Il declino degli insetti è un fenomeno globale. Si stima che l’80% delle piante selvatiche dipenda dagli insetti per l’impollinazione e che il 60% degli uccelli si nutra di insetti. Non è facile stabilire le cause: l’agricoltura è uno dei principali imputati, insieme ai cambiamenti climatici, alla perdita e al deterioramento degli habitat

Un insieme di cause interconnesse
Come stanno gli insetti? A giudicare dagli ultimi dati non se la stanno passando troppo bene, tanto che si parla di moria globale provocato da una serie di fattori interconnessi.
Già da alcuni anni si parla di declino degli insetti. Nel 2017 la ricerca internazionale More than 75 percent decline over 27 years in total flying insect biomass in protected areas aveva messo in guardia dall’intensificazione di un fenomeno che, nell’arco di qualche tempo, avrebbe potuto provocare effetti negativi per la sicurezza alimentare e mettere a repentaglio i servizi ecosistemici.
L’agricoltura intensiva non è l’unica colpevole
Quali sono le cause della progressiva scomparsa degli insetti in tutto il mondo?
Tra i principali imputati troviamo l’agricoltura intensiva, ma non è l’unica colpevole, come evidenzia una nuova ricerca della Binghamton University di New York (Metasynthesis reveals interconnections among apparent drivers of insect biodiversity loss, pubblicata dalla rivista “BioScience”).
Il declino degli insetti incide sul funzionamento degli ecosistemi perché hanno un ruolo centrale in vari processi: ad esempio, sono fondamentali per l’impollinazione, il ciclo dei nutrienti, la fornitura di cibo per uccelli, mammiferi e anfibi.
Si stima che l’80% delle piante selvatiche dipenda dagli insetti per l’impollinazione e che il 60% degli uccelli si nutra di insetti. Pertanto, preservarli dovrebbe essere una priorità assoluta per la conservazione.
Declino degli insetti, una tendenza globale
Invece i dati testimoniano l’esatto contrario. Se prendiamo ad esempio le farfalle europee, vediamo che sono diminuite del 50% tra il 1990 e il 2011. I dati relativi ad api e falene confermano una tendenza analoga.
I cambiamenti climatici, la perdita e il deterioramento degli habitat sono in parte corresponsabili del declino degli insetti.
In realtà non è possibile dare una risposta soddisfacente per capire quale fattore abbia inciso maggiormente sul declino degli insetti, anche perché non esistono dati storici in proposito.
Rimane il fatto che si tratta di una questione rilevante per la conservazione degli ecosistemi.
Il metodo di ricerca
Il team della Binghamton University analizzato più di 175 revisioni scientifiche, che includevano oltre 500 ipotesi su diversi fattori di declino degli insetti. Con queste informazioni hanno creato una rete interconnessa di 3mila possibili collegamenti, che vanno dall’apicoltura all’espansione urbana.
In pratica hanno esaminato quelli che sembrano percorsi “casuali”: ad esempio, l’agricoltura causa inquinamento che causa il declino degli insetti.
Dopo aver costruito una gigantesca rete di ipotesi, hanno studiato quali idee comparissero più spesso come cause di stress.
Il fattore citato più spesso è l’agricoltura intensiva, legata anche al cambio di uso del suolo e all’impiego di insetticidi.
Sistemi interconnessi
È complesso determinare i fattori realmente trainanti, perché i sistemi sono tra loro interconnessi e si influenzano a vicenda, creando una sinergia ampia e molto forte.
Ad esempio, stabiliamo che una causa scatenante del declino degli insetti sia il cambiamento climatico, ma questo porta con sé precipitazioni estreme, siccità, incendi e aumento delle temperature che a loro volta incidono su altri fattori.
Gli studiosi hanno rilevato anche le molte lacune nella letteratura: nessun articolo menzionava i disastri naturali, le azioni umane, le guerre. Questo significa che si constatano le generali minacce alla biodiversità o i grandi fattori di stress, ma si trascurano cause-effetti molto più specifici.
Alcuni pregiudizi
Inoltre, i ricercatori hanno identificato i pregiudizi nella letteratura recente, come la grande attenzione ad alcuni tipi di insetti, come api e farfalle (molto importanti per l’agricoltura), nonostante costituiscano solo una parte della biodiversità degli insetti.
«Uno dei punti che vorremmo sottolineare è che le azioni di conservazione troppo sbilanciate verso determinati insetti o determinati fattori di stress saranno probabilmente negative per molti altri insetti.
Se ci concentriamo troppo sulle api e sulle farfalle e sulla loro conservazione, perderemo molte altre specie, se non la maggior parte di esse», ha affermato Christopher Halsch, ricercatore della Binghamton University e autore principale dell’articolo.