Bioetanolo da cellulosa, NextChem e GranBio cambieranno il mondo dei biofuel

Le due società hanno stretto un accordo per sviluppare a livello globale un’innovativa tecnologia per la sintesi di etanolo di seconda generazione. Il primo impianto è già in funzione e produce oltre 30 milioni di litri di etanolo cellulosico l’anno.

bioetanolo
Foto di Yves Bernardi da Pixabay

(Rinnovabili.it) – Produrre carburanti “avanzati” in maniera sostenibile e senza competere con il settore alimentare, impiegando gli scarti agricoli ma anche rifiuti del legno, paglia e miscanto. La seconda generazione dei biofuel è finalmente arrivata e a distribuirla livello mondiale sarà anche NextChem, la società del Gruppo Maire Tecnimont, che opera nel campo della chimica verde e delle tecnologie per la transizione energetica. Alla base della nuova operazione l’accordo siglato con la brasiliana GranBio, azienda attiva nelle biotecnologie. Insieme le due realtà perseguono l’obiettivo di acquisire una leadership globale nel settore licenziando la tecnologia GranBio 2G Ethanol per la produzione di bioetanolo da cellulosa.

L’etalonolo cellulosico è quello che sul mercato è chiamato biocarburante di seconda generazione (2G), un’etichetta che permette di contraddistinguerlo dall’alcol di prima generazione, ottenute da colture come il mais o la canna da zucchero. I benefici di questo di questo avanzamento generazionale sono facilmente intuibili. La cellulosa è uno dei più importanti polisaccaridi vegetali. È costituita da un elevato numero di molecole di glucosio e insieme all’emicellulosa e la lignina (il “legante”) costituisce la struttura fibrosa del legno. A livello energetico è possibile sfruttare le sue molecole di glucosio per produrre etanolo attraverso un processo che richiede la rottura del polisaccaride e la successiva fermentazione dello zucchero. Il vantaggio della biomassa lignocellulosica è che costituisce una materia prima abbondante, che non comporta alcuna competizione. Può essere ottenuta dai rifiuti del legno o da piante come il miscanto, un arbusto appartenente alla famiglia delle graminacee coltivabile in terreni residuali.

La tecnologia messa a punto dall’azienda brasiliana permette di ottenere bioetanolo in maniera flessibile e a partire da qualsiasi scarto cellulosico, dalle bucce del mais ai rifiuti forestali dell’eucalipto. Per vederla in funzione basta guardare l’impianto di São Miguel dos Campos, in Alagoas (Brasile), il primo nell’emisfero Sud dedicato all’etanolo cellulosico.

L’accordo NextChem- GranBio

Grazie alla nuova intesa NextChem licenzierà la tecnologia a livello mondiale. L’alleanza permetterà di mettere assieme l’esperienza della società brasiliana nei biofuel 2G con quella ingegneristica di NextChem, le sue competenze nell’area EPC e la presenza globale del Gruppo. Con l’obiettivo finale di offrire servizi integrati, dagli studi di fattibilità, all’integrazione di filiera e alla costruzione di impianti produttivi in tutto il mondo.

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Insieme le due aziende contribuiranno al processo di decarbonizzazione del settore dei carburanti in un modo efficiente, profittevole e neutrale dal punto di vista carbonico. Un passaggio particolarmente delicato soprattutto nel Vecchio Continente dove la Commissione europea ha fissato precisi obiettivi in materia di biofuel avanzati. Nel dettaglio la direttiva sulle energie rinnovabili RED II prevede che il 32% del fabbisogno energetico dell’UE debba provenire da fonti rinnovabili entro il 2030 e include un sotto-obiettivo per il settore dei trasporti del 14%. In questo contesto è stata stabilita una serie di criteri di sostenibilità e di emissione di gas a effetto serra che i bioliquidi utilizzati nei trasporti dovranno rispettare per essere conteggiati rispetto al target generale e per poter beneficiare del sostegno finanziario delle autorità pubbliche. Nel dettaglio il contributo dei biocarburanti avanzati è stato fissato ad almeno lo 0,2% dei consumi energetici finali dei trasporti entro il 2022, almeno l’1% nel 2025 e almeno il 3,5% nel 2030.

Accelerarne la produzione diventa dunque un passaggio obbligato per i mercati comunitari (e non solo).

