Helios, la barca solare tutta italiana

Duemila metri quadri di vele, coperte da 2.500 pannelli flessibili in silicio. Così si muove la barca solare superlusso dal design italiano

Helios la barca a vela solare tutta italiana

 

(Rinnovabili.it) – I designer italiani Marco Ferrari e Alberto Franchi sono le menti di Helios, una barca solare a vela progettata per il contest Young Designer of the Year 2015, organizzato da Boat International Media. Creato con l’intenzione di fare della bassa impronta di carbonio il vero punto di forza, lo yacht solare è lungo 55 metri e può contenere 10 ospiti e 8 membri dell’equipaggio.

La caratteristica principale dell’imbarcazione è la capacità di catturare l’energia del sole attraverso le sue vele, rivestite di celle solari flessibili in silicio. In tutto, la superficie di 2.000 metri quadri monta circa 2.500 pannelli, in grado di generare circa 355 kWh di energia. Questa viene stoccata in accumulatori che forniscono energia al motore. Helios è una barca a vela diesel-elettrica, che può navigare anche in acque basse o aree protette (basta utilizzare solo la propulsione elettrica). Lo spunto della sostenibilità non ha però fatto dimenticare i “dettagli” ai due designer italiani: la barca di lusso offre vari servizi: una piscina a sfioro diventa zona per prendere il sole (quando lo yacht è in movimento l’acqua viene pompata fuori), non mancano un cinema e spaziosi garage per ospitare moto d’acqua, canoe, e perfino una limousine lunga sette metri.

 

Helios, la barca a vela solare tutta italiana_

 

Lo stile esterno della tuga (la parte rialzata rispetto al piano di coperta) richiama le curve morbide di una conchiglia. L’altezza del ketch (questo il nome della tipologia di imbarcazione a vela a due alberi, da diporto o da regata) permette il passaggio attraverso il Canale di Panama, e le vele sono adatte sia per la crociera che per occasionali regate. La cabina di guida offre spazio a 10 persone, che qui possono pranzare protette dalle intemperie. Il ponte invece è dedicato alle aree relax.

Il salone principale può essere convertito in un cinema ed è diviso dalla zona pranzo. Sul ponte inferiore si trovano invece le cabine dell’equipaggio, quattro cabine per gli ospiti e la suite, che ha il suo beach club privato con una piattaforma a scomparsa.

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4 Commenti

  1. Non è visibile l’ingombro delle vele ammainate visto l’aggiunta dei pannelli al silicio che farebbero molto spessore. Come si fa a vederle?

    • Direi che questa barca non esiste in realta’, e’ un concetto ed un esercizio di grafica digitale.
      Le vele ammainate sono terribilmente difficili da disegnare!
      Io le piegherei a fisarmonica, oppure si puo’ usare una vela semirigida, tipo giunca.
      Comunque si puo’ fare, i pannelli solari sono delicati ma ne esistono di davvero leggeri e pieghevoli.

  2. Cosí, ad occhio….
    2000mq mi sembrano e dipende da quali e quante vele è dotata questa barca e poi, tanti anche i 2500 pannel, ma sopratutto di che potenza di picco e che tipo di silicio?… Cosa dire dei 355kWh, chi ha scritto l’articolo ha fatto 5 anni d’etá?

  3. Questa idea delle vele fotovoltaiche è affascinante, ma sono curioso di sapere se gli autori del progetto abbiano idea di come sia realizzabile. Al di là della tecnologia disponibile, che è tutta da verificare, bisogna capire come una tale vela possa garantire la sua tradizionale funzione senza impedimenti di manovra (i pannelli flessibili al silicio non si possono ammainare come una normale vela, per fare solo un esempio);
    inoltre la configurazione del fotovoltaico sul fiocco mi sembra atto di pura fantasia.
    Esistono altre tecnologie di fotovoltaico (con resa nettamente inferiore al silicio) costituite da polimeri stampabili su tessuti o su ogni sorta di superficie. Metterli su una vela non è però uno scherzo: le forze in gioco sono elevate e potrebbero facilmente compremetterne la funzionalità, senza contare gli agenti atmosferici. Insomma, la vela fotovoltaica è ancora qualcosa che sta ancora al di là della ricerca applicata sui materiali, motivo per cui nel 2012 mi sono astenuto dal proporla nel mio progetto di tesi.

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