A 4 anni dal dieselgate, circolano in Ue ancora 33 mln di auto a emissioni “truccate”

L’analisi di Transport&Environment sulla base dei dati forniti dalla Commissione europea: 3/4 dei veicoli coinvolti nello scandalo dieselgate non sono ancora stati richiamati dalle case produttrici.

dieselgate EuropaScoppiato nel 2015, il dieselgate coinvolse 43 milioni di auto in Europa

 

(Rinnovabili.it) – A quattro anni dallo scandalo dieselgate ancora 3/4 delle auto coinvolte circolano liberamente in Europa, senza che le case produttrici abbiano provveduto alla sostituzione dei software installati per truccare i test sulle emissioni a discapito dell’ambiente.

 

Lo scandalo esplose nel 2015, quando l’EPA, l’Agenzia di protezione ambientale degli Stati Uniti, annunciò di aver trovato delle incongruenze nei test sulle emissioni della casa automobilistica Volkswagen: i software installati sulle vetture permettevano la manipolazione delle performance in fase di test, abbattendo le prestazioni delle auto e rientrando nei limiti normativi sulle emissioni di NOx e d’inquinamento da gasolio, per poi migliorare le performance a discapito dell’impatto ambientale una volta che i veicoli venivano messi su strada.

 

Nella sola Unione europea furono 43 milioni le auto coinvolte che diverse case automobilistiche avrebbero dovuto richiamare per l’installazione di software aggiornati: tuttavia, ad oggi, solo 10 milioni di vetture sarebbero state ricondizionate, come sostiene l’elaborazione dell’associazione Transport&Environment sulla base dei dati forniti dalla Commissione europea.

Uno stallo che durerà almeno altri 2 anni: queste le tempistiche minime per il richiamo e l’aggiornamento dei 33 milioni di veicoli inquinanti ancora circolanti per il vecchio continente.

 

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T&E registra anche grandi differenze territoriali nella distribuzione di veicoli collegati al dieselgate: se la parte ovest dell’Ue ha visto l’aggiornamento dell’83% delle auto ad emissioni “truccate”, nell’est la percentuale scende al 55%, con un nuovo flusso di veicoli di seconda mano provenienti dalle grandi città che stanno progressivamente vietando la circolazione di auto diesel (come ad esempio Parigi, Madrid e Amburgo) verso nazioni dell’est Europa (solo la Polonia avrebbe importato 350 mila veicoli inquinanti di seconda mano nel 2017).

 

“Il lento ritmo con cui si sta procedendo a ‘ripulire’ le auto diesel in Europa è inaccettabile– ha affermato Florent Grelier, specialista in tecnologie automobilistiche sostenibili presso T&E – L’industria ha avuto 4 anni dallo scandalo dieselgate ma non è riuscita ad adempiere ai propri obblighi per quanto riguardava la riparazione delle auto truccate. E’ tempo che i Governi si impegnino e ordinino richiami obbligatori in tutta l’Ue. Non servono nuove Leggi, ma solo la volontà politica di farlo”.

 

L’Ue ha recentemente approvato norme che prevedono il ritiro uniforme in tutti i Paesi membri di eventuali nuove auto “truccate” o pericolose per l’ambiente: la nuova regolamentazione, tuttavia, sarà valida solo per le vetture vendute a partire da settembre 2020 e lascia quindi che il richiamo dei veicoli collegati al dieselgate sia gestito dai singoli Paesi.

 

“Il mercato unico europeo entra in crisi quando si tratta di emissioni auto. Funziona solo per la vendita delle macchine, ma non per il richiamo delle stesse quando le cose vanno male– ha concluso Grelier – Non ci dovrebbero essere cittadini di seconda classe in Europa. ogni europeo ha lo stesso diritto di respirare aria pulita. Il recente documento Ue ‘Roadmap towards clean vehicles’ mostra che i Governi e le industrie sanno esattamente quello che devono fare, ora c’è solo bisogno che comincino a farlo”.

 

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