Per comprenderne meglio innovazione e potenzialità della tecnologia abbiamo rivolto a Pierroberto Folgiero, CEO di NextChem e di Maire Tecnimont, alcune domande.

Dott. Fogliero, fino a pochi anni fa produrre etanolo dalla cellulosa era ancora una impresa tecnicamente ardua a causa della presenza della lignina e della difficoltà di rimuoverla dall’equazione. Come è stato risolto il problema e come funziona nel dettaglio la nuova tecnologia?

Il materiale lignocellulosico mal si presta alla decomposizione. L’uomo ha già adottato in passato processi di separazione della lignina dalla cellulosa (tipicamente nell’industria cartaria) attraverso l’utilizzo di acidi o solventi che permettono di purificare uno stream di cellulosa per la produzione successiva di carta. Tuttavia questi processi non si prestano alla produzione di bio-etanolo sia da un punto di vista di efficienze che di salvaguardia dell’ambiente (utilizzo massivo di chemicals dannosi all’ecosistema). La nostra tecnologia si basa su una esperienza decennale nel campo della purificazione della cellulosa attraverso un pre-trattamento meccanico e termico che permette di separare la cellulosa e l’emicellulosa dalla lignina senza comprometterne la funzionalità chimico fisiche. La cellulosa quindi viene poi convertita in zuccheri fermetabili a bio-etanolo attraverso una idrolisi enzimatica. La nostra tecnologia è dimostrata a livello industriale con un impianto produttivo da 40.000 t/a in Alagoas.

Attualmente le fonti più comuni di bioetanolo sono la canna da zucchero, mais e le barbabietole. Quali sono i vantaggi offerti dall’impiego della cellulosa? Il carburante finale è competitivo con quello di prima generazione?

I biocarburanti di prima generazione sono carburanti ottenuti dalla fermentazione degli zuccheri presenti nelle filiere alimentari umane. E’ evidente quindi il problema relativo all’utilizzo di tali materiali per la produzione di bio-carburanti invece che per nutrire una popolazione mondiale in rapida crescita. La nostra soluzione tecnologica permette di utilizzare bio-masse che provengono dagli scarti di lavorazione nella catena alimentare (le cosi dette bagasse) che, oltre ad avere un basso costo come materia prima, permettono di avere una Carbon Foot-print del carburante finale ridotta. Per finire, un numero sempre crescente di paesi al mondo, riconoscono un doppio incentivo per i carburanti di seconda generazione come il nostro. Bisogna inoltre ricordare che la RED II, la direttiva europea per l’utilizzo dei bio-carburanti, richiede una miscelazione sempre crescente dei biocarburanti di seconda generazione per i trasporti.

Quali sono i principali settori di destinazione di questo biofuel in Europa e in Italia?

Il principale utilizzo del bio-etanolo di seconda generazione è in miscelazione con la benzina per l’autotrazione. Buona parte dell’Europa già miscela il 10% di bio-etanolo in benzina. In Italia ancora non avviene ma le direttive Europee impongono un incremento nell’uso di biofuels avanzati (quale l’etanolo di seconda generazione). La disponibilità di etanolo di seconda generazione permetterà anche al nostro paese di raggiungere questi importanti e vincolanti obiettivi nella sfida al cambiamento climatico e verso un futuro energetico più sostenibile

Progetti per l’Italia? Ritiene pensabile nel breve termine dotare anche il Belpaese di impianti per la produzione di bioetanolo di seconda generazione?

La possibilità di localizzare alcuni progetti strategici nel nostro paese e’ certamente possibile e oggetto di valutazione.

Quando la produzione con tecnologia “advanced” sarà a regime, quale quota parte del mercato globale dei biocarburanti occuperà?

Questo è un biofuel advanced e low carbon, quindi con un vantaggio competitivo rispetto ai carburanti di prima generazione “food competitive”. Ci si aspetta una richiesta consistente nel breve-medio termine, soprattutto dai Paesi europei e negli Stati Uniti, nei quali la legislazione è più premiante. Inoltre noi contiamo di sviluppare progetti per l’implementazione di questa tecnologia a livello mondiale, anche contando sulla presenza capillare del Gruppo Maire Tecnimont nei cinque continenti. Per rispondere alla sua domanda, ad oggi possiamo stimare che l’etanolo di seconda generazione possa andare a coprire almeno il 10% del mercato globale dei biocarburanti. Una cosa è certa: di questo mercato vogliamo essere i leader.

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