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Cambiamento climatico e distribuzione spaziale delle colture alimentari

Come cambierà la distribuzione spaziale delle colture alimentari per effetto del cambiamento climatico? Potrebbero diminuire le rese delle colture di base, soprattutto alle basse latitudini, mentre l’agricoltura nelle regioni temperate potrebbe beneficiare di condizioni medie più calde

Cambiamento climatico e distribuzione spaziale delle colture alimentari
Image by David Luu from Pixabay

Qual è la capacità di adattamento delle colture alimentari?

Il cambiamento climatico potrebbe modificare la distribuzione spaziale delle colture alimentari, poiché altera la compatibilità climatica dei terreni coltivabili.

Inoltre, è facilmente prevedibile che un incremento del cambiamento climatico metta ulteriormente alla prova la capacità di adattamento di tutte le produzioni alimentari, soprattutto nella regione equatoriale.

A questa conclusione è giunto un gruppo di ricerca internazionale nello studio Climate change threatens crop diversity at low latitudes, pubblicato in “Nature Food”.

Come cambierà la distribuzione spaziale delle colture alimentari?

Il fatto che il cambiamento climatico minaccia la sicurezza alimentare globale è ormai un dato dimostrato.

Il suo impatto sulla produttività delle principali colture alimentari e sulle aree geografiche di coltivazione si è già manifestato con evidenza.

Secondo le proiezioni per il futuro, l’aumento delle temperature e il cambiamento dei modelli di precipitazione diminuiranno le rese delle colture di base, soprattutto alle basse latitudini (ovvero quelle che si trovano più vicine all’equatore), mentre l’agricoltura nelle regioni temperate potrebbe beneficiare di condizioni medie più calde.

Uno studio su scala più ampia

Finora lo studio della diversa distribuzione spaziale delle colture alimentari è molto limitato, dato che si è concentrato sull’impatto climatico su quattro colture globali di base – riso, mais, grano e soia – con analisi principalmente su scala regionale. Pertanto manca una comparazione su scala globale e quantitativa.

Climate change threatens crop diversity at low latitudes proietta gli spostamenti geografici nelle nicchie climatiche di 30 principali colture alimentari rispetto a un riscaldamento globale compreso tra 1,5° e 4° C e valuta il loro impatto sulla produzione agricola attuale e sulla potenziale diversa distribuzione spaziale delle colture alimentari a livello globale.  

Gli effetti del cambiamento climatico

Gli studiosi hanno scoperto che nelle regioni alle latitudini più basse l’azione del cambiamento climatico potrebbe incidere in modo significativo.

Una percentuale variabile tra il 10% e il 31% della produzione alimentare attuale si sposterebbe dalla consueta nicchia climatica con un rialzo di 2° C della temperatura globale.

Se il riscaldamento globale fosse di 3° C, la variazione della distribuzione spaziale delle colture alimentari riguarderebbe dal 20% al 48% della produzione.

La potenziale diversità delle colture aumenterebbe alle medie e alte latitudini, e questo farebbe pensare a possibili forme di adattamento al cambiamento climatico.

Migliore gestione dell’agricoltura e cambio della dieta

A prescindere dai risultati, la ricerca evidenzia la necessità di contenere gli impatti negativi del cambiamento climatico sulle produzioni e sulla futura potenziale diversità di distribuzione spaziale delle colture alimentari.

Sarebbe opportuno esaminare i risultati della ricerca nel contesto più ampio dell’adattamento ai cambiamenti climatici.

Tra le proposte avanzate dai ricercatori, potenziare la ricerca sulla selezione di varietà resilienti ai cambiamenti climatici e ottimizzare le pratiche di gestione (date di semina, irrigazione e fertilizzazione).

Sottolineano anche l’importanza della mitigazione derivante da una gestione più sostenibile dei terreni coltivati. Non manca, infine, un riferimento alla necessità di un cambiamento della dieta, un fatto che ci riguarda tutti.

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About Author / Isabella Ceccarini

Lavora da più di trent’anni nel campo editoriale e giornalistico. Di formazione umanistica, è curiosa delle novità e affascinata dalla contaminazione tra saperi diversi. Non ama i confini mentali e geografici, è un’europeista sostenitrice dell’Italia, convinta che le sue grandi qualità – bellezza, arte, cultura, creatività – che il mondo ci invidia dovrebbero essere più apprezzate per primi dagli italiani. Promuove e sviluppa iniziative di comunicazione della scienza, di formazione giornalistica professionale e di sensibilizzazione sui temi della sostenibilità, ricerca, innovazione e formazione, nuove tecnologie, economia circolare. Organizza e modera tavole rotonde per mettere a confronto opinioni diverse.