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Padova è la città più bike friendly d’Italia

La nuova edizione del dossier “Giretto d’Italia” di Legambiente ha monitorato le città più bike friendly attraverso 154 checkpoint

città bike friendly
Foto di Anatoly Ramonov su Unsplash

Le infrastrutture pubbliche sono la chiave per rendere una città più bike friendly

Sono Padova, Piacenza e Bolzano le tre città bike friendly e amiche della micromobilità che salgono sul podio della speciale classifica di Legambiente nel 2024. Presentando la XIV edizione del dossier Giretto d’Italia, l’associazione ha infatti fornito i dati di 154 checkpoint posizionati in 22 comuni e 17 aziende. Gli spostamenti vengono monitorati ogni anno nel mese di settembre. I Comuni che hanno aderito a questo “campionato” sono quasi tutti al Centro-Nord, pertanto i risultati scontano una minor rappresentanza del Mezzogiorno.

Sono stati registrati 39 mila passaggi di biciclette e mezzi di micromobilità elettrica. Gli esiti dello studio, secondo Legambiente, dimostrano l’importanza delle infrastrutture e delle politiche locali nel promuovere spostamenti a zero emissioni. Spostarsi in modo sostenibile diventa sempre più una realtà consolidata, dice l’associazione, soprattutto nelle città che investono su piani di mobilità urbana sicuri ed efficienti.

Le tre città che si sono distinte per l’alto numero di spostamenti sostenibili, mostrando come gli investimenti in corsie ciclopedonali e servizi di sharing mobility possano ridurre l’uso dell’automobile. In particolare, Padova ha registrato il numero più alto di passaggi in bicicletta, con 6787 spostamenti, mentre Bolzano si è distinta per l’uso della micromobilità elettrica, con 1022 passaggi. Faenza è invece la città con il più alto numero di spostamenti sostenibili in rapporto alla popolazione residente.

Tutto bene allora? In realtà, c’è molto da fare per migliorare queste statistiche. Secondo Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, “lo sviluppo della mobilità sostenibile in Italia è rallentato dallo squilibrio tra gli obiettivi ambientali e sociali. A causare questo divario è certamente l’inefficacia delle politiche nazionali e territoriali. All’orizzonte poi, c’è la riforma del Codice della Strada che ci preoccupa, poiché non sembra introdurre risolutive misure che aumentino la sicurezza su strada per gli utenti deboli e, inoltre, si corre il rischio di imbrigliare gli amministratori locali nella definizione di misure di mobilità attiva e condivisa”.

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