Servono 24 miliardi di euro di investimento per adeguare il sistema portuale europeo secondo l'Outlook di Bain & Company

Sul fronte delle emissioni globali di CO2, il settore marittimo incide all’incirca per il 3%. Per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050 serve una roadmap definita, ma soprattutto realistica che riduca al minimo incertezze e rischi. E fornisca soluzioni percorribili ed economicamente efficienti per l’intera industria.
La presentazione a Roma
Di questo si è parlato nella presentazione dell’Outlook sul Trasporto Marittimo Sostenibile, che si è svolto a Roma, sviluppato da uno studio congiunto di Eni, Fincantieri e RINA, con il supporto di Bain & Company. Uno studio che propone una visione globale ed integrata, a cui ha preso parte anche il Ministro per l’Ambiente e la Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin.
Trasporto marittimo: cosa serve per la transizione
Iniziamo subito dai numeri. Per adeguare il sistema portuale europeo servono 24 miliardi di euro di investimenti, entro il 2050. Soldi necessari per la transizione del comparto marittimo, analizzando costi, impatti sulla filiera logistica-portuale e roadmap di implementazione. Le tre aziende che hanno preso parte all’evento, hanno firmato un accordo che prevede la creazione di un osservatorio internazionale sul futuro della decarbonizzazione nel settore.
“A partire dal 2040, entreranno progressivamente in uso nuove soluzioni – su rotte e casi d’uso specifici – che si affiancheranno a biocarburanti e LNG, il quale però dovrà derivare da fonti bio. È quindi fondamentale sviluppare una roadmap per adeguare il sistema portuale italiano, così da mantenerlo competitivo e centrale nelle future rotte marittime a basse emissioni“, ha osservato Pierluigi Serlenga, Managing Partner Italia di Bain & Company, nel corso della presentazione.
Carburanti per la transizione marittima
Tra i temi che saranno centrali in questo passaggio, trovano spazio i biocarburanti come l’HVO, l’impiego del GNL nel breve termine e la crescente introduzione di carburanti sintetici da idrogeno verde.
- il GNL (gas naturale liquefatto), prodotto fossile a minore intensità carbonica, comporta tuttavia investimenti infrastrutturali di deposito, stoccaggio e rifornimento nei porti;
- i biofuel: HVO, utilizzabile anche in purezza e senza necessità di investimenti infrastrutturali, e FAME, con significative limitazioni all’utilizzo in purezza;
- I carburanti sintetici prodotti da idrogeno verde e l’idrogeno stesso, per determinati casi d’uso (ad esempio crociere di bassa e media potenza), potranno assumere un ruolo crescente grazie al progressivo aumento di competitività e sviluppo della supply chain.
“Come sostenuto anche a livello comunitario, è oramai condiviso che i biocarburanti, quelli già disponibili e come l’HVO, siano tra le migliori soluzioni adottabili per ridurre le emissioni GHG anche del comparto marittimo“, il commento a Roma di Giuseppe Ricci, Direttore Operativo Trasformazione Industriale di Eni. Invece per Fincanteri, era presente l’AD Pierroberto Folgiero, secondo cui “lo Studio sul Trasporto Marittimo Sostenibile rappresenta un passo strategico e un’analisi integrata fondata su dati e scenari reali e sviluppata con il contributo di attori leader nei rispettivi settori“, fondamentali per ridurre l’impatto ambientale. Fondamentale per Carlo Luzzatto, Amministratore Delegato di RINA, “la capacità di mettere a fattor comune know-how ed esperienze maturate in settori diversi, come l’energia e il navale”.
Trasporto marittimo, scenari dello studio
Il settore marittimo è alimentato per il 93% da combustibili tradizionali. Due anni fa, la metà degli ordini di nuove navi è stata indirizzata verso combustibili alternativi, mentre i porti stanno iniziando a sviluppare infrastrutture per supportare diverse opzioni tecnologiche e di combustibili. Ma è ancora poco.
Secondo l’Outlook nel futuro si ipotizzano differenti scenari, che indicano una decarbonizzazione più rapida nell’UE e negli Stati Uniti, mentre in Asia-Pacifico e nel resto del mondo l’uso di combustibili fossili e GNL continuerà a predominare, rappresentando circa il 70% del mix energetico entro il 2050.
Nel decennio 2030-2040, Europa e Nord America vedranno un significativo passaggio dai combustibili fossili ai biocarburanti HVO, il primo pilastro della transizione, e al GNL, anche in forma bio. Ma per la neutralità carbonica entro il 2050, sarà necessaria l’adozione di carburanti sintetici prodotti da idrogeno verde. Ma saranno realmente competitivi solo dal 2040.
Navi mercantili e da crociera
Ragionando a lungo termine, i biocarburanti e carburanti sintetici saranno cruciali per la decarbonizzazione delle navi mercantili di medio e lungo raggio, mentre le bioenergie saranno sufficienti per le navi a corto raggio.
Per quanto riguarda le crociere, oltre ai biocombustibili HVO si prevede l’utilizzo di combustibili sintetici per le navi del segmento di medio-piccola taglia. Mentre per le navi di grande/media taglia si prevede una maggiore dipendenza dalle bioenergie. Come biocarburanti HVO, bioGNL e biometanolo.
Insomma per la transizione marittima i tempi sono prevedibilmente più lunghi. Sicuramente di più rispetto al trasporto su gomma. E gli sforzi economici sono impegnativi, come abbiamo già detto all’inizio dell’articolo. E c’è da considerare, che nonostante tutto, i biocarburanti HVO e il GNL avranno un impatto contenuto, circa 15%. Invece ci si attende che siano i carburanti sintetici ad avere una significativa incidenza, circa l’85%. Ma le relative infrastrutture sono ancora da sviluppare.