 miliardi di dollari. (In Italia, servirebbero 15,8 nuove pompe di calore per ridurre a zero la dipendenza del Belpaese dal gas fossile, calcolava di recente l’Ehpa, l’associazione europea delle pompe di calore);
- rinnovabili (eolico e solare): in grado di sostituire i fossili nella generazione elettrica, eliminano un altro 23% delle importazioni, portando il totale al 70%.
Non solo sostenibilità: una nuova logica strategica
In estrema sintesi: addio diversificazione (delle fonti fossili), benvenuta autonomia energetica. L’approccio proposto da Ember rovescia le tradizionali logiche di sicurezza energetica. Se prima era necessario affidarsi a fornitori esteri e proteggere rotte marittime, oggi è possibile immaginare un’autonomia energetica basata su tecnologie che, una volta installate, garantiscono decenni di energia sicura e a basso rischio inflattivo.
O, per dirla con Dave Jones, uno degli autori del rapporto di Ember: “I combustibili fossili sono come affittare una casa, le energie rinnovabili sono come possederne una”.
“La differenza è semplice – spiega Jones –: con i combustibili fossili si continua a pagare, i prezzi sono fuori dal controllo e il proprietario può recedere dal contratto quando vuole. Le energie rinnovabili sono un investimento iniziale, ma garantiscono stabilità e indipendenza a lungo termine”.
EV, pompe di calore e FER sono immuni da molte delle vulnerabilità tipiche dei combustibili fossili, sottolinea ancora Ember:
- non richiedono forniture continue,
- non subiscono la volatilità dei prezzi,
- possono essere prodotte localmente.
Così riducono drasticamente il rischio geopolitico e le disuguaglianze infrastrutturali tra paesi.